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 2015  giugno 07 Domenica calendario

PUTIN PARLA DI GUERRA. OBAMA GLIELA FA

Vladimir Putin ha convocato sino alle due di notte al Cremlino un inviato del Corriere della Sera per mandare con una lunga intervista un messaggio forte e chiaro all’Occidente nello stesso giorno in cui si riunisce in Germania il G7. Un messaggio il cui significato è così riassumibile: la Russia si sente minacciata da una forte pressione politico-militare dell’Occidente, è certa che Obama abbia usato della crisi Ucraina per impedire un riavvicinamento tra Russia e UE, avvisa che «stiamo mirando alla parità strategica con l’America» e considera l’Italia un partner strategico per evitare conflittualità in futuro. Il tutto accompagnato da immagini colorite: «Se lei ha certi rapporti con una donna senza assumersi degli impegni, allora non ha nessun diritto di chiedere alla sua partner di assumersi a sua volta impegni nei suoi confronti. Noi non abbiamo mai trattato l’UE come un’amante. Ora parlo molto seriamente. Abbiamo sempre proposto rapporti seri. Ma oggi ho l’impressione che fosse l’Europa a cercare di costruire con noi rapporti puramente su base materiale ed esclusivamente a proprio favore».
IL MESSAGGIO
Fuor di metafora, il messaggio forte che Putin ha voluto lanciare all’Europa è chiaro e rassicurante: che non dia retta agli Usa che denunciano una pressione militare verso occidente della Russia, si renda conto che i sottomarini Usa stazionano nel Mare del Nord e che possono «colpire Mosca con i loro missili in soli 17 minuti», che interpreti quindi la sua politica militare come una risposta difensiva al tentativo della Nato di estendersi a Est e che abbia fiducia nella possibilità di ripristinare quei rapporti di buon vicinato e di collaborazione anche militare che Berlusconi avviò con gli accordi tra Russia e Nato di Pratica di Mare. Un passaggio cruciale, questo, per indicare esplicitamente a Renzi la strada da seguire con Mosca: quella indicata da Berlusconi, appunto.
Il presidente russo intende non solo mantenere «gli ottimi rapporti» intrattenuti con tutti i premier italiani, Prodi, Monti e Letta inclusi, ma propone apertamente a Matteo Renzi di incrementare al massimo quel «ruolo di equilibrio» dimostrato durante le fasi più acute della crisi ucraina, facendosi portatore presso i membri della UE della proposta di collaborazione piena che traspira da ogni frase di questa intervista. Il tutto accompagnato da una solida profferta di un ritorno economico per l’Italia che prospetterà con più enfasi nel suo imminente viaggio a Milano.
Le preoccuapzioni del Cremlino hanno solidi fondamenti. Nelle stesse ore in cui Vladimir Vladimirovic rilasciava la sua intervista al Corriere, infatti, il segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter, spiegava al Wall Street Journal come l’amministrazione Obama stia pensando a un ulteriore giro di vite contro Mosca. «Le sanzioni hanno effetto sull’economia russa», ha detto Carter, «ma non sembra possano impedire a Putin di comportarsi come ha fatto con la Crimea». Sul tappeto la Casa Bianca vuole mettere un maggior impegno militare nell’est europeo ma il quotidiano finanziario parla anche di azioni «contro la corruzione» negli alleati europei. Una frase sibillina, che dopo lo scandalo Fifa suona ancor più minacciosa. Soprattutto per Unghiera e Grecia, i Paesi con cui Mosca sta facendo sponda. Ma anche per chi, come Italia e Germania, sta su posizioni non del tutto allineate a quelle americane. Ultimo elemento dell’offensiva Usa sarebbe l’accelerazione delle pratiche per portare il Montenegro nella Nato (o almeno nella Ue) e dimostrare che il veto del Cremlino non ha effetti in Europa.
SPAURACCHI
Una azione su più livelli - militare, economico, politico - che richiama lo scenario delineato da Putin al Corriere: «Solo una persona non sana di mente o in sogno può immaginare che la Russia possa un giorno attaccare la Nato. Sostenere quest’idea non ha senso, è del tutto infondata. Forse qualcuno può essere interessato ad alimentare queste paure. Ad esempio gli Usa non vogliono tanto il ravvicinamento tra la Russia e l’Ue. Non lo affermo, lo dico solo come ipotesi. Supponiamo che gli Usa vogliano mantenere la propria leadership nella comunità atlantica. Hanno bisogno di una minaccia esterna, di un nemico per garantirla. E l’Iran chiaramente non è una minaccia in grado di intimidire abbastanza. Con chi mettere paura? Improvvisamente sopraggiunge la crisi ucraina. La Russia è costretta a reagire. Forse tutto è fatto apposta, non lo so. Ma non siamo noi a farlo. Voglio dirvi: non bisogna aver paura della Russia».