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 2015  giugno 14 Domenica calendario

STONER: «EZPELETA CHIAMA SOLO PER I SOLDI»

Rilassato, disponibile, pungente. Quanto è distante questo Casey Stoner dallo squalo che aggrediva la vita e la pista, con l’unico obiettivo di sbranarle entrambe. Oggi è soprattutto il papà affettuosissimo della piccola Aly che divora cartoni animati dall’Ipad: i bimbi sono uguali a tutte le latitudini… Sta per tornare a correre, nella 8 Ore di Suzuka, a inizio agosto, ma oggi le corse sembrano solo un passatempo nella sua vita da pensionato di lusso. «Sono sempre più convinto della scelta che ho fatto. Soprattutto l’anno scorso è stato fantastico: mi alzavo quando volevo, non dovevo allenarmi, nessuno che mi diceva cosa dovevo fare».
Cos’ha fatto di bello in questi 3 anni?
«Sono stato un paio di volte alle isole Cook, quest’anno in Argentina, in Patagonia, sempre a pescare. Brevemente a Lankawi prima dei test in Malesia. Mi piace questa vita».
Ha battuto il suo record di pesca?
«È stato strano. Andiamo in un posto segreto, nel Queensland e lì, per tre notti di fila, l’ho battuto con i barramundi. È un pesce difficile, massimo di un metro: ne prendevo sempre più grandi. L’ultimo un metro e 35».
Ha ancora la casa in Svizzera?
«Sì, ma sto vendendo. Ho riportato la residenza in Australia. Le tasse? Le pago lì».
Com’è oggi il suo ritmo di vita?
«Vivo sulla Gold Coast, ma programmiamo tanti viaggi. E passo tanto tempo in garage, con le moto da cross, i kart con cui giro».
Abbiamo visto tante foto con Aly in moto: ne vuole fare una pilota?
«Io vorrei che facesse qualche altra cosa, ma lei chiede la moto».
Vorrebbe un maschietto per metterlo in sella?
«Con Adriana abbiamo programmato un altro bimbo, ma maschio o femmina non cambia».
Come mai la scelta di correre la 8 Ore, che sembra lontana dalla sua filosofia di corse estrema?
«Era così quando correvo. Ora, anche quando faccio i test, non vado al limite. Preferisco essere più rilassato e costante. In Giappone sarà un’esperienza interessante».
Carmelo Ezpeleta dice che non gli piace ciò che ha detto sul campionato, ma un pilota del suo talento sarà sempre il benvenuto…
«Certo: gli faccio fare dei soldi, sarebbe contento se tornassi…».
Impossibile una wild card?
«La mia possibilità sarebbe stata Austin. Potevo farla e ho dato la mia disponibilità. Mi piace il Texas, c’erano le condizioni».
Quale è stata la reazione al no di Honda: deluso, arrabbiato, arrabbiatissimo?
«Dispiaciuto. Non sarei stato vicino ai primi, ma avrei potuto aiutare Marc».
Era pronto magari a dargli la posizione?
«Certo. Questo non è il mio lavoro, ma il suo. Tornare per una sola gara significa non correre “contro” il tuo compagno, ma “per” lui».
Ha approvato la motivazione data da Honda, cioè che volevano evitarle una brutta figura?
«Onestamente no. Non posso dire quale sarebbe stato il mio livello, ma mi sarei presentato al massimo della mia forma: ho risolto i problemi di schiena e sto meglio di quando correvo».
Il contatto con la Lamborghini ha fatto subito pensare ad un collegamento con la Ducati…
«No, no, non c’è nessuna connessione. La Lamborghini è sempre stato il mio sogno di ragazzino. Ne comprerò una? Mah, sono macchine stupende, per forme e prestazioni. Speciali».
Prima del GP guiderà la replica da strada della Rcv: ne comprerà una?
«Non saprei dove usarla. Però sarebbe interessante: se incontri qualcuno con la R1 puoi passarlo come fosse fermo…».
I rapporti con Marc non sembrano idilliaci. Se l’è presa: lei ha detto di tifare Lorenzo…
«La colpa è dei giornalisti (ti pareva… n.d.r. ). Il mio ragionamento è che con Jorge e Dani ho una relazione che si è evoluta negli anni. Ci rispettiamo. Sono anche contento di vedere Valentino davanti perché è importante per il campionato ed è impressionante dopo tanti anni».
E Marc?
«Di Marc, da spettatore, sono stato un grande fan quando è arrivato in MotoGP. L’anno scorso ha fatto qualcosa di impressionante».
Ha detto che conosce il problema della Rcv ma non dice qual è: perché è complicato risolverlo?
«Non ho provato la moto completa ma solo parti. Credo siano andati nella direzione sbagliata».
Si dice che il talento di Marquez ha nascosto i problemi Honda, come lei faceva con la Ducati.
«Il mio sistema di lavoro era fare pochi giri e cercare il miglior assetto possibile. Il nostro problema era che non avevamo il budget per cambiare la moto. Io non mascheravo i problemi Ducati e non credo che Marc lo abbia fatto con la Honda»