Edoardo Narduzzi, MilanoFinanza 9/6/2015, 9 giugno 2015
SE IL NUOVO CDA È NOMINATO DA QUELLO VECCHIO
Mai come negli ultimi tempi la disciplina della governance delle società quotate in borsa è stata effervescente. È uno dei tanti effetti della peggiore crisi del secondo dopoguerra innescata dal fallimento della banca d’investimento americana Lehman Brothers. Nulla oggi è più come prima del 2008. Non lo sono più le logiche e i criteri di valutazione del rischio da parte di banche e investitori. Non lo sono più i privilegi riservati agli emittenti sovrani. Non lo sono più le convenzioni sul capitale proprio necessario per sostenere qualsiasi tipo di business, perché oggi, a parità di condizioni, i mercati pretendono più equity al servizio del business rispetto a prima.
Ovvio che in un contesto tanto rivoluzionato non potesse mancare una spallata anche alle regole sulla cosiddetta corporate governance, le regole che disciplinano l’assegnazione del potere gestionale nelle società quotate. Ieri, per esempio, la più grande banca tedesca, Deutsche Bank, ha ufficializzato l’uscita anticipata di entrambi i suoi due amministratori delegati, Anshu Jain e Juergen Fitschen: il primo uscirà già a luglio, il secondo con l’approvazione del bilancio 2015. Scandali e polemiche prolungate sulle forti perdite straordinarie subite dalla banca sono alla base di questo inusuale «licenziamento» per la cultura tedesca, segno che oggi la governance dei consigli di amministrazione delle grandi società quotate è entrata in una nuova dimensione. Gli azionisti, del resto, grazie al web e alle mobile app possono più facilmente informarsi e partecipare alla vita assembleare, pretendere spiegazioni e anche organizzare, come è stato nel caso di Deutsche Bank, campagne mirate di informazione. I manager quindi devono «scendere» in politica, nel senso che devono farsi parte attiva nella promozione di liste per la scelta dei consiglieri di amministrazione. Anche perché il ruolo del board uscente sta diventando sempre più rilevante nell’elezione degli amministratori.
Secondo uno studio realizzato da Sodali, una società specializzata del settore, già oggi nei principali Paesi per capitalizzazione borsistica i membri del consiglio di amministrazione sono indicati dal board uscente. È il caso degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Francia, della Spagna e della Germania, dove i singoli azionisti sono poi chiamati ad approvare singolarmente, cioè consigliere per consigliere, le candidature. Si tratta di spazi di manovra originali, quindi, per gli amministratori delegati che hanno prodotto risultati e buoni dividendi per organizzare liste a supporto delle proprie candidature. Per far sempre più contare e sempre meno pesare le azioni quotate.
Edoardo Narduzzi, MilanoFinanza 9/6/2015