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 2015  giugno 07 Domenica calendario

CINEMA ROXY, SORRENTINO E LA GIOVINEZZA DEI VECCHI

Il cinema Roxy appartiene alla mia giovinezza. Ci andavo quando ero ragazzo. Forse è per questo che ho deciso (in colpevole ritardo) di sceglierlo per andare a vedere Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino, un cineasta speciale. Secondo me, Paolo è soprattutto un bravissimo scrittore, fuori dal coro. Come regista, poi, sa riportare sullo schermo la sua sensibilità usando un gusto raro delle immagini. Ma non voglio fare la recensione del suo film (sono solo un artigiano del cinema popolare), volevo parlare del cinema Roxy e delle tante riflessioni che mi ha ispirato.
Sono andato al Roxy di domenica, al primo spettacolo. Ad attendere l’apertura della saracinesca c’erano un ventina di signore. Signore dei Parioli. Già, perché il Roxy è la roccaforte del pubblico pariolino. La cosa curiosa è che io, con i miei over 60, ero l’unico uomo, ma soprattutto ero il più giovane. Prima dell’inizio, sono arrivate in sala altre quindici persone, per un totale di trentacinque spettatori. Dei quali altri due maschi. Tanto, ma tanto, anziani. Infatti, l’altra curiosità quando si vede un film al Roxy è che molti dei presenti hanno problemi di udito. Per cui la proiezione è spesso punteggiata da domande a voce alta “Che ha detto?”. Quelli accanto (che ci sentono meglio), rispondono: “Ha detto che non andrà a dirigere il concerto per la Regina d’Inghilterra”. Per tutta la durata del film è un continuo chiedere e rispondere. Forse varrebbe la pena di mettere i sottotitoli. Ma temo che quel pubblico, oltre all’udito, avrebbe anche problemi di vista.
Alla fine, c’è stato un bell’appaluso. Alcune signore hanno sentenziato forte “È un capolavoro”. Altre, invece, uscendo sostenevano di averci capito poco. Due si erano un po’ annoiate. Insomma, risultato tipo Regionali, diviso. Ma non è questo il punto che voglio analizzare. Quello che mi interessa è capire come mai, da un po’ di tempo a questa parte, a vedere i film italiani vanno molti spettatori anziani. Di sesso soprattutto femminile. Un particolare che avvicina il Cinema alla Lettura. Oggi infatti, in Italia, chi legge libri è al 70% una donna matura. Come mai? Mah. Dicono che gli uomini che una volta preferivano le bionde oggi preferiscono il calcio in Tv. E che quindi le donne escono di casa in gruppo per trovare altri svaghi. Oppure che le donne hanno più tempo. O che sono più propense al sogno. La verità è che gli spettatori di una certa età sono quelli che amano il cinema italiano perché (come me), in giovinezza, sono cresciuti con il cinema italiano.
I ragazzi di oggi, no. Sono cresciuti guardando seriali Tv e filmoni hollywoodiani in 3D. Non sanno nulla di Fellini, Visconti, Germi, Pasolini, Petri, Rosi. Oggi, poi, i mega multiplex che i giovani frequentano, sembrano costruiti a immagine e sembianza della loro popcorn generation. Programmano film popcorn. Così, ogni volta che vado a vedere un film d’autore italiano, nel circuito cittadino superstite, mi ritrovo in una saletta frequentata solo da anziani. C’è da riflettere: gli autori italiani hanno successo soprattutto con la terza età. E questo non mi sembra un segno di buona salute per il nostro cinema.