13 giugno 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - LA QUESTIONE DEI MIGRANTI
REPUBBLICA.IT
Attorno alle 17.30 polizia e carabinieri in assetto antisommossa hanno effettuato una carica, senza l’uso di manganelli nè della forza, per allontanare i migranti bloccati da due giorni al confine dalla polizia francese che impedisce loro il transito in Francia. I migranti si sono riversati sulla scogliera e minacciavano di gettarsi in mare. Sconcerto tra i membri di Croce Rossa e organizzazioni di volontariato per una decisione che pare sia arrivata dopo l’ordine del Ministero dell?interno di sgombrare l’aiuola posta a pochi metri dalla frontiera. Il confine, per ragioni di ordine pubblico è stato chiuso.
“Ho perso in mare prima di arrivare in Italia il biglietto su cui c’era scritto il numero di telefono di mia sorella in Olanda e ora non so cosa fare”. Quella raccontata dalla ragazza eritrea è una delle molte storie di disperazione che si ascoltano a Ventimiglia dove da due giorni, in barba a Schengen la Francia ha rispristinato la frontiera.
Si fa sempre più difficile la situazione a Ventimiglia dove confine con la Francia sono accampate alcune decine di migranti ai quali la polizia francese blocca l’ingresso nel loro paese con un cordone di poliziotti e mezzi.
Dopo le proteste di ieri con cartelli scritti a penna oggi i profughi, quasi tutti eritrei e provenienti dagli stessi paesi, hanno iniziato uno sciopero della fame che con il caldo potrebbe avere conseguenze tragiche. Solo le donne e i bambini continuano a nutrirsi.
A ponte San Luigi è in corso un sit in con l’esposizione di cartelli che dicono: “Noi vogliamo solo passare per raggiungere un posto in cui ci sia umanità”. I migranti spiegano di non voler chiedere asilo politico all’Italia perché sarebbero costretti ad aspettare la risposta nel nostro paese per diversi mesi mentre le loro destinazioni sono le città del nord Europa.
Ci sono alcuni cittadini di Ventimiglia che hanno portato loro panini e altri alimenti. Le donne li prendono e, quasi di nascosto, li danno ai bambini.
I poliziotti francesi li aspettano alla prima stazione in Francia, Mentone e a quel punto controllano cosa hanno addosso e basta un biglietto del treno o uno scontrino per dimostrare che arrivano dall’Italia e rispedirli così oltre confine.
La stazione
di Ventimiglia è ormai un bivacco.
Croce Rossa, Agesci, Arci, gruppi di giovani che cercano di aiutarli e rincuorarli.
Il tariffario dei passeur.
Sono tornati i passeur. Algerini e tunisini che alla tariffa di 50 euro portano in Francia i migranti attraverso i sentieri di montagna. I bambini non pagano e vengono fatti sconti a famiglie numerose. In genere in Francia ci sono i complici che caricano i profughi su furgoni e li accompagnano fino a Nizza.
REPUBBLICA.IT
VENTIMIGLIA - È ancora emergenza immigrati in Italia. A Ventimiglia, dove i gendarmi francesi bloccano l’accesso in Francia, diverse decine di migranti sono da due giorni accampati alla frontiera franco-italiana in attesa di attraversare il confine. Stamani hanno ripreso il sit-in a qualche decina di metri dalla frontiera francese, minacciando seppur pacificamente di bloccare il traffico. Sono in gran parte etiopi, sudanesi, anche siriani e vogliono entrare in Francia. Il sit-in è ripreso stamane alle 8. Su un enorme cartello c’è scritto in inglese: ’We need to pass’, dobbiamo poter passare; su un altro "We need freedom", abbiamo bisogno di libertà. Secondo un giornalista di France 2 sul posto, alcuni stranieri hanno cominciato uno sciopero della fame e rifiutano il cibo. Qualcuno ha raccontato di esser riuscito a entrare in Francia, ma che alla stazione di Mentone è stato riportato indietro in Italia.
Emergenza Migranti: la Francia chiude la frontiera, bivacchi in stazione a Ventimiglia
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Secondo una fonte della Croce Rossa, rimasto sul posto fino a tarda notte, i migranti nella notte hanno dovuto cercare rifugio a causa dei temporali: "Hanno dormito sotto i ponti, nelle gallerie tra la frontiera e il centro città. Poi sono tornati". A Ventimiglia sono state allestite strutture all’aria aperta per fornire il primo soccorso sanitario: docce e servizi igienici. Organizzazioni umanitarie distribuiscono cibo e acqua, ma gli uomini (non le donne e i bambini) stamane l’hanno rifiutato. Negli ultimi sette giorni, ha detto venerdì il prefetto Adolphe Colrat, nelle Alpi Marittime è stato fermato un numero record di migranti, 1.439, dei quali 1.097 sono stati rispediti in Italia. Secondo il prefetto, la pressione migratoria alla frontiera franco-italiana conosce da qualche giorno un picco superiore alle settimane record del 2014.
"Siamo in emergenza", denuncia il sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano. "Si tratta di 180-200 immigrati - spiega il primo cittadino - che si trovano tra la zona della stazione e il centro cittadino. Ci sono anche famiglie con bambini. La situazione è delicata e sta diventando un caso diplomatico perché un gruppo di migranti, mostrando il biglietto del treno Nizza-Parigi, dice di essere stato prelevato a Nizza e riportato a Ventimiglia".
La tensione non si allenta a Milano, dove da giorni 250 migranti tutte le notti dormono tra i rifiuti. È all’esterno della Stazione centrale che si sta concentrando il disagio dei rifugiati e anche dei volontari che cercano di aiutarli. Dopo la chiusura dei due grandi mezzanini operata nella notte dalle forze dell’ordine, i profughi stazionano all’esterno, appena fuori dall’ingresso, nella cosiddetta Galleria delle carrozze, in una situazione di evidente disordine e disorganizzazione. E cresce anche la preoccupazione per l’allarme scabbia.
A Roma, nei pressi della stazione Tiburtina, dove giovedì la polizia era intervenuta per identificare e sgomberare i migranti che da giorni stazionano in strada, anche ieri si è ripetuta la stessa cosa. E, mentre il governatore del Veneto, Luca Zaia, scrive ai prefetti della sua Regione, invitandoli a mandare via subito tutti i profughi attualmente collocati in tutte le località turistiche del Veneto e a evitare nuove allocazioni, nella polemica politica entra anche Beppe Grillo, che sul suo blog propone di modificare "in fretta" il regolamento di Dublino e uscire "temporaneamente" da Schengen.
Si è trasformato in un’assemblea stanziale in piazza dell’Unità, a Bologna, il corteo regionale organizzato dal Coordinamento migranti che nel pomeriggio avrebbe dovuto avviarsi verso i palazzi della Regione Emilia-Romagna, in viale Aldo Moro. La sfilata non è più partita sia per l’esiguo numero di partecipanti (un centinaio di persone, tra immigrati, rappresentanti del Coordinamento e delle altre associazioni attive a Bologna e nelle province di Modena, Forlì e Rimini) sia perché il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, "ci ha promesso - hanno fatto sapere alcuni organizzatori - che riceverà una nostra delegazione venerdì 19 giugno, alle 13". La manifestazione era stata promossa per "rivendicare un permesso di soggiorno europeo della durata minima di due anni, senza condizioni per far fronte alla precarietà e alla crisi economica, oltre che alla crescente discrezionalità applicata da questure, prefetture e amministrazioni cittadine".
INTERVENTO ALLA STAZIONE DI MILANO
Alla stazione di Milano intervento notturno per allontanare i profughi dal mezzanino dove si era creato un bivacco di centinaia di persone. Siriani ed eritrei sono stati trasferiti in gran parte nei centri d’accoglienza del Comune, potenziati di altri 300 posti la scorsa notte. Molti comunque sono rimasti a dormire nei dintorni della stazione Centrale e stamattina l’assedio si era trasferito nell’atrio centrale al piano terra, davanti allo scalo. Le autorità, dopo un sopralluogo sul posto, hanno dunque deciso di allestire un grande tendone che già da stasera dovrà ospitare i migranti.
Linea soft per gestire l’emergenza. Tutto questo in attesa dell’allestimento di due nuovi grandi saloni all’interno della stazione, messi a disposizione da Ferrovie dello Stato, per lo smistamento e la prima accoglienza dei profughi che da settimane continuano a sbarcare a Milano, sperando di poter andare poi verso il nord Europa. Stamattina in stazione sono arrivati tutti i vertici delle istituzioni milanesi, che hanno comunque deciso una linea soft per gestire l’emergenza in stazione, senza usare la forza sui migranti. "Non c’è stato nessuno sgombero forzoso, ma solo un trasferimento nei nostri centri d’accoglienza. Stiamo cercando di ripulire la stazione, di restituirle un po’ di decoro risolvendo un’emergenza molto grave", ha detto il sindaco Giuliano Pisapia, arrivato a sorpresa alla stazione con gli assessori alla Sicurezza Marco Granelli e ai Servizi sociali, Pierfrancesco Majorino per verificare di persona la situazione dopo la chiusura del mezzanino con transenne e paratie di metallo per evitare che si formi di nuovo il grande bivacco degli stranieri.
Immigrati, la battuta di Pisapia alla giornalista: ’’Li ospita lei a Sky?’’
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La polemica con la giornalista di Sky. La difficoltà e la tensione della giornata si sono percepiti anche dal tono di Pisapia che è parso innervosito e insolitamente polemico con i giornalisti. Rispondendo alla domanda di una reporter di Sky che gli chiedeva conto dell’assedio dei migranti che dall’interno si è spostato all’esterno della stazione, le ha detto: "Allora li ospita lei a Sky?"
Centri d’accoglienza: riempiti 1.200 posti letto. Con gli amministratori comunali, c’erano anche il questore Luigi Savina e il prefetto Francesco Paolo Tronca, assieme ai vertici di Grandi stazioni, delle Forze armate e della Croce Rossa, che continua l’attività di controllo sanitario su tutti i profughi presenti in stazione, per evitare il diffondersi dell’epidemia di scabbia. Buona parte dei migranti sono stati sistemati dunque temporaneamente nei centri del Comune (1200 posti letto nella scorsa notte), ma 150 eritrei sono rimasti a dormire in stazione rifiutando l’accoglienza e l’identificazione, per paura di mettere a rischio i loro cari rimasti in patria.
Profughi, transenne in Centrale: ora l’assedio è all’esterno
Arriva il tendone della Protezione civile. Stamattina, i volontari milanesi hanno distribuito vestiti e cibo ai profughi non più nel mezzanino all’interno dello scalo, ma al piano terra della Centrale, nella galleria delle Carrozze. Nel pomeriggio, intanto la Protezione civile monterà la grande tenda che per quattro o cinque giorni diventerà centro di accoglienza in stazione, in attesa che vengano allestiti i locali dell’ex dopolavoro ferroviario e di Sos stazione centrale, messi a disposizione di Comune e Regione per smistare i flussi dei migranti.
Milano, Maroni sui migranti: "Ho detto no al prefetto a una tendopoli"
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Il governatore: "No alle tendopoli". Maroni intanto continua con i suoi proclami. A Bergamo, partecipando a un presidio anti-profughi (prima che si sapesse dell’intenzione di montare il mega-tendone in Centrale), aveva spiegato che "il prefetto di Milano voleva fare una tendopoli di fronte alla stazione Centrale di Milano, ma io l’ho fermato". E ancora: "Mi sono sentito chiedere le tende per fare una tendopoli di fronte alla stazione e io ho risposto no, non voglio tendopoli a Milano". E infine: "Ai prefetti ho scritto per chiedere di essere immediatamente avvisato sulle destinazioni dei profughi, visto che li vogliono mandare in scuole abbandonate e caserme dismesse in mezzo ai topi. E manderò ogni volta delle ispezioni dell’Asl in quei luoghi, e se non ci saranno le condizioni di abitabilità farò sgomberare quei luoghi". Stessa posizione, ha poi ribadito Maroni anche davanti alle telecamere di Repubblica Tv, vale anche per l’aeroporto di Bresso. Ma il prefetto ha smentito le dichiarazioni del governatore.
Arrivi continui dal sud. Fra le istituzioni milanesi insomma non c’è accordo su come gestire questa complicata situazione, con continui arrivi di immigrati dal sud Italia, senza alcun controllo né possibilità di censimento. E oltre a non esserci accordo, ci sono anche diverse prese di posizione, spesso in contrasto fra loro, fra i vari enti. "Non é facile risolvere in fretta questa situazione - ha confessato il sindaco al termine del sopralluogo - stiamo facendo il possibile, in collaborazione con le altre istituzioni milanesi. Non abbiamo la soluzione in tasca, ma noi, a differenza di qualcun altro, invece di parlare, stiamo facendo delle cose".
Nuovi casi di scabbia. Il sindaco ha fatto un sopralluogo anche nei locali al binario 21 che il Comune e la Regione chiedono alle ferrovie per istituire un presidio sanitario fisso per i controlli sui migranti. Per ora comunque, le visite vengono svolte su un’unità mobile della Croce Rossa, che si occupa poi anche di trasferire negli ospedali le persone che presentano patologie. "Il 50 per cento degli eritrei presenta sintomi di scabbia e li stiamo curando", spiegano i sanitari dell’Asl e della Croce rossa in servizio. In Centrale la situazione era arrivata al limite (venerdì si sono registrati 485 nuovi arrivi) con centinaia di uomini, donne e bambini costretti a dormire a terra, su pavimenti sporchi e accalcati tra loro. Medici e associazioni avevano lanciato l’allarme: troppe le richieste d’aiuto rispetto alle forze a disposizione.
TENDOPOLI A ROMA
Nella Capitale una tendopoli per 150 persone tra la stazione Tiburtina e Ponte Lanciani, per accogliere i migranti in transito accampati in zona nei giorni scorsi e ospitati finora temporaneamente dal centro di accoglienza Baobab, dopo due interventi della polizia nelle ultime 72 ore. La struttura è già in allestimento e avrà la possibilità di aumentare la capienza in caso di necessità. Il luogo ospiterà tra l’altro un presidio medico per servizi di screening sanitario, una tenda per la distribuzione pasti, mentre ai migranti saranno fornite tende dove dormire a partire da stasera.
"Sarà pronta entro stasera -
spiega il presidente della Croce Rossa di Roma Flavio Ronzi - ed è una soluzione provvisoria per decongestionare il Centro di accoglienza di via Cupa. Assieme al responsabile di quella struttura verrà stabilito chi passerà la notte nelle tende" prosegue Ronzi. Intanto la Croce Rossa sta continuando ad effettuare le visite di controllo sui migranti. Vi sarebbe qualche caso di scabbia già trattato sul posto e per cui sono state avvisate le Asl di competenza.
SCABBIA
Agitare lo spettro delle malattie per diffondere la paura dei migranti è meschino. Farlo utilizzando problemi di salute banali è pure un po’ ridicolo. È il caso della scabbia, trattata da Salvini e i suoi come fosse una specie di nuova peste. Zero importa che tutti i medici stiano facendo notare che si cura con una pomata, che si attacca solo tra chi condivide vestiti e coperte, che non uccide ma provoca fastidio sotto forma di prurito. Per intendersi, chi la prende, anche centinaia di italiani ogni anno, non deve essere ricoverato in ospedale ma si cura a casa. Si tratta di un problema fastidioso per i profughi, uno dei tanti che vivono queste persone costrette a spostarsi per sopravvivere. E non certo il più drammatico. Le malattie che li colpiscono sono malattie della povertà. Usarle politicamente come fa la Lega è, appunto, meschino. E tra l’altro, spesso le malattie infettive più gravi seguono percorsi trasversali, non guardano in faccia a ricchi e poveri, migranti e italiani. In Toscana si stanno contando molti casi di meningite quest’anno. E sapete da dove è probabilmente arrivato il batterio che spedisce persone in ospedale o addirittura le uccide? Da una nave da crociera attraccata a Livorno nel 2012 con quattro casi. A bordo non c’erano immigrati ma viaggiatori benestanti.
EUROPA
ROMA - Nella bozza del piano europeo sull’immigrazione in vista del vertice Ue del 25 e 26 giugno si accelera sui rimpatri ma il nodo dei ricollocamenti dei migranti rimane. È stato lasciato, infatti, uno spazio vuoto nel capitolo delle quote intra-Ue da Italia e Grecia in attesa, spiegano fonti Ue, "della discussione al consiglio Affari interni" di martedì 22 giugno a Lussemburgo. Nel documento, inoltre, si prevede "la mobilitazione di tutti gli strumenti per promuovere le riammissioni dei migranti economici illegali nei Paesi di origine e transito".
Lo spazio vuoto riguarda anche la parte dei 20mila reinsediamenti dai campi profughi dei Paesi terzi. La Commissione Ue ha previsto lo stanziamento di 50 milioni di euro e propone un numero target complessivo di 20mila persone (individuate dall’Unhcr) da ripartire in tutta Europa, anche in questo caso secondo percentuali determinate, ma non obbligatorie. La quota dell’Italia è 9,94% - 1989 persone - e in questo caso non sarebbe esentata. L’esecutivo aveva indicato che avrebbe presentato una raccomandazione per l’adozione al summit di fine giugno.
Tra gli altri punti del piano, "il rafforzamento del ruolo dell’agenzia per il controllo delle frontiere Frontex; una velocizzazione dei negoziati con i Paesi Terzi (non solo quelli in prima linea); lo sviluppo di regole nel quadro della convenzione di cooperazione di Cotonou; il monitoraggio dell’attuazione degli Stati membri della direttiva sui rientri".
Si prevede anche "l’assistenza per l’attuazione degli accordi di riammissione, in particolare sviluppando gli strumenti per rinforzare i programmi dei rientri volontari e aiutare a creare posti di lavoro nei Paesi di origine".
Proprio per discutere di Ue e immigrati, Matteo Renzi vedrà mercoledì David Cameron e domenica 21 giugno Francois Hollande. A quanto si apprende da fonti di governo gli incontri avverranno a Milano in ambito Expo.
"L’Ue e gli stati membri aprano gli occhi e intervengano subito, concretamente. I profughi non sono un problema italiano e bisogna gestirlo ora e assieme", ha affermato la vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani. "È precisamente questo atteggiamento miope e ristretto - continua - ciò che ha favorito l’ascesa di partiti estremisti, che non hanno soluzioni ma succhiano consenso dall’inerzia delle istituzioni europee e, diciamolo, anche dall’opportunismo di qualche paese. A questi andrebbe ricordato che è una tattica che ha poco fiato". "E proprio perché nell’Europa noi crediamo - prosegue Serracchiani - faremo dunque una forte, decisa pressione affinché passi l’unica linea che serve all’Italia e all’Europa: redistribuzione e selezione tra profughi di guerra e migranti ’economici’". Ma la vicesegretaria del Pd si rivolge al leader della Lega: "Salvini e i suoi vogliono essere utili? Si uniscano a questo lavoro che serve all’Italia. Oppure a loro va bene così per continuare a parlare di malattie e evocare l’apocalisse? Provino a cambiare registro, in caso abbiano altro da dire".
Salvini, intanto, attacca il sindaco di Milano: "Il sindaco (ancora per poco) Pisapia in visita alla Stazione Centrale di Milano: ’Qui non c’è più degrado’. Ricoveratelo!", ha scritto il leader della Lega Nord, commentando su Facebook le parole del primo cittadino dopo l’allontanamento dei migranti dalla Stazione.
Ma in Italia l’emergenza immigrati non accenna a placarsi e accende sempre di più il dibattito politico, nel quale si inserisce anche Beppe Grillo che oggi sul suo blog propone di modificare "in fretta" il regolamento di Dublino e uscire "temporaneamente" da Schengen: "Il regolamento di Dublino - scrive il leader del M5s - firmato a suo tempo anche dalla Lega, va modificato in fretta. Il profugo - sostiene - deve poter scegliere il paese della Ue dove essere accolto. Se gli altri paesi Ue escono da Schengen temporaneamente, dobbiamo farlo anche noi. Controlleremo almeno il flusso migratorio che dal Mediterraneo transita attraverso i paesi balcanici. Per fare queste due cose ci vorrebbe però un governo con gli attributi, invece di un governo di coglioni".
"Perché - chiede Grillo - dobbiamo rimanere nella Ue se quando c’è un problema di queste dimensioni, l’unica sua risposta è di chiudere le porte come nel medioevo, alzare i ponti levatoi? I profughi non vogliono rimanere in Italia e di questo va preso atto. La Ue non li vuole, al di là dei proclami della merkel e di Hollande che li considerano in realtà come spazzatura da tenere in Italia, oltre confine. E questo è un fatto". E conclude: "Così l’Italia diventa un bivacco permanente di sfollati nelle stazioni e ai confini con gli altri Stati. Un corridoio (poco) umanitario che sta esplodendo, anche dal punto vista sanitario, nell’indifferenza dell’Europa. Una trappola per italiani e profughi".
Per il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni i "60 milioni di euro per i Paesi impegnati in prima linea nell’accoglienza agli immigrati previsti nel Piano europeo, non sono sufficenti". E chiede che venga rivista la cifra prevista da Bruxelles
"Chiederemo più risorse per i paesi che sono impegnati nell’accoglienza in prima linea che sono oggi l’Italia e la Grecia e che domani possono essere altri paesi - spiega -. Il fatto che a questi Paesi impegnati in prima linea vengano destinati al momento 60 milioni di euro, per la più grande superpotenza commerciale del mondo, non è impegno sufficiente".
Nel confronto con gli altri Stati europei "ci accontentiamo di due cose - conclude il ministro -: l’approvazione della proposta della Commissione che prevede la redistribuzione di una parte dei richiedenti asilo tra i diversi paesi" e che vengano riconosciuti più fondi ai Paesi i prima linea.
EUROPA 2
ROMA - Ora gli occhi sono puntati al 25 giugno e le speranze sono riposte su Matteo Renzi e, soprattutto, su Angela Merkel. Nel pantano diplomatico nel quale sta annaspando il piano approvato dalla Commissione Ue per ridistribuire tra i Ventotto i 40mila migranti sbarcati in Italia e Grecia, il summit di fine mese assume un ruolo cruciale. A Roma, Berlino e Bruxelles c’è un cauto ottimismo sulla possibilità di portare a casa il risultato, magari sfumando alcuni passaggi politicamente più sensibili del piano, ma senza cambiarne la portata.
La proposta di ripartizione obbligatoria di 26mila rifugiati arrivati in Italia e 14mila in Grecia firmata da Juncker è osteggiata da diversi Paesi. Per passare al Consiglio dei ministri dell’Interno ha bisogno di una maggioranza qualificata. Contrari Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca, che però beneficiano di una clausola per sfilarsi sulle questioni migratorie e quindi non voteranno. Contrari, e voteranno, anche il blocco dell’Est e i Baltici. Ai quali si sono aggiunti, facendo venire meno la maggioranza, Spagna e Francia. Un fronte frastagliato, come conferma Marco Piantini, consigliere per gli Affari europei di Renzi: "Non esiste un partito del Nord contrapposto a quello del Sud, ci sono Paesi che vogliono far saltare l’approccio della Commissione". Che invece tiene duro, tanto che ieri ha confermato di non abbandonare l’idea delle quote obbligatorie in favore di un meccanismo volontario, politicamente e nei fatti meno incisivo.
In questo momento, vista la contrarietà di molti governi, Bruxelles vuole evitare la conta, tanto più che spuntarla per un voto su una materia così delicata potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro. Per questo la riunione dei responsabili degli Interni di martedì non sarà decisiva. Ieri la presidenza di turno lituana ha sancito che "i governi hanno espresso divergenze sulla natura obbligatoria, alcuni hanno messo in discussione la chiave di ripartizione e i criteri" per stabilire le quote, ma ha confermato la necessità di aiutare i Paesi in emergenza migranti.
Il piano che sta prendendo corpo a Bruxelles e nelle capitali interessate - Roma, Berlino e Atene in testa - per superare l’impasse mira a riportare il tema al Consiglio europeo di fine giugno. Lì la Merkel e Renzi si lanceranno in pressing sugli altri leader per ottenere un nuovo mandato da affidare ai ministri degli Interni. Magari più sfumato, specialmente sull’obbligatorietà, per aiutare i governi assediati dai populisti a votarlo. Come la Polonia, che in queste ore ha fatto sapere che accetterebbe il piano ( Varsavia ora teme un esodo dall’Ucraina) se fosse scritto in modo più neutro per non dare fiato alla destra alle elezioni di ottobre. A fine giugno finirà la presidenza della Lituania, che sul piano ha remato contro, e la palla passerà al Lussemburgo, che invece sostiene la proposta del suo ex premier, Juncker appunto.
La Francia, con Hollande assediato dalla Le Pen, ha informato i partner che con qualche cambiamento semantico al testo (sfumare i termini obbligatorietà e quote senza mutarne la sostanza) accetterà. Altro tassello per convincere i francesi, e gli spagnoli, la modifica dei criteri che hanno determinato le quote per nazioni (Parigi ne dovrà ospitare 6.752, Madrid 4.288): facendo incidere maggiormente il numero di rifugiati già ospitati e la disoccupazione la loro quota si sgonfierebbe. Per far rientrare quelli dell’Est ci sarà la “persuasione” politica della Merkel e, appunto, un mandato più diluito che a quel punto dovrebbe essere accettato da tutti. Con il via libera dei ministri dell’Interno a luglio o, male che vada, a settembre. La partita definitiva si giocherà poi nel 2016, visto che a dicembre la Commissione presenterà un piano per cambiare le regole di Dublino in modo da rendere il sistema di ripartizione permanente.
Ma intanto l’Europa è pronta a fare un altro passo avanti. Lunedì 22 giugno sotto la guida di Federica Mogherini si riuniranno i ministri degli Esteri. Che lanceranno la missione militare, già approvata ma non ancora operativa, per intercettare e affondare i barconi degli scafisti. Si darebbe la caccia ai natanti ( vuoti) in acque internazionali. Intercettarli in acque libiche o stanarle nei porti non sarà possibile fino a quando non passerà la risoluzione Onu, bloccata dal mancato accordo per un governo di unità nazionale in Libia. Ma grazie al diritto di inseguimento le navi militari Ue potrebbero inseguire gli scafisti anche in acque libiche, aggirando l’ostacolo Onu. Le imbarcazioni però non potranno essere stanate nei porti senza la risoluzione delle Nazioni Unite.