Stefania Tamburello, Corriere della Sera 7/6/2015, 7 giugno 2015
IL TESSITORE ITALIANO SULLA CRISI GRECA: UN SUPERTECNICO DELLA SCUOLA DI DRAGHI
ROMA È difficile coglierlo nelle immagini dei vertici internazionali, dove fa di tutto per non apparire. Si dilegua appena può, sorprendendo anche il ministro Pier Carlo Padoan che accompagna, e a volte sostituisce, nelle riunioni importanti. Eppure Vincenzo La Via, direttore generale del ministero dell’Economia, è l’uomo che ha in mano i dossier più delicati internazionali. Che svolge le istruttorie tecniche e fa da anello di raccordo con le decisioni politiche.
Così è anche per il lunghissimo, estenuante, e forse prossimo alle battute finali, negoziato con la Grecia. E lui che all’Euro-working-group esamina assieme ai colleghi dell’eurozona gli sviluppi delle trattative fra i negoziatori di Atene e gli esperti delle istituzioni, dell’ex troika (Commissione europea, Bce e Fmi), rappresentando tutto l’auspicio italiano per un esito positivo della crisi ellenica - «Ma noi tecnici siamo tutti allineati e impegnati a trovare le soluzioni più idonee» a questo fine, dice - e facendo appunto da ponte alla decisione finale politica dell’Eurogruppo. Ed è sempre lui a preparare i dossier per l’Ecofin, visto che presiede, grazie ad una nomina unanime, il Financial Service Committee, anticamera delle principali decisioni dei ministri finanziari. Partecipa pure a pieno titolo al Financial stability board che dopo lo scoppio della crisi ha rivisto l’intera regolazione finanziaria su mandato del G20. E coordina i rapporti con la Commissione europea, che vuole dire confronto sui conti pubblici ma, fra l’altro, anche trattative per il via libera alla bad bank italiana.
All’estero viene considerato un interlocutore autorevole che, pure con il suo carattere schivo, è riuscito a stabilire continuità di rapporti con personaggi non facili come il ministro delle Finanze tedesche, Wolfgang Schaeuble. Un’opportunità questa che in Italia — spiega — è alla portata più dei direttori generali del Tesoro che dei ministri, perché i primi possono approfondire le conoscenze in forza di incarichi prolungati a differenza dei ministri e dei governi che si susseguono con più velocità di quanto non succeda in altri Paesi. Lui di ministri ne ha finora affiancati quattro (Mario Monti, Vittorio Grilli, Fabrizio Saccomanni e Padoan), ancora lontano dai sette con cui ha collaborato Mario Draghi, ma non si può mai dire. Cinquantotto anni, romano, La Via è stato da pochi giorni riconfermato alla direzione generale del Tesoro, smentendo tutte le voci che lo descrivevano come un pesce fuor d’acqua al ministero di via XX Settembre. Pur avendo passato più di 18 anni all’estero, lui invece tra quelle mura si muove con grande sicurezza. Se non altro perché, prima di essere chiamato come direttore generale nel 2012 da Mario Monti, era già stato, nel 1997, direttore del debito pubblico, con Mario Draghi direttore generale. Quest’ultimo, La Via lo aveva conosciuto a Washington , dove era arrivato — dopo la laurea in Economia alla Sapienza di Roma e un Ph.D all’Università della California — con una borsa di studio per la Banca mondiale dove Draghi era da un anno Direttore esecutivo.
In Banca mondiale comunque La Via ha, molti anni dopo, ottenuto il prestigioso incarico di responsabile finanziario che ha lasciato per assumere la Direzione del Tesoro. «Sono stato prudente nella gestione delle risorse, e questo si è rivelato importante quando, allo scoppio della crisi la Banca mondiale ha potuto sostenere con 200 miliardi di dollari i Paesi in via di sviluppo», ricorda.
La Via i numeri e cifre li ha nel Dna, visto che la sua famiglia annovera un banchiere, lo zio Sergio Siglienti — a lungo amministratore delegato della Comit — e un ministro, il nonno Stefano — titolare delle Finanze nel secondo governo Bonomi — oltre che i cugini Berlinguer. L’origine sarda, le vacanze dell’infanzia passate a Stintino, si rivela nell’amore per il mare che si affianca alla passione per gli scacchi vissuta in gioventù a livello agonistico.
Sposato con Beatrice, una pianista di talento, unisce la musica ai suoi interessi del tempo libero, che comunque non è molto. Perché ovviamente non c’è solo la scena internazionale, ma anche quella nazionale ad assorbire le sue giornate. Presiede il comitato per le privatizzazioni, sovraintende alla gestione del debito pubblico, che comunque delega con totale fiducia al capo del Dipartimento Maria Cannata, e collabora col ministro e con la Ragioneria per tutta la gestione del bilancio. Nel suo futuro non vede un ruolo politico, sulla scia di molti suoi predecessori, ma solo ruoli tecnici, da economista. Il clima macroeconomico, dice confermando la comune visione con Padoan, «è positivo, per la crescita ma anche per l’occupazione. L’importante è sfruttare questa grande finestra di opportunità per cambiare, con le riforme, la struttura della nostra economia, togliendo gli ostacoli allo sviluppo».