Francesco Dal Mas, Avvenire 16/6/2015, 16 giugno 2015
BRUGNARO, IL SINDACO CHE NON È DI DESTRA
Non è di sinistra, anche se ammette di aver votato per Cacciari sindaco e che gli torna simpatico Renzi. Ma non è nemmeno di destra. Luigi Brugnaro è anzitutto figlio di Ferruccio, il mitico operaio della Montefibre che, negli anni dell’antagonismo a Marghera, durante gli scioperi distribuiva le sue poesie stampate col ciclostile del sindacato. Nato nel 1961, 5 figli, ricorda che da piccolo, a 4 anni, scavava buche. E già ’comandava’ gli amichetti. Una grande passione per il lavoro, dunque. E per la leadership, ma sotto il segno della partecipazione. « Ghea podemo far », è stato il suo slogan. Prima di tutto in «Umana», la sua creatura, più di 300 milioni di fatturato, società di lavoro interinale ancora nel 1997, quando di flessibilità si cominciava solo a parlare. Gli bastano 12 anni da imprenditore per scalare il difficile vertice di Confindustria Venezia, che gestisce con esuberanza. Ma saggia. La stessa con cui investe, dall’area dei Pili, alla scuola del vetro, al project financing della Misericordia, un restauro quasi finito. I conflitti d’interesse? Nessun problema a stoppare i progetti. L’Umana Reyer, versione basket, è approdata sino alle semifinali scudetto. E lui si è dispiaciuto come un bambino. Ma «sempre avanti». I grest parrocchiali chiedono una mano? Lui c’è. La pastorale del lavoro lo vuole, da imprenditore, come co-pratogonista della formazione ad una nuova etica? Brugnaro si mette in gioco. «Ho avuto tanto e adesso sento il bisogno di dare», confessa. Dal padre e dalla madre (maestra) ha imparato una fede radicale. Se c’è qualcosa di cui si pente, è di non pregare abbastanza Dio. Ha deciso di entrare in partita per Ca’ Farsetti per contrastare la cultura, anzi la politica del no. «Qui a Venezia – ha detto – non c’è stato uno scontro fra centrosinistra e centrodestra, ma un confronto tra un partito del lavoro, di chi vuole creare un piano strategico per il Comune, e un partito del no». Lui, per esempio, dice sì alle grandi navi, nel rispetto di ambiente e sicurezza. Nessuna polemica con Casson e il Pd. Adesso - ha aggiunto ieri - bisogna tirare una linea e guardare avanti. Perché - tranquillizza - «non abbiamo vinto niente, ma solo assunto una responsabilità enorme». È il primo a non credere che Venezia sia la città del malaffare, come è stata dipinta dopo il Mose. «Voglio farne una città normale: per farlo sono disposto ad allearmi con chiunque, ma faccia e responsabilità sono le mie, non dei partiti», ha concluso, aprendo sia al governatore Zaia, sia a Renzi. E Zaia, di rimando: «Sono perfettamente d’accordo». Vuoi vedere che sul Canal Grande nasce una nuova fase d’interlocuzione politica?