www.cinquantamila.it/fiordafiore 16/6/2015, 16 giugno 2015
Italia e Francia si scontrano sui migranti • L’Italia potrebbe concedere dei lasciapassare per forzare il blocco alle frontiere • Pochi rimpatri effettivi • Diffusi i contenuti della prossima enciclica • Più morti che nati in Italia nel 2014 • Troppe liti per gli spazi ridotti in aereo • La Colt in crisi Confini La Francia tiene ancora chiusi i confini per i migranti che vogliono lasciare l’Italia a Ventimiglia
Italia e Francia si scontrano sui migranti • L’Italia potrebbe concedere dei lasciapassare per forzare il blocco alle frontiere • Pochi rimpatri effettivi • Diffusi i contenuti della prossima enciclica • Più morti che nati in Italia nel 2014 • Troppe liti per gli spazi ridotti in aereo • La Colt in crisi Confini La Francia tiene ancora chiusi i confini per i migranti che vogliono lasciare l’Italia a Ventimiglia. Il ministro dell’Interno, Cazeneuve: «Non devono passare, spetta all’Italia farsene carico. A Ventimiglia non c’è un blocco delle frontiere, ma semplicemente il rispetto delle regole di Schengen e Dublino». Renzi critica i «toni muscolari» e accenna di nuovo al «piano B» per affrontare il problema dei migranti nel caso l’Ue continuasse a non far nulla. Come la Francia, anche l’Austria rimanda indietro i migranti, mentre la Germania, a carte più scoperte, ha approfittato del G7 di due domeniche fa in Baviera per sospendere temporaneamente Schengen e chiudere la frontiera. A Bruxelles, proprio sulle frontiere, è annunciato un vertice a porte chiuse tra Roma, Parigi e Berlino. Lasciapassare Il «piano B» italiano potrebbe consistere nel rilascio ai richiedenti asilo dei lasciapassare validi tre mesi che consentono di circolare liberamente entro i confini della Ue. Oppure, tra le ipotesi c’era quella di chiedere all’Ue l’applicazione della direttiva 55 del 2001 che consente la protezione umanitaria, ma la condizione necessaria per avviare la procedura è un «afflusso massiccio di sfollati» e al momento il governo è consapevole che non ci sono le condizioni per sollecitare un provvedimento di portata straordinaria. Più incisiva e immediata la posizione sulla presenza delle navi straniere nel Mediterraneo. La diplomazia ha già comunicato che nessuno potrà soccorrere i migranti in acque internazionali e poi trasferirli in Italia. Anche perché i natanti sono considerati territorio del Paese di bandiera e dunque possono essere considerati luogo di primo ingresso per chi richiede asilo. Rimpatri Gli Stati dell’Unione europea attuano solo il 40% delle decisioni di rimpatrio prese contro i clandestini. Nel 2014 l’Italia ha effettivamente rispedito a casa il 20,9% di clandestini: 5.310 su 25.300; la Francia il 22,4%: 19.525 su un 86.955. Gli inglesi sono al 71%, i tedeschi al 63,9. Peggio di Italia e Francia fanno Portogallo (21,33% di espulsi davvero) e Belgio (15,8). In Estonia, Lettonia, e Lituania chi è illegale viene effettivamente cacciato nell’85% dei casi (Zatterin, Sta). Papa Nell’enciclica «Laudato si’», che sarà pubblicata giovedì, papa Francesco chiede «a tutte le persone di buona volontà» una «conversione ecologica» e una «nuova solidarietà universale». Una bozza, nell’irritazione del Vaticano, è stata pubblicata sul sito dell’Espresso. In 192 pagine e 246 paragrafi, il Papa parla di ecologia come studio della oîkos, in greco la «casa» di tutti. Della responsabilità per il «bene comune» contro il rischio concreto di autoannientamento. Istat Fa sapere l’Istat che nel 2014 in Italia la differenza fra nati e morti (cioè il saldo demografico naturale) si è fermato a -100mila: la differenza più alta dal 1918 (meno 636mila). I numeri:502.596 neonati l’anno scorso, meno 11.712, ossia meno 2,3%, sul 2013 (solo a Trento e Bolzano ci sono state più nascite che funerali). Calano anche le nascite nelle famiglie degli immigrati. Nel primo decennio del millennio riempivano le sale parto: 30mila nel 2000, 80mila nel 2012. Ma ormai c’è un’inversione di tendenza: nel 2014 ci sono stati 2.638 nati in meno (Smargiassi, Rep). Posti Sugli aerei c’è sempre meno posto per i passeggeri. A inizio millennio i sedili dei grandi jet erano tarati sulle dimensioni medie dei bacini dei piloti della Air Force e arrivavano a 19 pollici di larghezza. Oggi sono scesi a 17, ovvero circa quattro centimetri in meno. Si vuole portarli a 16,5. Stesso discorso sulla distanza dal sedile davanti: una volta c’erano 33 pollici (84 centimetri). Oggi una compagnia Usa, la Spirit Airlines, è arrivata a 28 pollici (71 centimetri). Per questo motivo la Federal Aviation Administration ha registrato un allarmante aumento dei litigi a bordo legati a questioni di spazio (+62% a marzo negli Usa secondo le autorità locali). Qualche passeggero si porta in volo “Knee defender”, un lucchetto da bloccare sul tavolinetto del sedile che impedisce al viaggiatore che ci sta di fronte di reclinare lo schienale. Si litiga anche per questo aggeggio: pochi mesi fa il volo United 1462 tra Newark e Denver è stato costretto a un atterraggio d’emergenza per sbarcare due passeggeri che si stavano picchiando a causa del paraginocchio. Alcune compagnie stanno studiando sedili che risparmiano peso e spazio, senza danneggiare gomiti e ginocchia dei viaggiatori: la Air Lair ha messo a punto un sistema di sedili a castello sovrapposti, chiusi in piccole “capsule” autonome, che potrebbe aumentare del 33% la capienza di un aereo; la Jacob Innovation ha progettato un complesso disegno a scacchiera con sedili sfasati di 18 cm. in altezza e incrociati tra loro come le parole di un cruciverba. La Paperclip innovation ha lanciato il bracciolo a due piani. Airbus sogna di realizzare una fusoliera trasparente, per dare l’impressione ai passeggeri di non stare stretti. La British Aerospace ha messo a punto un sistema di illuminazione cangiante per le cabine in grado di calmare i passeggeri più compressi e di indurre al sonno. Stessa idea della Boeing che punta ad “allargare” lo spazio percepito con led blu sulle superfici curve e bianco su quelle verticali eccetera (Livini, Rep). Colt Colt Defense, l’azienda statunitense che da 179 anni produce l’arma icona di centinaia di film western, ha dichiarato bancarotta. Fallito il tentativo di ottenere una ristrutturazione del debito da 355 milioni di dollari da parte dei creditori, il gruppo con sede in Connecticut da domenica notte è in amministrazione controllata. Le vendite di fucili e pistole, nel corso del 2014, sono crollate del 30% ma sui bilanci pesa soprattutto il taglio degli ordini da parte del governo. Colt Defense, infatti, è anche la casa produttrice dei fucili d’assalto M4 e M16: il contratto è scaduto nel 2013 (Bottero, Sta).