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 2015  giugno 16 Martedì calendario

COSÌ BERLUSCONI HA DETTO SÌ A FRIEDMAN. IL GIORNALISTA SPIEGA COME HA CONVINTO IL CAV. A RACCONTARGLI LA SUA VITA: «HO DETTO CHE NON AVEVO INTENZIONE DI SCRIVERE LA STORIA DI UN SANTO E CHE NON GLI AVREI FATTO SCONTI. HO AGGIUNTO PERÒ CHE VOLEVO SCRIVERE LA STORIA DI UNA VITA STRAORDINARIA, CONTROVERSA, MA ANCHE ICONICA E AFFASCINANTE, E CHE ERO DISPOSTO A DEDICARE FINO A 18 MESI A QUESTA ESPERIENZA GIORNALISTICA». UNA STORIA CHE PARTIRÀ IN UN LIBRO E FINIRÀ IN UN DOCUMENTARIO CON TANTO DI FACCIA A FACCIA IN VIDEO SIMILI A QUELLI FATTI DA DAVID FROST A RICHARD

NIXON –
Era un giovedì mattina, verso mezzogiorno, il 12 marzo 2014, quando sono andato a trovare Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli. Era uscito da poco il mio libro Ammazziamo il Gattopardo e per la verità ero ancora in mezzo alla polemica sul caso Monti. L’ultima volta che avevo visto Berlusconi era a fine gennaio, quando fece un video-intervista per la serie televisiva con lo stesso titolo trasmessa su La7.
Sono andato a palazzo Grazioli quel giorno con un’idea precisa, un progetto ambizioso. Volevo vedere se Berlusconi fosse disposto a collaborare con me sulla storia della sua vita, su un progetto multimediale che sarebbe partito da un libro e finito con un documentario e poi una serie di faccia a faccia in video simili a quelli fatti da David Frost a Richard Nixon negli anni Settanta. Non avevo tantissime speranze di un sì, visto anche che in passato, nei miei reportage per il Financial Times o per l’ International New York Times, non ero sempre stato tenero con lui.
Ma lì, nel salotto del piano nobile di Palazzo Grazioli, seduto davanti a Berlusconi, ho spiegato in modo semplice e diretto il mio progetto. Ho detto che si sarebbe potuto realizzare soltanto con un accesso senza restrizioni e senza condizioni. Ho detto a Berlusconi che non avevo intenzione di scrivere la storia di un santo, nessuna agiografia, e che non gli avrei fatto sconti. Ho aggiunto però che volevo scrivere la storia di una vita straordinaria, una vita controversa, ma anche una vita iconica e affascinante, e che ero disposto a dedicare fino a 18 mesi della mia vita a questa esperienza giornalistica, e vivere e rivivere con lui alcuni momenti clou della sua vita, ad Arcore o a Roma.
Quando ho finito di parlare, noto che Berlusconi mi fissa con uno sguardo forse duro, forse semplicemente interlocutorio, come se stesse studiando e analizzando in tempo reale il grado della mia sincerità. Ma dopo una pausa di pochi secondi vedo il Berlusconi empatico, l’uomo del sorriso da 1.000 watt. Mi spiega che almeno quindici, forse venti giornalisti gliel’avevano già chiesto e lui aveva sempre rifiutato. Ma questa volta, fa Silvio Berlusconi, «dico di sì».