Paolo Beltramin, Corriere della Sera 6/6/2015, 6 giugno 2015
LA FINE DELL’AMORE
Suona il citofono. «Alex non è qui», dice lei.
«Di chi è l’auto blu posteggiata fuori?», chiede il funzionario del controllo antidoping.
«Non lo so», risponde la sventurata, aggiungendo bugia a bugia.
Sono le 9.05 del 30 luglio 2012, terzo giorno delle Olimpiadi di Londra, ma questa storia — che non c’entra nulla con lo sport — è ambientata in un’anonima mansarda di Oberstdorf, meno di 10 mila abitanti nel sud della Baviera. Qui, una settantina di metri quadrati, si è trasferita per allenarsi Carolina Kostner da Ortisei, neocampionessa mondiale di pattinaggio artistico su ghiaccio. E qui c’è anche Alex Schwazer da Calice di Racines, un gruppo di case sopra Vipiteno, passato a trovare la sua ragazza prima di raggiungere la capitale inglese per la gara conclusiva, la 50 km di marcia, che lo vede campione uscente.
Accanto a Carolina, Alex è un fantasma. La notte dorme in una tenda ipobarica: un macchinario illecito in Italia che serve a simulare le condizioni di allenamento in altura e che, per inciso, fa un rumore terribile. Il corpo del reato, però, sta in frigorifero: alcune fiale di eritropoietina beta, la più ricercata tra le sostanze dopanti. Per ingannare la compagna, lui le ha nascoste dentro una confezione di fermenti lattici.
No, lo sport non c’entra: questa è una storia di fughe e inseguimenti, illeciti sportivi e reati penali. Eppure, a suo modo, è anche una storia d’amore. Andrea Pasqualetto e Gaia Piccardi l’hanno raccontata in un libro intitolato proprio Per amore (Piemme), frutto del loro lavoro quotidiano di cronisti, prima a seguire le imprese atletiche dei protagonisti e poi a studiare le carte dell’inchiesta. Già, una questione d’amore. Perché nei pochi secondi in cui risponde che «Alex non è qui», Carolina è consapevole di mentire, anche se non può immaginare che questa bugia distruggerà una parte della sua vita. Lo fa per un istinto naturale, profondo, forse anche nobile: proteggere il suo compagno. Lei si fida lui, lui può fidarsi di lei.
Fino a dove può spingersi una persona, per amore? In quella mansarda Carolina non è più (solo) la fuoriclasse del patinoire , e la bellissima ragazza di tante copertine. A guardarla bene, assomiglia a molti di noi. A tutti quelli che almeno una volta nella vita si sono trovati di fronte alla scelta tra fare la cosa giusta e aiutare la persona che amano. A volte per decidere ci sono pochi secondi. Il 30 luglio 2012, Carolina non ha dubbi.
Ma c’è una cosa che Carolina non sa: Alex ha una doppia vita. Il timido ragazzo dagli occhi chiari adesso fa la pubblicità delle merendine in tivù e vince tagliando il traguardo di schiena per farsi notare; poi però di nascosto da tutti, soprattutto da lei, prende rivitalizzanti a base di testicolo suino e cerca disperatamente in Rete, come un apprendista stregone, formule proibite come Eprex e Andriol, Virigen e Stereoidprofil. Negli ultimi giorni, in quell’appartamento di Oberstorf, l’eroe di Pechino assomiglia a un eroinomane. «Mi facevo le iniezioni mentre ero a casa da solo. In vena, sul braccio sinistro. Da solo, con il laccio emostatico».
Sono anni che Alex la tradisce. Negli atti delle inchieste delle procure di Padova e Bolzano ci sono centinaia di lettere esplicite, prove inconfutabili del tradimento. Ogni giorno, quando rientra a casa, Alex diventa un’altra persona, si nasconde nel Web e con un altro nome, Alfred Reiner, scrive al «dottor Mito». Ovvero Michele Ferrari, il medico sportivo che ha «un posto di diritto nell’Olimpo degli dèi del doping», coinvolto in diversi processi e consulente, tra gli altri, di un certo Lance Armstrong.
Carolina non sa nulla di Alfred Reiner: sentirà quel nome per la prima volta solo anni dopo, durante un interrogatorio in Procura. Formalmente resta accanto ad Alex ancora per molti mesi, dopo quella mattina del 30 luglio 2012. Lo difende con grinta e dignità davanti alle telecamere. Poi, come si dice in questi casi ai giornali, si lasciano «di comune accordo». L’impressione, però, è che quella mattina non sia finita solo la carriera di un atleta, ma anche una grande storia d’amore. «L’Epo non è un’amante, non è l’altra donna a cui, magari, fare una scenata — scrivono Pasqualetto e Piccardi —. È un nemico ben più subdolo, un rivale impalpabile ma ben presente, insinuatosi nel corpo di Alex». A volte l’infedeltà non ha a che fare con il sesso; ma è sempre un’arma devastante contro l’amore.
Dirà Carolina: «Alex era la persona che amavo. Ho agito come fidanzata, pensando che le giustificazioni datemi da lui fossero giuste. Non ho riflettuto e mi sono fidata». Il guaio è che l’amore non è un’attenuante, per il codice antidoping. Schwazer, reo confesso, viene condannato a 8 mesi di reclusione, e sospeso dall’attività sportiva fino al 29 aprile 2016; sta cercando con tutte le forze di partecipare alle Olimpiadi in Brasile. Carolina, lo scorso gennaio, viene sospesa per un anno e 4 mesi. Potrà ricominciare a gareggiare poche settimane prima dell’ex compagno.
La storia di questi due ragazzi di due paesi di montagna — passati lo stupore, la delusione, magari la curiosità morbosa che riappare ogni volta che grandi o piccoli dèi cadono —, vale la pena di essere ascoltata di nuovo adesso, con la giusta distanza. Perché mostra che a volte il bronzo vale più dell’oro, tutto dipende da come lo si guadagna; e che non c’è impresa più grande di riuscire a tenersi accanto la persona giusta.