Guglielmo Longhi, La Gazzetta dello Sport 8/6/2015, 8 giugno 2015
SAMP, CHI SI RIVEDE. ZENGA SCEGLIE CAGNI COME VICE
Questa sì che è una vera amicizia nata sul campo, in pochi metri quadrati tra un rinvio, un gol preso e una parolaccia in dialetto: il milanese e il bresciano, il giovane portiere e il libero già esperto, il vecchio libero che un giorno si sarebbe chiamato difensore centrale con compiti meno distruttivi. Walter Zenga, nuovo allenatore della Samp, ha scelto come vice Gigi Cagni, 10 anni in più (compirà i 65 domenica, due giorni dopo la presentazione ufficiale). Giocavano insieme nella Sambenedettese, si sono sentiti molte volte in questi anni e rivisti a Dubai tre mesi fa. L’altra sera Walter ha chiamato Gigi e gli ha fatto l’insolita proposta. Gigi ha accettato subito.
DIFENSIVISTA O NO? L’allenatore identificato per anni come uno dei simboli del calcio all’italiana, quello che nel ‘93 trascinò il Piacenza autarchico alla storica promozione in A, quello che criticò apertamente il credo sacchiano, ritrova dunque una panchina. Non sarà il solito vice depotenziato, che guarda, consiglia il collega coprendosi la bocca per non farsi leggere il labiale e non decide: sarà il responsabile della fase difensiva (quella offensiva toccherà a Claudio Bellucci, ex giocatore e poi tecnico del settore giovanile della Samp), nel senso più ampio dell’espressione. Sul suo blog, Cagni spiega: «E’ statistico che chi prende meno gol raggiunge l’obiettivo con maggiore sicurezza. Non vorrei essere frainteso, come mi è capitato spesso quando sono stato tacciato come difensivista da molti, non intendo dire che bisogna mettersi tutti dietro, giocare in contropiede e sperare di fare gol, bensì di riuscire a realizzare al meglio la fase difensiva con l’aiuto degli attaccanti».
AMICI L’altra sera a Zoagli, una trentina di chilometri da Genova, i due si sono parlati a lungo: Zenga ha spiegato come concepisce la divisione dei compiti, Cagni ha confessato di aver visto in questi anni gol assurdi e difese imbarazzanti e che quindi è pronto a cominciare la missione. Un ruolo abbastanza nuovo per l’Italia, simile per esempio a quello svolto da Silvinho con Mancini all’Inter. Cagni ha accettato perché non aspettava altro e perché da sempre considera Walter un fratello minore. Dai tempi della Samb, 1980-82: primo anno promozione in B, secondo anno un discreto ottavo posto. Zenga giovane portiere di talento in prestito dall’Inter, Cagni capitano amato da tutti, soprattutto dai più giovani, pronto a mediare con il burbero Sonetti, a suggerire, spiegare. Il classico allenatore in campo. Nell’estate 1982, quella del trionfo Mundial, Zenga torna all’Inter e comincia la sua straordinaria carriera, l’amico bresciano resta ancora cinque anni prima di chiudere col calcio giocato a Ospitaletto, dalle parti di casa. Poi via alla seconda vita: l’Inter sfiorata nel 1995, l’esperienza con le due genovesi (Genoa nel 1998, Sampdoria dal 2000 al 2002), tanta provincia: dal Piacenza fino allo Spezia, l’ultima squadra allenata e portata alla salvezza due anni fa.
STUDENTE PILOTA Da disoccupato, Cagni non sta mai fermo: gira, vola, studia. Prende il brevetto di pilota e passa la scorsa estate a Boston, dove resta folgorato dal soccer anche se rifiuta una proposta del Montreal, perché non si fida ancora del suo zoppicante inglese. E perché spera sempre in una chiamata dall’Italia, ma non dalla B che in fondo resta il suo terreno di caccia. In febbraio va a trovare Zenga a Dubai e sul blog scrive: «Viaggiare, visitare nuovi paesi e culture, scambiare le proprie esperienze con altri colleghi che ne vivono di diverse, questo è quello che ora (non avendo squadra naturalmente) mi appassiona e rende eccitante la mia vita. Sono appena tornato da Dubai, dove sono stato per una settimana per trovare il mio ex compagno di squadra nella Sambenedettese per due anni, Walter Zenga. Erano anni che mi ripromettevo di fare questo viaggio sia per rivedere lui, sia per parlare delle sue esperienze nei campionati arabi, che toccare con mano la realtà di una città costruita dal nulla nel deserto. Come sempre, quando torno e arrivo sul suolo italiano , mi dico “ma com’è che siamo eccellenze in tutto, le esportiamo e noi non ne usufruiamo?”». E aggiunge: «Comunque il piacere più grande è parlare con un amico-collega che ha la tua stessa passione e la voglia continua di migliorarsi e aggiornarsi, che parla il tuo stesso linguaggio anche con idee diverse, che trasuda desiderio di andare su un campo a insegnare calcio tramite le proprie esperienze e l’amore per questo lavoro. Torno e leggo “Lotito, Parma, settori giovanili, penalizzazioni in B ecc….” che tristezza!».
CI RIPROVA Gigi si rimette in discussione, da vice e a 65 anni, ma non lo considera un demansionamento. Riparte dall’Europa League con entusiasmo. La precedente esperienza alla Samp non è stata niente di straordinario: un quinto posto in B nel 2001, l’esonero all’inizio del campionato successivo. Gigi ha parcheggiato il Cessna e ci riprova. Con un vecchio amico.