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 2015  giugno 06 Sabato calendario

“STOP ALL’ALIMENTAZIONE” PER LA CORTE EUROPEA ORA VINCENT PUÒ MORIRE

C’è chi grida allo «scandalo». Chi plaude a un «grande passo avanti per l’umanità»: dopo tre anni di battaglie giudiziarie e una famiglia in frantumi, la Corte europea dei diritti umani si è pronunciata per l’interruzione del trattamento terapeutico che tiene in vita Vincent Lambert, il tetraplegico francese di 38 anni, da sette in stato vegetativo dopo un incidente in moto. Nella sua prima sentenza in materia - destinata, secondo gli esperti, a fare giurisprudenza tra i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa - Strasburgo conferma così il pronunciamento del Consiglio di Stato di Parigi che un anno fa autorizzò i medici a porre fine all’alimentazione e all’idratazione artificiale di Vincent.
La rabbia della mamma
Il caso - che richiama alla memoria quello di Eluana Englaro - era stato portato davanti alla massima giurisdizione europea dai genitori dell’ex infermiere in coma irreversibile, nel tentativo di scongiurarne la morte. «È uno scandalo, condannano mio figlio, ma ci batteremo per rimanere al suo fianco», dice la madre Viviane, cattolica, piantonata da radio e tv davanti alla Corte. Insieme a Pierre, il marito, l’energica signora si batte da anni contro quella che denuncia come un’«eutanasia mascherata». Per lei, Vincent è disabile e non in fin di vita. Mentre la moglie Rachel, sostenuta da sei fratelli e sorelle e dai medici che lo hanno avuto in cura dal 2008, ritengono che lo si debba lasciare andare. Per questi ultimi non esistono più speranze di guarigione: Vincent soffre di lesioni cerebrali «irreversibili» e non comunica con l’esterno. «Non c’è nessun sollievo, nessuna gioia da esprimere, ci piacerebbe solo che venisse esaudita la sua volontà»: il sobrio commento di Rachel, dopo il via libera dei giudici, 12 sui 17 della Corte.
Prima dell’incidente, Vincent manifestò infatti il desiderio di non essere mantenuto artificialmente in vita. All’epoca, a pronunciarsi per lo stop ai trattamenti, fu Eric Kariger, capo dell’unità per le cure palliative dell’ospedale di Reims. «La sentenza di Strasburgo - ha osservato - è un piccolo passo nell’accompagnamento di Vincent verso il fine vita, ma forse un grande passo per l’umanità». Per la Corte la decisione è in linea con la legge francese del 2005 contro l’accanimento terapeutico.
La nuova legge di Hollande
«Spingersi oltre sarebbe accanimento giuridico, così si rischia di protrarre il dolore di tutti», ha avvertito il deputato neogollista, autore, tra l’altro, della nuova legge sul fine vita voluta da Hollande e approvata a marzo dall’Assemblée Nationale. Un testo che pur escludendo l’eutanasia prevede una sedazione «profonda, continua» e irreversibile per i malati terminali. Ma il legale dei genitori non demorde. Dopo tutto, benché inappellabile, la sentenza della Corte europea non chiede «in alcun modo» di staccare la spina. Di qui l’appello all’ospedale di Reims a rivedere la decisione di Eric Kariger.
Paolo Levi, La Stampa 6/6/2015