Simonetta Robiony, La Stampa 7/6/2015, 7 giugno 2015
GERINI: TORNO A TEATRO DOPO TANTI ANNI PER RACCONTARE UN SECOLO DI DONNE
[Intervista] –
Se ci fossero ancora le zie di un tempo Claudia Gerini verrebbe definita «bella, buona e brava» perché sa prendere il lavoro sul serio e non prendere sul serio se stessa. Per questo, forse, quando - dopo oltre dieci anni di assenza e una infinità di commedie cinematografiche più qualche film d’autore - le hanno offerto di tornare a teatro, ha scartato i classici e ha optato per una commedia nuova che la rappresentasse così come è.
In Storie di Claudia, recita, balla e canta aiutata da sei ballerini e altrettanti musicisti ma senza il marito, il leader dei Tiromancino Federico Zampaglione.
È un’autobiografia?
«Per carità. Sarebbe noiosissima. E niente Shakespeare rivisitato che non fa per me. È una carrellata di donne dell’ultimo secolo, con accenni perfino al diritto al voto, al divorzio, all’aborto, quelle che sono le nostre vittorie, ma anche qualche sconfitta. Molte canzoni, pure, perché mi piace e nessun intento didascalico. Fingiamo una vecchia signora centenaria, che non compare mai in scena, narri la sua avventurosa vita d’artista in giro per il mondo. E io faccio le sue donne».
Numerosissimi cambi di costume, perciò.
«Sì, e rapidissimi, alla Brachetti. Un testo leggero ma non insulso, perfetto per intrattenere il pubblico facendomi vedere come sono. E una tournée breve perché non voglio lasciare troppo tempo le bambine: Rosa che ha 11 anni e Linda che ne ha cinque. Forse loro starebbero pure benissimo senza di me, ma io non ci posso rinunciare a lungo: mi danno la carica».
Ma il teatro le piace?
«Beh, per un attore sentire l’applauso del pubblico è una soddisfazione enorme. Dopo Non è la Rai avevo cominciato proprio col teatro con la regia di Luca Guadagnino, Closer, un testo importante che diventò un film altrettanto importante di Mike Nichols. E poi, in un “buchino” dietro il Colosseo avevo fatto Angelo e Beatrice, una cosa durissima sulla lotta armata. Fu là che mi vide Carlo Verdone e chissà perché gli venne in mente di chiamarmi per Viaggi di nozze. Ed è arrivato il cinema».
Ci sarà qualche spunto tratto dalla sua vita familiare in questo spettacolo?
«Qualcosa. Una diva all’apice del successo che durante l’intervista con un grande giornalista viene interrotta dalla figlia per una sciocchezza che la bambina vuole immediatamente. Poco, pochissimo. Ma lo stiamo ancora finendo di scrivere».
Niente cinema quest’anno.
«In questi ultimi mesi ho fatto un documentario per la onlus Ccs in Cambogia e Mozambico, nei villaggi di quei Paesi dove l’acqua scarseggia, le case sono fragili e la scuoletta è a chilometri di distanza. Lo presento in una serata di raccolta fondi il 9 giugno, a Torino, alla Mole Antonelliana per dare una mano a quella gente che ne ha bisogno. E poi, subito dopo, me ne vado su un set».
Cosa va a girare?
«Una commedia di Luca Lucini accanto a Margherita Buy. Sul titolo c’è ancora discussione. Siamo due ex mogli di un unico marito morto: Margherita è la prima moglie, io la seconda. A causa di una singolare eredità dobbiamo incontrarci e scontrarci. Sarà un conflitto letale, pur senza cadaveri. Un copione divertente e originale che mi permette di lavorare accanto a Margherita, finalmente ridente. La Buy non è come la descrivono i registi, malinconica e nevrotica: è una donna di spirito. E poi abbiamo alcune cose in comune. Siamo bionde di pelle chiara, in più abbiamo due figlie della stessa età che vanno tutte e due alla scuola inglese. Credo che sarà un buon faccia a faccia».
Simonetta Robiony, La Stampa 7/6/2015