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 2015  giugno 13 Sabato calendario

BRAVOGRAZIE!

Da una parte ci sono i giornaloni, cioè il mondo dell’irrealtà. Prendete questo titolo del Corriere: “Caso Azzollini, Ncd contro il sì all’arresto. Il Pd frena. Orfini: voteremo a favore. Poi telefona a Quagliariello: saranno valutate le carte”. L’Ncd è contro il sì, dunque – par di capire – per il no. Il Pd è per il sì, ma poi parte una chiamata al partito dell’arrestando per dire che nulla è deciso, bisogna valutare le carte, potrebbe uscirne anche un no. Diciamo che siamo al ni. In ogni caso il Pd frena. Ma ecco un titolo arrembante di Repubblica: “Azzollini, il Senato accelera”. E chissà mai chi sarà, ad accelerare, visto che in Senato la maggioranza l’hanno il Pd (che secondo il Corriere frena, dunque pare difficile che possa contemporaneamente accelerare) e l’Ncd (che tutto può fare, fuorché affrettarsi a far arrestare il suo uomo).
Poi c’è il Foglio (lo citiamo per quelli che non lo leggono, cioè per tutti), che staziona direttamente nel surrealismo: non pago di gabellare la gang di Mafia Capitale per un collegio di educande, lancia una nuova “battaglia di civiltà”. E lo fa attraverso le sue migliori lingue di ultima generazione: Salvatore Merlo esorta i veneziani a “non votare per Felice Casson”, per impedire a un incensurato, per giunta ex pm, che parla addirittura di legalità, di diventare sindaco di Venezia, al posto del compianto Giorgio Orsoni finito in manette; Claudio Cerasa implora con un altro, straziante appello “Salvate Venezia e l’Italia dai Felice Casson. È una battaglia di civiltà. Tutti insieme Podemos fermarli!”. Abbasso le guardie, viva i ladri.
Sul Corriere, Pigi Battista assiste affranto, ma mai domo, alla deriva giustizialista di un Parlamento che “decide a prescindere” di “soddisfare la voglia di forca” e ancora una volta “dare in pasto all’opinione pubblica inferocita” un altro, l’ennesimo parlamentare espiatorio, Antonio Azzollini, quello che voleva pisciare in bocca alle suore della Misericordia e per ciò vittima di “quell’impalpabile ma maleodorante fumus persecutionis” della solita “Procura” cattiva (l’arresto l’ha disposto il Gip, ma fa lo stesso). Il fatto che negli ultimi trent’anni le Camere abbiano autorizzato la cattura di 4 onorevoli arrestati su una cinquantina, non lo tange. È “l’improvvisa scomparsa dei garantisti”, su cui lacrima La Stampa. Alessandro Campi, sul Messaggero, dalla Grande Razzia scoperchiata dalle indagini trae questa strepitosa lezione: “La politica comincia a sentirsi sempre più accerchiata dalla magistratura”.
Non solo: “Si affaccia insistente il timore, quando sembrava che la politica avesse finalmente riconquistato una minima autonomia d’azione, che siano nuovamente le Procure, non i cittadini, a decidere alleanze, maggioranza e singole carriere politiche”, col rischio che riparta il “disegno politico eversivo” della magistratura.
Ma niente paura: Maria Teresa Meli del Corriere ha potuto auscultare l’amato Renzi mentre “spiegava” ma anche “confidava ai fedelissimi” e si “soffermava con i suoi collaboratori” sulle seguenti parole d’ordine, tratte direttamente dal Nerone di Petrolini: “Non sottovalutare la situazione, ma nemmeno drammatizzarla oltre misura” (bravo! grazie!); “Stanno cercando di colpirci con gli scandali, ma noi resisteremo e andremo avanti con maggior decisione di prima” (grazie! bravo!); “Siamo pronti a cominciare a dare risposte e soluzioni alle richieste che ci vengono dagli italiani” (bravograzie!); “l’unica è andare avanti con maggior determinazione di prima” (graziebravograzie!).
Dall’altra parte, a debita distanza, ci sono le notizie, cioè il mondo della realtà. Due partiti pilotati e foraggiati da Mafia Capitale – Pd e Ncd – che vogliono commissariare il Giubileo per sottrarlo al sindaco Marino, l’unico che almeno personalmente non aveva contatti con la gang. L’arrestando Azzollini che resta a pie’ fermo presidente della commissione Bilancio, così come il condannato Galan presidente della commissione Cultura dagli arresti domiciliari, e l’indagato Castiglione sottosegretario all’Agricoltura per tenere compagnia ad altri 4 colleghi inquisiti. Intanto, a Napoli, il governatore condannato e ineleggibile e dunque eletto De Luca pensa di candidare uno dei due figli (quello indagato) a sindaco, carica notoriamente ereditaria (ma a questo punto non si vede perché tagliar fuori la compagna, fresca fresca di rinvio a giudizio). Nell’attesa, fra un insulto alla Bindi e uno a Saviano, don Vincenzo fa campagna per Antonio Poziello, candidato a Giugliano scomunicato dal Pd perché rinviato a giudizio per associazione per delinquere, in vista del ballottaggio col candidato incensurato di FI. Iniziativa che – informa il Corriere – è stata “accolta con disappunto dai vertici locali del partito”. Ecco: disappunto.
Stiamo parlando di un partito che un suo dirigente, Walter Verini, paragona alla “Chicago anni 30” rischiando una querela di Al Capone; e che il commissario Barca già definì “cattivo, dannoso, pericoloso e clientelare”; al punto che ora un consigliere comunale romano del Pd confessa “io stavolta non riuscirei proprio a votare Pd”. Nel Palazzo ormai gli onorevoli parlano col linguaggio dei segni per paura delle intercettazioni e si nascondono nei bagni per paura dei carabinieri. Del resto, scrive sempre il Corriere, Renzi ha messo su “una sorta di gabinetto di guerra”. Sempre nella speranza di non veder sopraggiungere Azzollini che, in fatto di gabinetti, ha mostrato una mira piuttosto approssimativa. Ma pur sempre degna di minzione.
Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 13/6/2015