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 2015  giugno 09 Martedì calendario

PERISCOPIO

Fischiate quanto vi pare, noi non siamo quelli che vanno a fischiare le iniziative degli altri. Matteo Renzi. Agenzie.

C’è chi si rifugia dietro Mao Tse Tung quando diceva che la confusione è grande sotto il cielo e la situazione è eccellente. Sì, ma quello che dico io è questo: quando avremo smontato tutto, come ripartiremo? L’Italia, dalle famiglie ai comuni, senza un soldo, è allo stremo. Giorgio Guazzaloca, ex sindaco di Bologna (Angelo Allegri). Il Giornale.

C’è chi si chiede se, con il mio passato da pm antimafia, non provi imbarazzo a stare dentro un’amministrazione, quella capitolina, che è così pesantemente compromessa. Io sto qua dentro proprio perché il comune di Roma era così compromesso, altrimenti non avrebbe avuto senso nominare un assessore alla legalità. Quando il sindaco Marino mi ha chiamato, sei mesi fa, ho accettato per puro spirito di servizio. Ho rinunciato a metà del mio stipendio per curare l’infezione che stava uccidendo il Campidoglio. Perciò lascia l’amaro in bocca vedere che a Roma la politica si è venduta per un piatto di lenticchie: gente che, per mille euro al mese, ha tradito la fiducia di migliaia di cittadini. Alfonso Sabella, magistrato, assessore alla legalità al comune di Roma (Giovanna Vitale). la Repubblica.

Resta vivo, anche ai giorni nostri, il delirio di onnipotenza, ma se un tempo era l’idea che con i soldi si potesse comprare tutto, oggi è invece il fatto che bastano un computer o un iPad e uno si sente onnipotente, anche se non ha un lavoro né una casa. Magari solo perché, grazie ai social, ha «amici» in Australia. Mi chiedo quanto questo aspetto possa servire anche da placebo sociale. Walter Siti, scrittore, vincitore dello Strega. Corsera.

«Fare politica» è stato, fin dall’inizio (fin dai guelfi e dai ghibellini, e attraverso tutta la storia dell’Italia unita), non un servizio alla collettività e neppure un progetto di governo e di trasformazione, ma una professione e uno status. Non è un caso se tutte le culture politiche italiane (non soltanto quelle di ispirazione marxista ma anche cattoliche e persino liberali) siano profondamente impregnate di statalismo, e attribuiscano allo Stato una quantità di funzioni, di diritti e di poteri che non ha eguali nei paesi occidentali moderni. Lo Stato italiano è ipertrofico ma non esiste: è lo spazio di gioco della corporazione dei politici, di cui alimenta e conserva il potere, e cui elargisce emolumenti e privilegi. I politici hanno bisogno di molto Stato perché è di quello che vivono, e non potrebbero esistere altrove. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste. Mondadori. 2011.

Il terreno vibrilla, il cielo vibruccia e il mare squacquera. E quindi le guerre hanno cambiato nome e mezzi, ma perseverano nel nome della continuità. Non sono conflitti tradizionali, hanno cambiato verso prima di noi. Un po’ di sottomarini, un po’ di scaramucce, un sacco di satelliti, qualche modellino sganciato dall’Air Drone One, e via così. Massimo Bucchi. il venerdì.

Nella Fortuna di essere un cavallo Luigi Pirandello descrive la serenità equina di chi bruca oggi, solo per continuare a brucare domani, spostandosi da prato a prato senza pensare né al passato, né al futuro, né alla vita né alla morte. Sembra un italiano medio di oggi. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli. 1992.

Riposo domenicale. Lasciare il posto di lavoro tutti insieme per essere sicuri di ritrovarlo l’indomani. Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori. 1987.

Le grandi madri di questi corridori bendati del bassopiave stanno ricoverate in case di cura e di custodia accreditate dalla Guida Michelin, la cui presidenza è bene retta, alternativamente, di anno in anno, dalla figlioletta o dal figlioletto ora del maresciallo ora del mezzadro capo della destra o della sinistra locale, graduati, penso, che con un consenso di cento (100) voti massimo cadauno, dirigono da venticinque (25) anni a suon di damigiane travasate e di scorzi de porzel, cotenne di maiale, congressi e particole, sezioni locali del partito degli ex democristiani travestiti da comunisti e dagli eterni ex comunisti travestiti da democristiani. Francesco Maino, Cartongesso. Einaudi.

Per volere di lei (per lui era uguale), non si sono mai sposati «marito, martirio... è la stessa cosa» e «ah, il matrimonio! lo stupro legale». Un giorno di settembre hanno fatto un rito sincretico, mezzo pagano, mezzo no, nella terra del popolo di una comunità va’ a capire di cosa - maoista del Circeo, scintoista di Casal Palocco, buddista di Ostia: le cose di Luciana. Però fu bello, con le lanterne di carta sulla sabbia e lunghi teli bianchi di lino che danzavano come i tetti candidi nella notte dei cartoni animati ambientati a Parigi. L’officiante in tunica bianchiccia profilata d’oro e garofano rosso all’occhiello (occhiello che non c’era, sulla tunica, ma si immaginava), aveva eseguito tutta la liturgia di rito romano con l’aggiunta di riflessioni personali e citazioni di Sepulveda, Castaneda, Emerson e persino Evola. Daniela Ranieri, Mille esempi di cani smarriti. Ponte alle Grazie.

La signora batte il cucchiaio di un coperchio, il signore gira per la cucina con un boccone infilato nella forchetta, gli fa fare il giro della morte, lo dirige velocemente verso la propria bocca, ma, con fulminea virata, la evita, lo impenna di nuovo imitando, con la voce, il sibilo di un jet, poi lo precipita in picchiata verso la bocca aperta del bambino. Signore e signora gridano insieme «aaaamm » e poi si rilassano per qualche attimo, un altro pezzo di bistecca è andato a destinazione. Luca Goldoni, È gradito l’abito scuro. Mondadori, 1972.

Attorno alle undici meno un quarto, quando il battello non era che un puntino sulla piatta superficie del lago e non aveva ancora doppiato la punta di Bellagio, era giunto anche il sindaco Pensa coi suoi fedelissimi. Infine, quando il battello era abbastanza vicino da lasciar scorgere la sagoma del comandante, il Pensa aveva fatto tre passi in avanti, si era portato all’estremità della passerella e aveva sollevato il braccio agitandolo in un gesto di saluto. Il comandante del battello aveva risposto con un colpo di sirene che aveva fatto alzare in volo i numerosi gabbiani appollaiati sulla murata del molo. Andrea Vitali, La signora Tecla Manzi. Garzanti. 2004.

Le peccatrici le riconosci dal loro buon carattere. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/6/2015