Michele Bocci, la Repubblica 15/6/2015, 15 giugno 2015
FARMACIE ONLINE PRONTE AD APRIRE CREME E PASTIGLIE A CASA CON UN CLIC
Non più solo biglietti aerei, vestiti, cellulari e libri. Dal computer si potranno acquistare legalmente anche antidolorifici e antipiretici. Quello che fino ad oggi era vietato, dal primo di luglio sarà permesso, almeno in parte. L’Europa apre alle farmacie online e l’Italia si adegua. Tra due settimane potranno essere pronti i primi shop, dove acquistare solo medicinali per i quali non è necessaria la ricetta del medico. Teoricamente perché l’Italia sembra essere un po’ in ritardo: i rivenditori devono ancora essere autorizzati, mancano infatti alcuni atti del ministero della Salute e poi il via libera delle Regioni ai singoli privati. Non è ancora chiaro quindi quante delle 18mila farmacie e delle oltre 5mila parafarmacie italiane faranno domanda, ma la rivoluzione ormai è avviata e presto con un click ci si faranno spedire a casa pomate, pasticche e sciroppi.
La novità è introdotta da una direttiva europea contro la contraffazione. Internet è un grande spaccio illegale di medicinali, molto spesso fasulli e quindi pericolosi. I controlli non sono facili, visto che si stimano qualcosa come 40mila siti non autorizzati con server in mezzo mondo che vendono soprattutto Viagra, Epo, anabolizzanti e anoressizzanti. Tutti farmaci che avrebbero bisogno della ricetta di un medico, e la cui vendita in Italia resterà quindi vietata. La direttiva lasciava libertà ai Paesi di aprire al commercio online solo dei medicinali senza prescrizione oppure anche di quelli che la richiedono. Il nostro Paese ha optato per il regime più restrittivo.
I siti legali saranno tutti inseriti in una lista pubblica e dovranno avere un bollino di riconoscimento del ministero, per individuare chi segue le regole. Con la novità si spera anche di ridurre l’acquisto attraverso canali clandestini. In Rete potranno vendere solo le farmacie e le parafarmacie che hanno già punti vendita “fisici”. I medicinali dispensati sono gli “otc” o i “sop”. Si tratta sempre di prodotti per i quali non è necessaria la ricetta, la differenza è che sui primi le industrie possono fare la pubblicità e sui secondi no. Il giro d’affari annuo di questi prodotti, che sono in tutto circa 1.700, è di quasi 2 miliardi e 300 milioni nel 2013, su un totale di spesa farmaceutica a carico dei cittadini (che comprende i medicinali con ricetta bianca e il ticket su quelli con ricetta rossa) di 7 miliardi e 800 milioni. Il principio attivo più acquistato di questo gruppo è il diclofenac, un anti-infiammatorio che viene declinato in decine di versioni e nomi commerciali. Seguono gli antipiretici e antidolorifici, cioè i super diffusi ibuprofene e paracetamolo.
Non è chiaro se la possibilità di comprare online farà crescere i consumi. Praticamente tutti i soggetti che si erano schierati contro la vendita dei farmaci di fascia C (con ricetta ma a carico dei malati) nelle parafarmacie, sottolineando proprio la pericolosità di aumentare gli acquisti, non sembrano essere invece molto impressionati dal cambiamento,che comunque è destinato ad aumentare di molto l’offerta. Farmindustria, Federfarma, Aifa puntano soprattutto sul fatto che la novità potrebbe mettere un freno alle vendite online illegali. Riguardo al consumo osservano, come fa ad esempio il presidente dell’associazione degli industriali del farmaco Massimo Scaccabarozzi: «Sarà una possibile alternativa al recarsi in farmacia, ma non credo porterà a un aumento dell’uso dei medicinali ». In effetti i farmaci si comprano generalmente quando si hanno problemi di salute e quindi per ottenerli velocemente è più probabile che i cittadini continuino a scegliere la farmacia sotto casa senza attendere i tempi di consegna di un ordine online. Ma bisogna vedere a quali sconti potrebbe portare la vendita su Internet, visto che il risparmio può attrarre molti cittadini. «Le farmacie – dice Annarosa Racca di Federfarma – sono presenti in modo capillare, e questo potrebbe rendere l’acquisto online limitato». Qualunque sia il canale di acquisto, comunque, produttori e rivenditori rimarranno gli stessi. I soldi andranno sempre nelle stesse tasche.
Michele Bocci, la Repubblica 15/6/2015