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 2015  giugno 07 Domenica calendario

SERENA, VENTI VOLTE SLAM

Una campionessa. Una grande interprete. Un’eroina. Un fenomeno. Serena Williams poteva conquistare in tanti modi il terzo Roland Garros, il secondo Major stagionale dopo l’Australia e lo Slam numero 20. Portandosi a due sole tacche dal record Open di Steffi Graf. C’è riuscita con la consueta drammaticità. Non solo nella finale contro il talento finora inespresso Lucie Safarova, recuperando una partita quasi vinta, 6-3 4-1, e poi compromessa , dopo aver perso il tie-break del secondo set e sotto 2-0 al terzo. Ma con le quattro rimonte da un set di svantaggio. «Combattendo a ogni match contro due avversari, perché c’era sempre l’influenza, con febbre, che si è portata dietro fino a sabato mattina», racconta coach Patrick Mouratoglou che nelle ultime tre stagioni le ha inculcato la continuità. «Venerdì è stata malissimo, ha anche pensato di ritirarsi: aveva dato tutto per superare Bacsinszky, ma era distrutta dallo sforzo contro il suo stesso fisico malato, con la febbre che tornava». Venerdì non s’era allenata, ieri mattina camminava e si reggeva a fatica, in campo, durante un’oretta di palleggi. Poi, una volta lanciata «contro un’avversaria bloccata dall’emozione» - sempre secondo Mouratoglou -, le è stato sufficiente tirare a più non posso per ritrovarsi avanti di un set e un break dopo 55 minuti. Con i 15mila del Philippe Chatrier scontenti per lo spettacolo e la povera mancina ceca sempre più afflitta per l’epilogo della prima finale Slam.
MONTAGNE RUSSE «Secondo me ha pensato di aver vinto, ed ha avuto un netto calo», azzarda ancora il compagno d’avventure non solo sportive. «E nello stesso tempo l’avversaria s’è finalmente rilassata ed ha lasciato andare il braccio giocando molto bene». Di certo i due doppi falli consecutivi del 4-2 sono insoliti. E ancor più quello col quale l’afroamericana più forte dello sport cede il 4-4, in una specie di legge del contrappasso, dopo aver chiuso tre game del primo set con ace. Possibile che la Tyson del tennis, la regina delle rimonte si faccia rovesciare il punteggio dalle mani da 4-1 ad addirittura 4-5? I vibranti «Com’òn» coi quali Serena si incita, tranquillizzano mamma Oracene e il clan in tribuna. «La conosco bene, so che odia la sconfitta e ha troppa esperienza e cattiveria agonistica e qualità per non trovare sempre una via d’uscita», sottolinea ancora Mouratoglou. Infatti c’è una mini-rimonta Williams, fino al break e al 6-5 quando serve per il match, ma lì il dritto della Safarova si esalta per confezionare il 6-6. E quindi - sorpresona - per strappare il tie-break ed anche il 2-0 al terzo set alla favorita. Che colleziona ancora errori gratuiti (alla fine saranno 42, di cui 9 doppi falli).
IRRESISTIBILE Il match praticamente finisce lì, sul più bello, perché Serena mette un’altra marcia, con un parziale di 12/1, e nel suo «sputare sangue» sputa anche un’imprecazione beccandosi l’ammonizione nella volata da 0-2 a 3-2. Quindi, a botte di violente risposte, di servizi-bomba e di pugni caricati al cielo, piazza l’irresistibile 6-2 finale dopo due ore e un minuto. Poi abbraccia, fisicamente, la povera Lucie e l’allenatore-fidanzato, e quindi, virtualmente, il mondo e la vita, ridendo, saltando, gesticolando: «E’ stato davvero complicato, mi sono un po’ innervosita e Lucie ha giocato aggressiva e senza paura. Alla fine ho vinto il ventesimo Slam e farcela qui ha un significato maggiore perché qui non ho avuto i maggiori successi. Voglio ringraziare i tifosi. E voi, amici a casa, vi amo, vi amo, vi amo. E, a te, papà, grazie, dal profondo del mio cuore». Un fenomeno.