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 2015  giugno 14 Domenica calendario

APPUNTI GAZZETTA - IL TAX DAY


http://www.cityrumors.it/shopping/casa/137924-tax-day-il-16-giugno-scadono-tasi-e-imu-gli-italiani-spenderanno-12milioni.html
Quasi 12 miliardi dalle casse delle famiglie a quelle delle amministrazioni pubbliche. Sono la Tasi e l’Imu sulle seconde case e sugli immobili di pregio, il cui acconto deve essere pagato entro martedì 16 giugno, in uno scenario di vera e propria giungla di aliquote diverse, all’interno della quale è difficile orientarsi. A fare i conti sull’ammontare complessivo delle due imposte è il Servizio politiche territoriali della Uil, secondo cui il conto tra Imu e Tasi per l’acconto di giugno sarà di quasi 12 miliardi di euro, di cui 9,7 per l’Imu e 2,3 per la Tasi (1,8 miliardi per la prima casa).
Il costo medio complessivo per la Tasi sarà di 180 euro, di cui 90 da pagare il 16 giugno, ma si sale a 230 euro medi (115 euro in acconto) nelle città capoluogo, con punte di 403. La tendenza, conclude il segretario confederale Guglielmo Loy, è di un aumento “seppur minimo” anche per l’incremento delle aliquote, che al momento sono state pubblicate solo da 1.490 comuni. Secondo i risultati della simulazione Uil, il costo maggiore in valore assoluto si registra a Torino con 403 euro medi a famiglia di cui 202 euro con l’acconto il prossimo 16 giugno; a Roma, invece, si pagheranno 391 euro medi (196 euro di acconto); a Siena 356 euro (178 euro di acconto); a Firenze 346 euro (173 euro di acconto); a Genova 345 euro (173 euro di acconto). Valori più contenuti, invece, si registrano in altri capoluoghi di provincia.
Ad Asti il costo medio della Tasi sarà di 19 euro medi, cifra che sale a 37 euro medi a Trento, a 46 euro ad Ascoli Piceno, a 57 euro a Catanzaro, a 60 euro a Cesena. Ragusa e Olbia sono le uniche Città capoluogo, nel 2014, a “Tasi zero”. Per quanto riguarda l’acconto Imu sulle seconde case il costo medio è invece di 866 euro di cui 433 euro da pagare con l’acconto di giugno, con punte di 2.028 euro a Roma (1.014 euro l’acconto); 1.828 euro a Milano (914 euro di acconto); 1.792 euro a Torino (896 di acconto); 1.748 euro a Bologna (874 euro di acconto). La mappa delle aliquote sugli immobili produttivi, messa nero su bianco da Confartigianato, indica che a livello regionale la situazione peggiore è quella dell’Umbria (10,34 per mille), seguita da Campania (10,19) e Sicilia (10,16); le aliquote più basse sono invece in Val d’Aosta (8,16), Friuli Venezia Giulia (8,97) e Sardegna (9,05). Più tartassate le province di Trieste (10,99), Lucca (10,57) e Terni (10,54); Più clementi Aosta (8,16), Ogliastra (8,19), Oristano (8,25). Il fisco, sottolinea l’organizzazione degli artigiani, colpisce capannoni, laboratori, strumenti di lavoro: sugli immobili produttivi, rileva il segretario generale Cesare Fumagalli, “si concentra un prelievo fiscale sempre più forte, aggravato dalle complicazioni derivanti dalla giungla di aliquote diverse. E’ assurdo tassare gli immobili produttivi delle imprese come se fossero seconde case o beni di lusso. Come si può essere competitivi con una zavorra tanto pesante sulle spalle? Che fine ha fatto l’annunciata riforma della tassazione immobiliare all’insegna della semplificazione e della riduzione delle aliquote?”.
Lì dove la delibera è stata già pubblicata si pagherà in base alle nuove percentuali, mentre nei centri in cui la decisione non è ancora stata presa si pagherà lo stesso importo pagato nell’estate dello scorso anno, in base all’aliquota 2014 di fatto ancora in vigore. A metà dicembre poi, quando i contribuenti saranno chiamati a versare la seconda rata, si pagherà a conguaglio in base agli aggiornamenti che i Comuni avranno obbligatoriamente comunicato al Mef entro il mese di ottobre.
La Cgia calcola quindi che, alla luce di tutto ciò, visto che nel 2014 i sindaci hanno incassato dalla Tasi circa 4,6 miliardi di euro, di cui 3,3 miliardi relativi all’abitazione principale, i contribuenti verseranno entro il 16 giugno circa la metà di quanto pagato complessivamente nel 2014, ovvero 2,3 miliardi, di cui 1,6 miliardi sulla prima casa. Gli artigiani di Mestre lamentano però il fatto che, nonostante la legge abbia dato la facoltà ai Comuni di inviare da quest’anno ai contribuenti i modelli per il pagamento della Tasi già compilati, gli enti locali attivi in questo senso siano ancora pochi.
“Nella maggior parte dei casi, – afferma il segretario Giuseppe Bertolussi – anche quest’anno i proprietari di prima casa sono stati abbandonati a loro stessi”. Quello che molti Comuni stanno probabilmente aspettando in attesa di deliberare le nuove aliquote è peraltro l’accordo tra governo e Anci sul cosiddetto “fondo perequativo” che permetterebbe alle amministrazioni locali di approntare specifiche detrazioni a favore di famiglie numerose e o fasce sociali in difficoltà. Lo scorso anno lo Stato ha accordato un “trasferimento” di 625 milioni di euro che quest’anno, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe scendere a 500 milioni. Comunque “una boccata d’ossigeno” secondo la Cgia, che dovrebbe essere inserita nel decreto enti locali, in arrivo a breve sul tavolo del consiglio dei ministri.

WIKIPEDIA
In the United States, Tax Day is a colloquial term for the day on which individual income tax returns are due to the federal government.[1] The term may also refer to the same day for states, even where the tax return due date is a different day.
Since 1955, for those living in the United States, Tax Day has typically fallen on April 15.[1] For those filing a U.S. tax return but living outside the United States and Puerto Rico, Tax Day has typically fallen on June 15, due to the two-month automatic extension granted to filers by IRS Publication 54.[2]
Due to Emancipation Day in Washington, D.C. (which is observed on the weekday closest to April 16), when April 15 falls on a Friday, tax returns are due the following Monday; when April 15 falls on a Saturday or Sunday, tax returns are due the following Tuesday.[3][4]

In 2014, Tax Day was Tuesday, April 15[5]

In 2015, Tax Day was Wednesday, April 15[6]

In 2016, Tax Day will be Monday, April 18[7]

In 2017, Tax Day will be Tuesday, April 18

Similarly, April 15 is the deadline for filing Income Tax Returns (ITR) in the Philippines.

LASTAMPA CINQUE GIORNI FA
Il conto alla rovescia è partito: entro il 16 giugno oltre venti milioni di famiglie italiane proprietarie di prima casa devono versare al Fisco la prima rata della Tasi, la tassa comunale sui servizi indivisibili, e la prima rata dell’Imu che interessa i proprietari di 70mila abitazioni di lusso ma soprattutto circa 25 milioni di proprietari di immobili diversi dalle abitazioni. In tutto nelle casse dei comuni e dello Stato entreranno circa 12 miliardi di euro: 9,7 di Imu e 2,3 di Tasi.
Per evitare pasticci basta eseguire un semplice controllo, e poi procedere al conteggio ed al pagamento con poche operazioni. Come prima cosa occorre verificare sul sito del proprio comune o su quello delle Finanze se per il 2015 sono state modificate le aliquote, se sono cambiate le detrazioni o ne sono state introdotte delle nuove. Quindi si può decidere se fare un primo versamento in base ai valori 2014 e poi conguagliare a dicembre, oppure se effettuarlo con quelli nuovi, soprattutto se più convenienti.
LE ALIQUOTE E LE DETRAZIONI DELLE CITTA’ CAPOLUOGO (FONTE: UIL)
IL MOTORE DI RICERCA DEL MINISTERO
QUANTO SI PAGA
Secondo le stime della Uil il costo medio complessivo della Tasi, calcolato sull’insieme dei comuni italiani, è pari a 180 euro, di cui 90 da pagare entro il 16. Conto che sale a 230 euro di media nelle città capoluogo dove si toccano però anche punte di 403 euro. Secondo la Cgia di Mestre l’acconto medio nei capoluoghi sarà di circa 115 euro.
LE ALIQUOTE
In un terzo dei capoluoghi l’aliquota è al 3,3 per mille, la media è invece pari al 2,65, mentre quella complessiva nazionale si attesta all’1.95 per mille. Rispetto all’anno scorso quest’anno non si verificherà il caos legato ai conteggi, perché il primo versamento va comunque fatto tenendo presenti le aliquote decise nel 2014. E quindi, se non ci sono state variazioni del proprio patrimonio immobiliare in seguito a compravendite, eredità ecc., gli importi non cambiano.
LE DELIBERE DEI COMUNI
Resta ovviamente aperta la possibilità di pagare di meno qualora il proprio comune avendo già deliberato le aliquote e le detrazione per il 2015 abbia previsto condizioni di miglior favore. Allo stato attuale solamente un migliaio circa di amministrazioni comunali, pari al 15% del totale, ha provveduto a deliberare nuove aliquote e le detrazioni Tasi per l’anno in corso. In particolare hanno già deliberato le nuove aliquote per il 2015 i seguenti comuni capoluogo: Ancona, Aosta, Arezzo, Asti, Bologna, Brescia, Cagliari, Enna, Firenze, La Spezia, Livorno, Lodi, Lucca, Mantova, Modena, Padova, Pesaro, Pordenone, Potenza, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Sassari, Siena, Sondrio, Treviso, Verona, Vibo Valentia.
COME SI CALCOLA LA TASSA SUI SERVIZI
La base imponibile è la stessa dell’Imu. Si parte dunque dalla rendita catastale, la si rivaluta del 5 per cento e si moltiplica il risultato per il coefficiente che varia in base al tipo di immobile (160 per le abitazioni). Su questo valore si applica l’aliquota comunale, con le eventuali detrazioni. Anche per il 2015, la Tasi sulla prima casa prevede un’aliquota base dell’1 per mille. Tuttavia, i Sindaci possono azzerarla o aumentarla fino a un livello massimo del 3,3 per mille. Sugli altri immobili – seconde case, uffici, negozi, botteghe, capannoni, etc. – si pagano sia l’Imu sia la Tasi, con un’aliquota complessiva che al massimo può arrivare all’11,4 per mille.
CHI PAGA ANCORA L’IMU
Le oltre 70.000 case accatastate nelle categorie di pregio (A1 dimore signorili; A8 ville e A9 castelli), insomma i cosiddetti immobili di lusso, continueranno a pagare l’Imu sulla prima casa, a cui si aggiunge la Tasi. La somma delle aliquote massime Tasi + Imu non può superare il 6 per mille. Questi immobili beneficiano della sola detrazione di 200 euro. Le prime case, come è noto, sono invece normalmente esentate dall’Imu e pagano solo la Tasi. Sulla base di specifiche delibere comunali possono essere esentati da questa imposta le case degli anziani ricoverati in case di cura e quelle date in comodato gratuito a figli o genitori con Isee non superiore a 15mila euro.
IMMOBILI IN AFFITTO
Anche in questo caso si corrisponderà sia l’Imu sia la Tasi con il limite massimo dell’11,4 per mille. L’Imu verrà pagata interamente dal proprietario, mentre la Tasi peserà anche sulle spalle dell’inquilino che dovrà versarne una quota compresa tra il 10 e il 30%, a seconda di quanto disposto nella delibera del rispettivo comune.
IMU TERRENI AGRICOLI
Entro il 16 giugno occorre pagare anche la prima rata dell’Imu sui terreni agricoli. In base alle modifiche entrate in vigore lo scorso marzo è prevista l’esenzione completa solo per i terreni che si trovano nei comuni classificati come totalmente montani sulla base dell’elenco dei comuni italiani stilato dall’Istat. Per i terreni di collina sono previste esenzioni solo a favore dei proprietari che hanno la qualifica di coltivatori diretti o imprenditori agricoli. Negli altri casi invece valgono le regole già previste in passato. Chi nel passaggio tra le vecchie e le nuove norme ha perso l’esenzione beneficia invece di una speciale detrazione pari a 200 euro.
COME SI PAGANO IMU E TASI
Il versamento dell’Imu si effettua come sempre in due rate, che scadono martedì 16 giugno e mercoledì 16 dicembre. Il versamento della prima rata, pari al 50% dell’importo dovuto, va eseguito sulla base delle aliquote e delle detrazioni valide per il 2014. Il versamento della rata a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno va eseguita a conguaglio, sulla base delle delibere comunali pubblicate sul sito www.finanze.it alla data del 28 ottobre 2015. A questo scopo il singolo comune deve effettuare l’invio delle delibere entro il 21 ottobre. In caso di mancata pubblicazione entro il 28 ottobre, la legge dispone che vengano applicate le aliquote e le detrazioni valide per il 2014. Nel caso sia già disponibile la delibera valida per il 2015 il contribuente può anche pagare entro il 16 giugno l’imposta in un’unica soluzione. Per la Tasi valgono le stesse regole e le stesse scadenze dell’Imu.
IL GIALLO DEI BOLLETTINI PRECOMPILATI
La legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 2013) allo scopo di assicurare la massima semplificazione degli adempimenti aveva disposto che i vari enti inviassero a domicilio dei contribuenti i bollettini Tasi già precompilati. In realtà poi, l’obbligo è stato trasformato in possibilità, e solo su richiesta dei singoli cittadini. Per cui la norma è rimasta nella sostanza inapplicata.
COME SI EFFETTUANO I VERSAMENTI
Con due distinti decreti sono stati approvati a suo tempo i bollettini di conto corrente postale per il pagamento dell’Imu (decreto 23 novembre 2012) e della Tasi (decreto 23 maggio 2014), entrambi comprensivi di istruzioni e modelli per i bollettini precompilati. Per effettuare i versamenti di Imu e Tasi, oltre al bollettino postale, si può però anche utilizzare il modello F24 pagando così anche per via telematica attraverso la propria banca. Quest’ultima soluzione, tra l’altro, consente anche di compensare gli importi dovuti con altri crediti d’imposta.
IL VERSAMENTO MINIMO
In linea di massima Imu e Tasi non sono dovute quando l’importo annuo non supera i 12 euro complessivi. I comuni hanno però la possibilità di fissare soglie differenti per cui è sempre bene verificare cosa è stato previsto dalle singole delibere. Per quanto concerne la Tasi, poi, va considerato che questa imposta riguarda l’immobile nel suo complesso a prescindere dal numero degli inquilini. Quindi, a prescindere dal numero degli occupanti, per verificare il rispetto della soglia minima di versamento occorre considerare l’imposta complessivamente dovuta.


Che cos’è il “Tax freedom day” e nel 2015 quando scatta in Italia

In quale momento dell’anno si smette di lavorare per il fisco e si inizia a guadagnare per se stessi? Vediamo cosa dice l’analisi della Cgia di Mestre

Per gli operai italiani scatta il Tax freedom day. Ma di cosa si tratta? Il Tax freedom day è il giorno di liberazione fiscale, ossia il primo giorno dell’anno nel quale si è guadagnato a sufficienza per pagare le imposte e si può cominciare a guadagnare per se stessi. Ogni tassa è stata pagata e non ci sono più debiti con il fisco. Si è cominciato a parlare di Tax freedom day a partire dalla fine degli Anni ’40 del Novecento negli Stati Uniti e ora se ne parla anche in Italia.

Per quest’anno la Cgia di Mestre ha fatto sapere che dal 13 maggio, con un giorno di anticipo rispetto al 2014, gli operai italiani non lavoreranno più per il fisco italiano. Questo vuol dire che, dopo 132 giorni lavorativi, il 13 maggio è per loro il giorno di liberazione fiscale.

La data del 13 maggio è stata calcolata esaminando il reddito disponibile di un operaio tipo (con moglie e figlio a carico e uno stipendio mensile netto che con il bonus degli 80 euro sale a 1.631 euro) e suddividendolo per i 365 giorni dell’anno, ottenendo così il guadagno medio quotidiano. È stato poi considerato l’ammontare delle imposte, delle tasse e dei contributi “gravanti” sul reddito e sui consumi che questo contribuente tipo versa allo Stato (pari a 9.627 euro) ed è stato suddiviso il tutto per il guadagno giornaliero. Il risultato di questa operazione (pari a 132 giorni) ha individuato nel 13 maggio la data a partire dalla quale questo operaio tipo lavorerà per sé e non più per il fisco.

La situazione, però, cambia se anziché gli operai si prendono in considerazione gli impiegati con redditi superiori ai 24.000 euro. Per loro il Tax freedom day è posticipato e scatta il 23 giugno. Questo perché tali lavoratori non beneficiano del bonus Renzi e quindi devono lavorare per il fisco italiano per 173 giorni. La Cgia di Mestre ha sottolineato il fatto che tutta questa analisi non è nient’altro che un esercizio teorico, il quale però mette in evidenza il forte peso fiscale che grava anche sui redditi da lavoro dipendente.

L’associazione degli artigiani ha poi evidenziato un altro aspetto, ovvero che sul calcolo del giorno di liberazione fiscale 2015 pesa l’incognita della tassazione locale. Nella simulazione, infatti, sono state riproposte le medesime aliquote utilizzate per il 2014, ma i Comuni potrebbero decidere di aumentare la Tasi, l’addizionale Irpef o l’Imu. C’è poi un ulteriore elemento di preoccupazione rappresentato dalle clausole di salvaguardia, in particolare quelle previste dalla Legge di Stabilità 2015.

COSI NEL 2013
http://www.vanityfair.it/news/italia/13/06/12/tax-free-day-italia
Basta tasse, da oggi ognuno lavora per sé. Sogno? Utopia? Non proprio, almeno stando ai calcoli della Cgia di Mestre, l’associazione veneta delle piccole e medie imprese, che ha individuato nella giornata di oggi, 12 giugno, il Tax Free Day 2013, ossia il giorno in cui, idealmente, si compie il sogno di ogni contribuente: non pagare più tasse.

foto Goldpress

foto Goldpress

Già perché ieri, dopo ben 162 giorni di lavoro «pro730», abbiamo finalmente assolto tutti i nostri obblighi fiscali e possiamo festeggiare la giornata nazionale della liberazione tributaria (un evento riservato esclusivamente a chi le tasse le paga, ovvio). Da oggi, insomma, l’unica alta pressione che incomberà sulle spalle degli onesti cittadini sarà quella calda degli anticloni estivi e non più la fiscale, che mai come quest’anno è stata così pesante.

«Dal 1980 al 2013 il carico è aumentato di ben 13 punti e nel 2013 ha toccato il record storico del 44,4% del Pil, un livello mai raggiunto in passato», ha dichiarato il segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi. «Quest’anno abbiamo pagato mediamente 11mila 800 euro di imposte, tasse e contributi a testa». Un calcolo statistico che comprende i bambini, ma anche tutti quei «presunti poveri» (gioiellieri in primis, ma non solo), che, stando ai dati diffusi dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’economia, nel 2011 hanno campato in media con 1500 euro al mese (e pagato imposte di conseguenza).

Pensare che se nel Pil nazionale sulla cui base è calcolato il Tax Free Day si storna la quota di economia sommersa, la pressione fiscale «reale» schizza al 53,8% e il giorno di liberazione per i contribuenti onesti è posticipata al 16 luglio. Ricordatevelo la prossima volta che il barista, l’estetista o il parrucchiere vi chiederà di farvi pagare meno (sulla carta). Gli evasori a quest’ora saranno già in «vacanza fiscale», gli altri dovranno aspettare tanto anche a causa loro. E non è giusto, anche perché se la strada per andare al mare, quest’estate, sarà piena di buche sarà anche colpa loro.
(11/06/2013 12:00)

COSI NEL 2014
Su ogni famiglia italiana grava un carico fiscale medio annuo di quasi 15.330 euro. Tra l’Irpef e le relative addizionali locali, le ritenute, le accise, il bollo auto, il canone Rai, la tassa sui rifiuti, i contributi a carico del lavoratore e così via, ogni nucleo famigliare versa all’Erario, alle Regioni e agli Enti locali mediamente 1.277 euro al mese: un importo calcolato dalla Cgia di Mestre che fa venire i brividi perché, praticamente, corrisponde allo stipendio medio percepito mensilmente da un impiegato. Il salario netto mensile medio di un lavoratore italiano nel 2013, secondo il rapporto sui salari dell’Isrf Lab, è infatti pari a 1.327 euro e coloro che guadagnano, pur lavorando, meno di mille euro al mese oscilla tra i sei e i sette milioni di persone.
I conti dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre stimano il gettito di imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali che le famiglie versano ogni anno allo Stato italiano. Nel 2013, grazie all’abolizione dell’Imu sulla prima casa, il prelievo medio annuo è sceso a 15.329 euro: ben 325 euro in meno rispetto a quanto versato nel 2012. Per il 2014, invece, il gettito è destinato ad aumentare ancora a causa dell’introduzione della Tasi e degli effetti legati all’aumento dell’aliquota Iva avvenuto nell’ottobre scorso.
“Pur essendo un Paese di tartassati - dichiara il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – i servizi che riceviamo dallo Stato spesso non sono all’altezza delle aspettative. Dalle infrastrutture alla sanità, dai trasporti all’istruzione, in molte regioni la qualità e la quantità di questi servizi è spesso inaccettabile. Nonostante la restituzione degli 80 euro ai redditi più bassi con un carico fiscale di questa portata sarà difficile rilanciare i consumi delle famiglie. Il livello di arrabbiatura raggiunto nei confronti di un fisco sempre più aggressivo e pretenzioso, ha fatto scendere ai minimi storici la fiducia dei consumatori italiani. Con gli effetti della crisi che non accennano a diminuire e un fisco sempre più esoso, i bilanci familiari rischiano di rimanere ancora in rosso, penalizzando anche quelli degli artigiani e dei piccoli commercianti che vivono quasi esclusivamente dei consumi del territorio in cui operano”.
La montagna di tasse e contributi che grava sulle spalle degli italiani emerge in maniera altrettanto evidente quando si analizza la serie storica del cosiddetto “Tax freedom day”. Sempre secondo i calcoli della Cgia, con una pressione fiscale che per il 2014 è destinata a toccare il record storico del 44%, quest’anno i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino alla prima decade di giugno: precisamente l’11 giugno. Ben 12 giorni in più di quanto avevano fatto nel 1995, quando, però, la pressione fiscale era inferiore di oltre 3 punti percentuali.