Gianni Clerici, la Repubblica 9/6/2015, 9 giugno 2015
SE IL PROGRESSO CANCELLA LA CREATIVITÀ DI UN GIOCO
Ieri ci siamo trovati d’accordo, Mc Enroe e il povero vecchio che ci aveva pesantemente litigato, la volta che John suggerì alla moglie del Presidente del Queen’s un certo uso della racchetta, o meglio del manico della stessa. Ci siamo trovati d’accordo che il “progresso” non sempre è tale, ma è una versione di “regresso”. L’esempio di Wawrinka, che ci ha entrambi entusiasmati, John alla tv e io seduto su un gradino della tribuna, era tale da spingerci a ricordare non solo il rovescio – back hand – di una volta, ma il fatto che i nuovi strumenti, in materiali spaziali, abbiano prodotto un gioco infinitamente meno creativo, una sorta di raffinatissima fabbrica tecnologica per il rinvio della palla.
John fu, per un vano periodo di proteste, il capo di un Club del quale feci parte, che svolse un tentativo, secondo i progressisti, anacronistico, in favore di un ritorno alle racchette di legno. Non eravamo soltanto un gruppo di vecchi superati, amanti di tempi superati, se nel baseball americano, lo sport più professionistico che ci sia, i boss avevano deciso il ritorno alle mazze di legno, dopo un anno di fuori campo troppo facili e numerosi, con palle colpite da mazze di plastica.
Nel tennis erano via via scomparsi gli artisti digitali, capaci di vincere con manine benedette, era scomparsa una creatività che aveva fatto paragonare simile giuoco a un’arte minore. Nel tennis una scoperta del grande Lacoste, erede di una famiglia capace di produrre gli aerei Caravelle, non solo le magliette col coccodrillo, ma una racchetta metallica chiamata in USA T2000; nel tennis l’applicazione dei materiali usati per cambiare lo sci da Mr Head; nel tennis, nonostante le nostre accorate considerazioni, avevano prevalso un mio amico francese, De Kermadec, e un mio amico inglese, Gray, membri di una commissione della Federazione Internazionale che aveva ammesso nuovi materiali e ovali di doppia capacità, all’insegna di una frase che mai dimenticherò «Non si può fermare il progresso». Si è arrivati a computer collegati con un lettore in plastica, infilato nel manico, che permette al giocatore di ravvisare le cause dei colpi errati. Si arriverà, secondo un amico del ramo, alla racchetta che non sbaglia, a meno di essere dei geni a rovescio. Quel che sta avvenendo alle racchette è la causa di una banalizzazione, di una standardizzazione di un gioco nel quale lo strumento era simile ad una chitarra, un violino. Chissà come mai il progresso ha prodotto un’altra cosa, chiamata inquinamento.