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 2015  giugno 09 Martedì calendario

IL POST È DIVENTATO GRANDE


Il Post compie cinque anni e raggiunge la maggiore età, che per una startup – come è il sito fondato e diretto da Luca Sofri – significa arrivare a breakeven. Un traguardo importante per un giornale on line, perché significa che è riuscito a conquistare una sua fetta di mercato ed è in grado di stare in piedi sulle proprie gambe.
E questo non è poco, in un’epoca in cui molte nuove iniziative nel campo dell’informazione faticano a sopravvivere, se non chiudono addirittura i battenti dopo pochi mesi dal lancio.
Il traguardo della profittabilità arriva al Post dopo un anno di risultati notevoli sul fronte dell’audience e del business: nel 2014 c’è stato un incremento dei ricavi pubblicitari superiore al 100% rispetto al 2013 (si è passati da 378.741 euro a 776.540 euro) e si sono stabilizzati i costi di produzione (834.988 euro nel 2014 a fronte degli 846.770 del 2013). “I risultati ancora migliori constatati nei primi due mesi del 2015 sia in termini di audience che di ricavi”, afferma il comunicato ufficiale di Banzai, a cui Il Post fa capo, “lasciano quindi ipotizzare un pieno raggiungimento del pareggio operativo del Post al compimento dei cinque anni di vita, nel mese di aprile 2015”. Cosa che in effetti è avvenuta.
Come si spiegano questi exploit in un periodo di vacche magre per il mondo dell’editoria? Luca Sofri non suona la fanfara ma, com’è nel suo stile, preferisce l’understatement. “Non abbiamo fatto niente di speciale, semplicemente il nostro lavoro. Abbiamo seguito un percorso di crescita che dura dal primo giorno e che invece di rallentare, com’era prevedibile vista la negativa congiuntura del mercato, si è mantenuto, anzi rafforzato. I primi passi di una impresa nel mondo dell’informazione sono sempre difficili. Ne ho avuto personalmente conferma, all’inizio dell’avventura del Post, da Giovanni De Mauro, fondatore e direttore di Internazionale, che mi diceva: noi siamo andati avanti solo perché eravamo molto giovani e appassionati, anche se lo stipendio non ce lo pagava nessuno. Perseverando, alla fine i risultati arrivano”.
In effetti, rispetto a quel 19 aprile 2010 in cui Il Post ha debuttato su Internet, i passi in avanti sono stati notevoli. Andrea Santagata, amministratore delegato di Banzai Media, fornisce qualche elemento in più per spiegare i risultati dell’ultimo anno. “Ciò che ha trainato lo sviluppo è stato soprattutto l’incremento dell’audience. Secondo i dati di Google Analytics, nel 2012 Il Post aveva fatto complessivamente poco più i di 31 milioni di visite; nel 2014 ha chiuso l’anno con poco più di 64 milioni: in due anni ha raddoppiato il traffico. E quest’anno la previsione è che ci sia una ulteriore crescita del 35%, chiudendo l’anno a 90 milioni di visite”.
In sostanza, secondo Santagata, il miglioramento delle performance economiche è dovuto in primo luogo al gradimento da parte del pubblico, all’audience che la testata ha guadagnato negli ultimi tre anni. “I ricavi crescono di conseguenza”, afferma l’amministratore delegato di Banzai Media. “Per due motivi: perché hai un bacino pubblicitario maggiore e perché dimostri di essere un prodotto apprezzato, che si sta ritagliando un ruolo sempre più importante nell’informazione. Il secondo fattore è la crescita della notorietà e della forza del brand. Da un lato mostri agli investitori pubblicitari che sei una delle testate del futuro, quelle che ci vogliono essere e che probabilmente ci saranno negli anni a venire; dall’altro lato hai un bacino sempre più grande su cui sfogare la tua inventory pubblicitaria”.
Avere un’audience di un certo livello è dunque un requisito indispensabile del successo. Come tutti i prodotti nuovi devi dimostrare che stai ricevendo un forte apprezzamento da parte del pubblico per convincere gli investitori. Ma c’è anche un altro fatto da tenere in considerazione, secondo Santagata, per spiegare i risultati economici del Post: “Quando nasce una nuova testata la sua audience all’inizio è sottopagata dal mercato, perché è poco conosciuta e ci sono tante alternative più valide. Quando arrivi a un certo volume di scala e dimostri che il tuo prodotto è di successo, a quel punto la pubblicità tende a riequilibrarsi. Il grosso balzo in avanti è dovuto anche al fatto che nei primi anni di vita Il Post è stato sottovalutato dal mercato rispetto al suo effettivo valore pubblicitario. Ora il mercato si è accorto che Il Post esiste e che vale. Ma, secondo me, è ancora sottovalutato rispetto a quello che rappresenta in termini di audience e di vissuto dei lettori; i ricavi pubblicitari sono più bassi di quelli che gli spetterebbero”.
Anche Sofri è della stessa opinione: “L’attenzione degli inserzionisti è ancora piuttosto superficiale, legata com’è ancora più ai numeri che non alla qualità. Sono convinto che le cose potrebbero andare molto meglio”.
C’è quindi un ulteriore potenziale di crescita: “Non dico che continueremo a raddoppiare di anno in anno”, dice Santagata, “ma la crescita continuerà in modo sensibile, come dimostrano questi primi mesi dell’anno che sono stati mesi difficili per il mercato pubblicitario: la crescita del Post è ancora a doppia cifra importante”.
Cosa è apprezzato soprattutto del Post? La ricetta di Sofri è fatta di alcuni ingredienti che distinguono nettamente il giornale on line da molte altre proposte presenti oggi sulla Rete. Gli elementi più apprezzati dai lettori sono il fact checking, il rigore nel riportare le notizie, il tentativo di raccontare gli eventi in modo il più possibile obiettivo e neutrale, senza buttarsi subito nell’interpretazione e nella polemica. Vedi i famosi ‘spiegoni’, come sono chiamati familiarmente in redazione: articoli in cui si spiegano i fatti più rilevanti nelle loro linee essenziali, senza sovrastrutture ideologiche, senza cercare di far propendere il lettore verso un’interpretazione positiva o negativa. In un mondo del web dove molti tendono più alla quantità che alla qualità e privilegiano le notizie leggere, il ‘cazzeggio’, i pettegolezzi, oppure i retroscena e lo scontro politico, le polemiche virulente e sanguigne, Il Post ha trovato insomma il modo di distinguersi con una sua proposta originale.
Una delle rubriche più lette del giornale on line è ‘Notizie che non lo erano’ dove si fanno le pulci ai media, svelando la scarsa accuratezza (per non dire le falsità) di molta informazione. Sofri ha raccolto i casi più interessanti in un libro che ha lo stesso titolo – sottotitolo: ‘Perché certe storie sono troppo belle per essere vere’ – pubblicato da Rizzoli e presentato il 15 maggio al Salone del libro di Torino.
Un’altra caratteristica del Post è quella di essere un quotidiano-settimanale di cultura e spettacolo ‘alto’. “Sul sito”, spiega Santagata, “si trovano argomenti che gli altri quotidiani on line di solito non trattano e che si potevano trovare sui grandi settimanali di un tempo: la cultura e lo spettacolo letti in un certo modo, i film e la musica di un certo tipo, le fotografie d’autore e così via. La gente è molto meno ignorante e vogliosa di cose basiche di quanto la Rete ci ha fatto intendere negli ultimi anni. L’importante è trovare il proprio pubblico. Io credo che ogni testata di successo diventi tale quando individua i propri lettori, decide a chi parlare e a chi no”.
Messo il fieno in cascina, ora al Post si pensa al futuro. Le idee non mancano. “Abbiamo una ricchissima pagina di cose che vorremmo fare”, afferma Sofri. “La priorità più immediata riguarda i video: vorremmo lavorare di più a una produzione di filmati originali, nostri, visto anche che i formati pubblicitari più preziosi sono proprio quelli video. Abbiamo già la piattaforma per la produzione e pubblicazione di video, vorremmo dotarci di una redazione specializzata”. Oggi in redazione al Post ci sono una dozzina di persone, rispetto ai cinque giornalisti iniziali e la squadra potrebbe ulteriormente crescere. “Visto il forte apprezzamento per la testata, stiamo valutando se continuare a investire per rafforzarla ulteriormente”, conferma Santagata.
Banzai Media ha già una notevole esperienza nella produzione di video di intrattenimento, sulle ricette di cucina e sulle recensioni di cellulari, pc e simili. Sul Post ovviamente si tratterebbe di video di altro genere, sull’attualità, i reportage o la satira. “Sono esperimenti che inizieremo nei prossimi mesi”, dice l’amministratore delegato di Banzai Media. “Il Post è sempre molto rigoroso in quello che fa e se inizia a fare video non saranno certo quelli sui gattini che spopolano sulla Rete”.
Oltre ai video, nei progetti del Post c’è anche quello di allargare il tiro a nuovi contenuti e nuove aree tematiche, “Abbiamo messo in piedi un progetto molto contemporaneo e innovativo”, dice Sofri. “Ora abbiamo in testa una cosa: capire se possiamo fare un ulteriore passo in avanti e coprire settori che fino a ora non abbiamo trattato, come la politica. Ci piacerebbe anche lavorare di più sulla produzione di contenuti nostri, reportage, inchieste”. Facendo i conti ovviamente con le risorse disponibili, che non sono illimitate. “Fin dal primo giorno siamo stati attenti anche agli spiccioli, investendo molto sulla costruzione di una redazione efficiente, e limitando molto le spese superflue”, confessa il direttore. “Se confrontiamo il Post con altri siti di news italiani, bisogna riconoscere che siamo stati molto parsimoniosi”.
Tra i progetti allo studio c’è anche quello di approfondire le sinergie tra Il Post e due siti di Banzai, Soldionline e FilmTv, a cui il giornale on line è già legato da accordi commerciali in campo pubblicitario: le famose (e discusse) aggregazioni di Audiweb. C’è la possibilità che questi legami diventino ancora più stretti e che i due siti diventino di fatto altrettanti canali del Post. “Stiamo lavorando proprio in questo senso”, precisa Santagata. “Di fatto Soldionline e FilmTv stanno già diventando dei canali del Post. Non cambieranno i domini, perché c’è un rischio di far crollare il traffico dei siti. Ma stiamo andando verso una convergenza editoriale per cui di fatto Soldionline rappresenterà il canale economia e finanza del Post e FilmTv il canale spettacolo. Abbiamo già i contenuti e i giornalisti esperti di questi temi, non sarebbe intelligente andarli a replicare. Stiamo invece rendendo sempre più omogenei i contenuti di Soldionline e di FilmTv con quelli del Post. D’altronde tutti i grandi giornali hanno la sezione economia, la sezione spettacolo, la sezione cultura. Nell’era del web, noi partiamo dai siti che abbiamo e li facciamo convergere”.
Claudio Cazzola