Selvaggia Lucarelli, il Fatto Quotidiano 6/6/2015, 6 giugno 2015
FEDRIGA, IL PROTOTIPO PADANO CREATO TRA LE AMPOLLE E PONTIDA
A guardare i fedelissimi dei leader di partito si intuiscono parecchie cose. Matteo Renzi è la ragazza carina che per non rischiare di perdere lo scettro della più carina esce solo con amiche più cesse di lei e quindi si circonda di presenze impalpabili come Delrio che fa il ministro dei Trasporti e sul Frecciarossa non mangia neanche i taralli pugliesi se Renzi non gli dà il permesso. O degli Orfini che come presenza sono pure palpabili, ma a simpatia se la battono solo con Gad Lerner quando paga la Tasi. Berlusconi, per salvare il partito e la faccia si è affidato a uno con la faccia di Toti che è quella di un tizio che su Google ha appena digitato “come si governa una Regione” e sta leggendo le risposte su alfemminile.com.
Poi c’è Grillo che per compensare le facce da abusivi in roulotte sua e di Casaleggio punta su facce da prima comunione alla Di Battista e Di Maio. Pulite, ma innocue. Infine c’è Matteo Salvini, leader massimo e indiscusso della Lega, assoluta divinità mefistofelica alla Belfagor già ribattezzato Felpagor per indiscussi meriti stilistici e fino a poco tempo unico volto spendibile nella nuova lega giovane in cui l’unica cosa dura rimasta è la barba di Salvini di primo mattino.
Dico fino a poco tempo fa perché di salotto in salotto, dalle ceneri della laurea balcanica del Trota, sta emergendo una figura ancora secondaria nella Lega ma destinata a minacciare la leadership di Salvini. Sto parlando del capogruppo alla camera Massimiliano Fedriga. Vi sarà capitato di notarlo nei salotti infimi e buoni della politica in tv.
Magari non ne ricordate le generalità anagrafiche perché il suo cognome è roba da scioglilingua tipo tre fedriga contro tre fedriga, ma sono certa che la sua faccia non l’avete dimenticata. Perché Massimiliano Fedriga, classe 1980, è uno che ogni volta che prende la parola in un dibattito, ti domandi se sia un uomo o un sinistro esperimento da laboratorio. Propendo per la seconda ipotesi. Secondo me qualche scienziato padano ha preso l’ampollina dell’acqua del Po e gli umori di Pontida, ha messo in ammollo il dna di Bossi, Borghezio, un anziano ex generale delle SS e un pitbull terrier, l’ha impiantato nel ventre di Rosy Mauro che è stata allontanata con la scusa dei rimborsi per farla partorire sotto silenzio ed è venuto fuori già trentacinquenne Fedriga, il primo prototipo di leghista presentabile della storia.
Viene fatto nascere a Verona, nido accogliente per la Lega, e poi fatto studiare a Trieste dove si laurea in scienze della comunicazione perché è chiaro che Salvini va battuto su quel fronte, su quello della cultura generale basta sapere che “serranda” non è gerundio. Diventa capogruppo nonché terzo deputato per produttività a Montecitorio e uno dei primi per numero di presenze. Battere Salvini era abbastanza facile, visto che a Strasburgo ormai c’è il cartonato di Matteo che indossa la felpa con su scritto “Torno subito!”. A quel punto, il prototipo del leghista presentabile è pronto ad andare in tv. Voce meccanica di Android, labbra sottili, una magrezza sospetta e l’occhio immobile da rettile al sole, Fedriga, mediaticamente parlando, è un Salvini con meno folclore e più perfidia. È un Salvini sobrio, secchione e cattivo come la morte in culla. Vestito di tutto punto, ascolta l’avversario senza interrompere, senza insulti e senza slogan salviniani, ma quando prende la parola con quella voce da infermiera sadica che ti pinza gli occhi e ti impone la cura Ludovico, lo spettatore medio mette i bambini a letto e appende l’acchiappasogni sulla porta di casa.
È inquietante, Fedriga. Lui non grida mai “A casaaaaaa”, non pronuncia mai la parola “ruspe”. Guardi le sue pupille da rettile e la cravatta grigia e capisci che le ruspe sono soluzioni troppo volgari per il prototipo Fedriga. Lui per i Rom resusciterebbe le torture medievali, il distacco delle unghie col ferro da uncinetto, la ruota dentata, l’impalamento, lo spaccaginocchio. Lui le felpe non se le mette, al massimo qualche t-shirt senza scritte truzze o geolocalizzazioni coatte e qualche discreto “Prima il Nord” o “Stop invasione”. In tv, tutti quelli che hanno tentato un contraddittorio con lui sono usciti con le ossa rotte e si sono sognati Fedriga con il maglioncino a righe di Freddy Krueger nelle sei notti successive. La Moretti dopo averlo incontrato a L’aria che tira non è andata dall’estetista per due settimane per paura di vedere il volto del leghista apparire nella cera fusa per le ascelle.
E se pensate che il prototipo del leghista presentabile sia forte coi deboli, sappiate che Fedriga, in aula, ha dato a Renzi della “spalla della De Filippi”, è stato espulso da Di Maio e ha detto alla Boldrini che è imbarazzante, oltre ad essersi occupato di questioni morali tanto care ai leghisti: bloccare i giochi gender negli asili triestini. Sul resto -vita privata, hobby e simpatie calcistiche – di Fedriga non si sa nulla. Probabilmente trascorre le notti in un polveroso sottoscala a montare droni fai da te per abbattere i barconi o possiede una Isoardi gonfiabile con cui cena in rigoroso silenzio tutte le sere. Fossi in Salvini, io con la ruspa abbatterei Fedriga, prima che sia troppo tardi.
Selvaggia Lucarelli, il Fatto Quotidiano 6/6/2015