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 2015  giugno 16 Martedì calendario

PERISCOPIO

Il braccio del capotreno aggredito dai latinos sorpresi in treno senza biglietto è stato sistemato. Per le palle dei milanesi, invece, niente da fare. Gianni Macheda.

Il Papa incoraggia gli scout: uno di voi, un giorno, sarà premier. Jena. La Stampa.

Roberto Maroni è l’attuale governatore della Lombardia. Un’idea di Formigoni per farsi rimpiangere. Edelman. Il Fatto.

Dov’è finita la rivoluzione dei sindaci, che negli anni Novanta cambiarono il volto della politica italiana? Oggi (travolti dal malaffare, accerchiati dai faccendieri, fischiati in piazza, commissariati dal governo) sono impotenti e impopolari. Antonio Polito. Corsera.

Alcuni immigrati (la cui cultura non dà palesemente alcuna valore alla vita, né alla propria, né, tantomeno, a quella degli altri) si trasformano volentieri in criminali che mettono a repentaglio la sicurezza degli italiani per procacciarsi quei soldi che dovrebbero guadagnare se si fossero integrati e avessero un lavoro. Piero Ostellino. Il Giornale.

Se c’è una lezione da trarre da Mafia Capitale è proprio questa: in Italia, non solo gli arresti non costituiscono un handicap, ma fanno curriculum. Marco Travaglio. Il Fatto.

Per spiegare ai greci che non possiamo pagare le baby pensioni a loro, dopo aver fatto tanta fatica per toglierle agli italiani, non serve una riunione a Bruxelles. Matteo Renzi. Corsera.

«Di questo passo dove andremo a finire?». «Guarda che ci siamo finiti da un pezzo». Vignetta di Giuliano. Il Fatto.

Rosy Bindi ha deciso di imporci il suo capriccioso azionismo cattolico senese, già incubato e accudito da Giulio Andreotti, ora prediletto dal club dei miliardari di Libertà e Giustizia: da presidente dell’Antimafia, prima delle elezioni per fare il giusto fragore, ha reso nota una lista di brutture giudiziarie (talune brutture degli indagati, tal’altre brutture degli indagatori). Giuliano Ferrara. Il Foglio.

A Roma, ogni storia è una lunghissima storia, anzi eterna: ai brutti ceffi e alle sanguisughe raccontate nei versi di Marziale e Giovenale danno il cambio certi personaggi portati al cinema da Sordi; accanto ai truci papponi immortalati da Petronio nel primo secolo dopo Cristo, non sfigurano, venti secoli dopo, Salvatore Buzzi o Francone Fiorito detto Batman. «A Fra’, che te serve?» è forse intraducibile in latino, ma pare che Cicerone, uscendo di casa la mattina, fosse salutato con la stessa servile disponibilità. A volte, era perfino costretto a cambiare strada. D’altra parte, si sa, la mucca deve prima mangiare e poi va munta. Basta cercare le mucche giuste. Paolo di Paolo. Il Fatto.

Una indiscrezione politica. Secondo voci non confermate, Giorgio La Malfa si è fatto mettere il telefono sotto controllo, perché, dice che è l’unica maniera, quando parla, di farsi ascoltare almeno da una persona. Amurri & Verde, News. Mondadori, 1984.

C’è da ringraziare per quello che rimane in piedi e resiste: adesso torno a Roma e mi capiterà di passare da qualche ufficio pubblico. Di quelli dove entri e c’è poca gente e chiedi: prepensionamenti? E loro: no, sono tutti in galera. Enrico Vaime, autore satirico (Antonio Di Pollina). la Repubblica.

Ci sono più giardinieri che poliziotti per le strade di Teheran e, a meno che Dio non ci metta lo zampino, qui, in Iran, la transizione è in atto. Nei bookshop, lo dico a beneficio degli esagitati vogliosi di scontro di civiltà, si vendono anche i libri di Oriana Fallaci (che pure si tolse il velo intervistando Khomeini). Pietrangelo Buttafuoco, scrittore. Il Fatto.

Stadio Olimpico, Roma. «Aè, aoo, aé aoo...».» V’avemo ’imbriacati». «Devi morire, devi morire». Carmina burina. Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori, 1987.

Faccio una proposta che riguarda il derby di Roma. Un cocktail classico che ogni volta presenta ingredienti nuovi. I soliti accoltellati, d’obbligo come il gin nel Martini. L’oliva della città blindata. Duemila agenti che sarebbero contenti di occuparsi d’altro. Di nuovo, la gita-premio dei fascisti polacchi, le magliette ad hoc di Totti e Florenzi che non fanno più ridere nessuno, un sospetto medio teso di De Rossi, sospetto perché fosse stato certo l’avrebbero sanzionato. O no? La mia proposta, da ora, è che il derby di Roma si giochi a Oslo. Poi si vedrà, senza escludere nessuno. Non neghiamo un po’ di colore e calore locale al resto d’Europa. Facciamo un po’ di sana pubblicità alla nostra capitale, che vuole le Olimpiadi. Gianni Mura. la Repubblica.

Gulu, Uganda. Dell’Africa equatoriale sbalordisce quanto la notte cali rapidissima: come un brigante che piombi alle spalle, e ti sia addosso. Ma quando la notte è del tutto nera, e stelle grandi il doppio delle nostre si accendono come fari nel cielo, i night commuters cominciano a pregare in lingua acholi. Non distinguo le parole, ma la cadenza sì: è il Rosario. La catena della preghiera è retta dal filo di una tensione radicale; è la domanda fissa negli occhi nerissimi delle madri, i bambini al seno. Salvaci, Padre, salva i nostri figli, ripetono quegli occhi scuri, mentre i bambini più grandi si rincorrono e strillano. Erano uguali le notti, nelle rocche assediate del Medioevo? Non avevo mai sentito pregare come da queste madri, inermi nella notte africana. Marina Corradi. Avvenire.

Dei tedeschi, fu ospite gradita del Mausoleo di Quota 33 di Alamein, e per tre volte, la signora Rommel: i grandi nomi dell’Africa Korps si leggono nel libro delle firme, spesso con lusinghiere espressioni. Venne anche il maresciallo Tito, accompagnato da Nasser. Un giorno passò un tir libico, carico di pecore destinate all’Egitto: i due autisti scesero e firmarono, con scrittura italiana: Mohammed Abdallah di Derna e Soliman bu’Milad di Misurata: «Onore e merito ai nostri morti». Paolo Caccia Dominioni, Alamein. Longanesi, 1966.

Mi piace ogni tanto venire a trascorrere qualche giorno a Perugia: d’inverno, perché mi piace il suo vento; di primavera perché il suo verde è misterioso; d’estate, per la sua aria ferma e chiara; d’autunno, per l’odore di pane caldo che hanno le sue pietre e i suoi mattoni. Perugia è la sola città di cui mi sono veramente innamorato. Curzio Malaparte, Battibecchi. Shakespeare & Company, 1955.

Sorprendente e paradossale: più il prezzo delle comunicazioni diminuisce e più l’incomunicabilità si afferma. Philippe Bouvard, Journal drôle et impertinent, diario comico e impertinente J’ai lu, 1997.

I più impeccabili inchini li ha visti fare dagli uomini con la schiena diritta. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 16/6/2015