Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 7/6/2015, 7 giugno 2015
JUNCKER CHIUDE LA PORTA A TSIPRAS
C’è un fitto lavorio sotterraneo tra le diplomazie di Atene e Bruxelles, su come riprendere il filo dei negoziati interrotti bruscamente dopo le rispettive “dichiarazioni di guerra” dei giorni scorsi sulla soluzione della crisi debito greco.
I rapporti della Commissione europea col governo greco sarebbero così tesi che il presidente Jean-Claude Juncker ha respinto ieri la richiesta di un incontro avanzata dal premier greco Alexis Tsipras, dopo il duro discorso di questi pronunciato venerdì al Parlamento greco dove aveva rifiutato in blocco le proposte dei creditori.
Il presidente lussemburghese della Commissione europea si sarebbe rifiutato anche solo di parlare al telefono con il premier ellenico Tsipras. Secondo quanto riportano fonti ufficiali, motivo del diniego sarebbe proprio il fatto che Atene non ha ancora inviato le proposte di riforma che aveva promesso per giovedì scorso, dopo che era stato deciso di concentrare i pagamenti all’Fmi per 1,6 miliardi di euro alla fine del mese. «Il primo ministro greco – riferisce una fonte – ha chiesto di parlare a telefono alle 11 con Juncker, ma lui ha rifiutato perché non ci sono progressi nel negoziato né quelle proposte che Atene aveva promesso. Non ci sono quindi sviluppi, e quindi non c’è nulla da discutere». A questo punto Tsipras ha parlato con la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese François Hollande ieri sera in teleconferenza accordandosi per un incontro a Bruxelles mercoledì 10 giugno per far scendere la tensione ne negoziale tra Atene e i suoi partner europei.
Atene intanto punta sempre ad abbassare il target sul surplus primario (la differenza tra entrate e uscite dello Stato prima del pagamento degli interessi) che i creditori internazionali hanno ridotto all’1% per l’anno in corso, per poi passare rispettivamente al 2%, 3% e 3,5% negli anni successivi, mentre Atene chiede lo 0,6% per quest’anno, e rispettivamente l’1,5, il 2,5 e 3,5 per cento. Meno è elevato il surplus e più c’è spazio per manovre di sostegno sociali alla grave crisi umanitaria che ha colpito soprattutto la popolazione a reddito fisso, come pensionati e salariati, e quel 25% di greci che vive è sotto il livello di povertà.
Secondo fonti europee il premier greco Alexis Tsipras, che aveva fatto sapere che una soluzione «è più vicina che mai», aveva chiesto di volare a Bruxelles martedì per riprendere il filo interrotto delle trattative dopo il duro discorso pronunciato venerdì in Parlamento ad Atene, nel quale ha rispedito al mittente come «irrazionale» e «irricevibili» la proposta dei creditori. Bruxelles per ora prende tempo.
Atene ha chiesto improvvisamente di rinviare le quattro rate dovute al Fondo monetraio internazionale a fine mese, ma bisognerà trovare un accordo prima di quella data visto che poi occorrerà far passare l’eventuale intesa in Parlamento ad Atene dove Piattaforma di sinistra, la formazione guidata dal ministro per la Ricostruzione, Ambiente ed Energia, Panayiotis Lafazanis, l’ala sinistra di Syriza che ha circa 30 seggi, promette dura battaglia e minaccia di far cadere il governo di coalizione se si dovessero superare le famose “linee rosse” nella trattativa con la Troika.
I creditori ipotizzano di usare anche i 10,9 miliardi di euro avanzati dal Fondo ellenico per la ricapitalizzazione delle banche, escamotage tecnico che consentirebbe di pagare speditamente le rate dovute all’Fmi (1,6 miliardi di euro complessivi) e i bond ellenici in mano alla Banca centrale europea (6 miliardi di euro acquistati nel 2010 con il security market programme, Smp, ai tempi di Jean-Claude Trichet) in scadenza tra giugno e agosto.
In precedenza i creditori avevano sempre rifiutato le richieste elleniche di poter usare questi fondi residui, compresi nel piano complessivo di aiuti da 240 miliardi di euro, per ripagare le scadenze in calendario.
Le concessioni dovrebbe però essere approvate anche da alcuni Parlamenti dei Paesi creditori dell’Eurozona tra cui la Germania e l’Olanda, i falchi per eccellenza.
Il vice cancelliere tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, ieri, ha avvertito la Grecia in un’intervista allo Stuttgarter Nachrichten che «non c’è più spazio di manovra. Ora tutto dipende esclusivamente dal governo greco, l’Europa ha offerto tutto quello che poteva».
Più aperta la posizione degli industriali tedeschi. «Dobbiamo aver pazienza con i greci se si impegnano ad adottare le riforme e a tagliare parzialmente i loro livelli di prestazioni sociali, che sono superiore ad alcuni dei loro paesi creditori», ha affermato, in un’intervista al Passauer Neue Presse, Ingo Kramer, il presidente della Bda, la Confindustria tedesca. Il caso della Grecia, ha aggiunto, «non ha solo una dimensione economica ma anche politica. Spero che la Grecia e l’Europa riusciranno insieme a superare questa situazione e che la Grecia resterà nell’area dell’euro».
Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 7/6/2015