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 2015  giugno 13 Sabato calendario

MICOL, LA «SORELLA FONTANA» CHE HA VESTITO CINECITTÀ

«Nel nostro sangue non c’è nulla di blu, solo spilli» amava dire Micol Fontana raccontando che lei e le sue amate sorelle – Zoe e Giovanna – erano figlie, nipoti e bisnipoti di bravissime sarte. «Abbiamo cominciato da bambine – proseguiva – alla fine della quinta elementare la mamma ci metteva in mano le forbici, dovevamo lavorare con lei. Noi volevamo di più». Lo ottengono eccome le tre sorelle Fontana, madri fondatrici della moda italiana. La più grande, Zoe, è scomparsa nel 1979 a 68 anni. Giovanna, la più giovane, è morta nel 2004. Micol se n’è andata ieri a 102 anni compiuti. La loro storia è nota al grande pubblico per via della fiction «Atelier fontana, le sorelle della moda» trasmessa da Rai1 nel 2011 con Anna Valle nei panni di Zoe, Alessandra Mastronardi in quelli di Micol e Federica De Cola in quelli di Giovanna. Dirette da Riccardo Milani, le attrici hanno interpretato queste vite leggendarie a cominciare da come sono arrivate a Roma dalla natia Traversetolo, in provincia di Parma. «Vado alla stazione e salgo sul primo treno che passa, se va a Milano andiamo lì, se scende a Roma mi raggiungete nella capitale» ha detto Zoe nel 1936 quando decidono di trasferirsi per aprire la loro prima sartoria. Il caso decise per Roma e fu una grandissima fortuna per le tre ragazze che presto avrebbero vestito le dive/divine della cosiddetta Hollywood sul Tevere. A consegnarle al mito fu infatti l’abito per le nozze di Linda Christian e Tyron Power, un capolavoro costato la cifra per l’epoca iperbolica di 700mila lire. La notizia fece il giro del mondo e da quel momento (siamo nel 1949) le Sorelle Fontana diventano un marchio talmente noto da dare ombra alle celebri maison francesi. Vestono Mirna Loy nel film A touch of mink e fino a quel momento solo Coco Chanel, Monsieur Rochas e il grande Salvatore Ferragamo avevano siglato contratti con i produttori di Hollywood per disegnare i costumi. Le sorelle Fontana fecero di più: lanciarono Roma e Cinecittà, la dolce vita italiana e costi inferiori invece delle roventi colline di Bel Air. Nel loro atelier passarono tutte: Liz Taylor, Audrey Hepburn, Ava Gardner, Soraya e Joan Collins. Per Audrey che le aveva conosciute e amate durante le riprese di Vacanze Romane fecero un abito da sposa che l’attrice non avrebbe mai indossato: le nozze furono annullate e il vestito fu regalato a una delle 300 lavoranti dell’atelier. Il celeberrimo abito battezzato «Pretino» creato per Ava Gardner fu invece rifatto per Anita Eckberg ne La Dolce Vita, il più celebre dei film vestiti dalle sorelle Fontana. «Fellini non era un tipo facile da accontentare, ma che genio» ci aveva raccontato Micol. In un’altra occasione ci raccontò la storia di Ursula Andress che tolto il bikini bianco del mitico 007 con Sean Connery, non indossava nemmeno le mutande sotto ai vestiti. «Mia sorella Zoe le disse che senza mutandine non le avrebbe fatto provare i pantaloni» diceva sorridendo l’anziana signora che ha dedicato gli ultimi 20 anni alla Fondazione che porta il suo nome. Oltre a 2000 figurini, foto, modelli d’archivio e a una pregevole emeroteca, promuove concorsi per giovani stilisti. Tra i ricordi più sensazionali di questa donna incredibile c’è l’incontro con un giovane senatore americano che portava l’energia con sé e sembrava un soffio di vento mentre sceglieva i vestiti per la sua bella moglie. Lui si chiamava John Fitgerald Kennedy, lei era Jackye. Poi ci fu un abito da sera fatto in una notte per Grace Kelly che doveva cenare al Quirinale con il presidente Saragat e non voleva vestire francese in una simile occasione. Altri tempi. Altre star. Della politica, del cinema ma anche della moda.