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 2015  giugno 09 Martedì calendario

AGNELLI: TROPPO 1 MILIARDO PER IL MILAN

Il presidente della Juventus Andrea Agnelli è scettico sulle cifre relative alla valutazione del Milan riportate sulla stampa in relazione all’accordo preliminare tra la Fininvest di Silvio Berlusconi e il consorzio di investitori guidato dall’uomo d’affari thailandese Bee Taechaubol. Seppur ufficialmente nessun dettaglio sulla valutazione del club rossonero è stato comunicato dalle due parti, nei resoconti di stampa è stato indicato che Mr Bee e i suoi soci sarebbero pronti a rilevare il 48% per 470 milioni, attribuendo una valutazione al 100% del club rossonero di circa 1 miliardo, cui vanno però aggiunti i circa 250 milioni di debiti finanziari netti.
Una valutazione che, secondo il presidente della Juventus (che in borsa capitalizza «solo» 285 milioni, cui si aggiungono i 207 di debiti netti), è «impressionante» ma «senza giustificazioni» alla luce dei fondamentali economici del Milan. Il club rossonero ha infatti chiuso l’esercizio 2014 con un risultato netto consolidato negativo per 91,3 milioni (in peggioramento rispetto al rosso di 15,7 milioni del 2013), ricavi in flessione a 222 milioni (da 255 milioni) e un ebitda (comprensivo però delle plusvalenze da calciomercato) in calo da 50,9 a 2,4 milioni. Numeri in base ai quali, appunto, Agnelli si è detto in difficoltà nel giustificare le cifre relative al valore del Milan circolate nell’ambito della trattativa tra Berlusconi e Mr Bee. «La Fininvest», ha commentato Agnelli, «ha comunicato che in questo momento ha aperto un dialogo formale e i numeri non ci sono ancora. Tutti però leggiamo, anche se non sempre quello che leggiamo poi corrisponde a verità. I numeri, così come li ho letti, sono senz’altro impressionanti», ha osservato il numero uno bianconero nel corso della conferenza stampa di fine stagione di ieri mattina allo Juventus Stadium. «Quando poi vado a guardare e faccio qualche riflessione sui multipli, guardo al risultato netto, guardo all’ebitda, guardo alla posizione finanziaria netta del Milan, faccio fatica a trovare una quadra a quel numero». Dal punto di vista di Agnelli, dunque, non basta il blasone e la riconoscibilità internazionale del marchio Milan a giustificare una valutazione così importante. «Ci sono senz’altro dei valori intangibili, come il valore del marchio», ha sottolineato il presidente della Juventus, «però mi chiedo come, a fronte degli indicatori relativi a ebitda, risultato netto e posizione finanziaria netta, si possa arrivare a un risultato di quel tipo».
Nel corso della conferenza stampa, tenutasi due giorni dopo la sconfitta dei bianconeri per 3-1 nella finale di Champions League contro il Barcellona, il presidente bianconero ha inoltre ricordato che l’amarezza per il mancato «triplete» non cancella una stagione «straordinaria», chiusa con due titoli importanti (campionato e Coppa Italia) e risultati economici sempre migliori. «Con 315 milioni di euro di fatturato nel 2014», ha spiega Agnelli ’contestando’ i numeri di Deloitte, che non tengono in considerazioni le plusvalenze da cessioni di giocatori, «possiamo affrontare le grandi potenze europee sul campo». Non è arrivata la coppa, ma è stata la stagione della consapevolezza, della coscienza di essere un top club. «Una stagione deve essere considerata di successo se si è competitivi a primavera su tutti i fronti». Il ritorno della Juventus tra le grandi d’Europa ha già fatto gridare alla rinascita del calcio italiano. Per Agnelli invece rischia di tradursi nella più classica delle foglie di fico: il problema del sistema-calcio nel nostro Paese rimane più vivo che mai. «Mancano gli impianti ma anche un vero progetto sportivo da parte della Federazione, con vere e proprie missioni per il calcio professionistico». Non c’è, secondo la visione del numero uno bianconero, un vero progetto sportivo. «Mi chiedo qual è il ruolo della Lega Pro, della Lega di B e della Lega di A nel sistema-calcio. La finale di Champions della Juve e le semifinali di Europa League di Fiorentina e Napoli non sono il successo del calcio italiano, ma solo di tre società che hanno lavorato molto bene», ha concluso.
Andrea Di Biase, MilanoFinanza 9/6/2015