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 2015  giugno 06 Sabato calendario

BATTAGLIA ALLE BERMUDA

John Elkann vive nei giorni tra il 5 e il 7 giugno un week end dalla connotazione fortemente familiare. Il venerdì la riunione dei vari rami della dinastia industriale per esaminare i conti 2014 della Giovanni Agnelli sapaz, la cassaforte con cui la famiglia controlla Exor, e quindi nei fatti Fca, Cnh Industrial.
Il sabato invece la finale di Champions League della Juventus contro il Barcellona. Ma nonostante l’importanza di queste due occasioni, è indubbio che né i conti della accomandita di famiglia né la finale di Berlino siano la priorità nell’agenda del nipote dell’Avvocato Agnelli impegnato in queste settimane in una battaglia cruciale per il futuro di Exor nonché della sua strategia a livello internazionale. Da quando Elkann ha sommato la carica di ceo a quella di presidente della holding (nel 2011) ha ricevuto non pochi plausi da broker e osservatori su come ha gestito la società in virtù di una linea immediatamente improntata sulla concentrazione oltre che alla internazionalizzazione degli investimenti. Di qui le cessioni delle quote nella società cartaria francese Sequana, nella società di certificazione svizzera Sgs e nei tempi più recenti nell’immobiliare newyorchese Cushman&Wakefield per sostenere lo sviluppo delle controllate storiche Fca e Cnh Industrial oltre che per fare cassa per un nuovo investimento che rappresenti il terzo pilastro in portafoglio. Nel paniere della holding, infatti, ci sono anche altre cinque società ma sono investimenti dettati o dalla tradizione famigliare (Juventus) oppure gioiellini coma la quota nell’Economist (4,7%) o nella immobiliare londinese Almacantar (38,3%) o in Banca Leonardo (17,4%). Insomma società che per quanto importanti non possono rappresentare la spina dorsale di una holding con un net asset value di 13 miliardi e oltre. Senza scordare che dopo lo scorporo di Ferrari da Fca, la Rossa (la cui ipo a Wall Street avverrà non prima di ottobre) sarà controllata da Exor e non più da Fiat Chrysler.
In base a questo è evidente l’importanza che riveste per la holding l’acquisizione della società di riassicurazione PartnerRe, colosso con base alle Isole Bermuda e operante soprattutto negli Stati Uniti. Questa società, per cui Exor ha offerto 6,8 miliardi di dollari per il 100% (la holding già detiene il 9,8%), rappresenterebbe infatti il terzo pilastro ideale per la holding per più di una ragione. In primo luogo perché darebbe a Exor una forte presenza nel settore finanziario diversificando la natura industriale di Fca e Cnh Industrial. In seconda istanza, ma non certo meno importante, PartnerRe sarebbe un investimento quasi indipendente dal ciclo economico in un portafoglio in cui Fca ha una fortissima dipendenza dalle dinamiche economiche mentre Cnh Industrial, sebbene ciclica in misura inferiore, è legata in ogni modo alle oscillazioni dell’economia internazionale. Per converso va anche fatto notare, incrementando il numero di chi sostiene l’intenzione degli Agnelli di fuggire dall’Italia, che con l’acquisizione di PartnerRe il portafoglio di Exor si sposterà ulteriormente verso gli Stati Uniti.
Il problema, però, è che questa acquisizione non sembra così semplice da realizzarsi, come invece lo stesso Elkann reputava non appena lanciata l’offerta. «La nostra proposta è la migliore senza nessun dubbio», disse il presidente della holding nei giorni successivi il lancio dell’offerta. Il cda di PartnerRe (su cui va detto pesano sospetti di interessi personali in relazione alla scelta) non sembra sentire ragioni sostenendo in maniera anche accesa l’offerta di Axis nei confronti di quella della holding piemontese. Nelle prossime settimane, quindi, Elkann sarà impegnato in una campagna di convincimento dei soci PartnerRe che nell’assemblea del 24 luglio prossimo dovranno decidere se accettare l’offerta di Axis oppure no. Un all in quello di Elkann che, comunque si risolverà, forgerà definitivamente la struttura della holding
Luciano Mondellini, MilanoFinanza 6/6/2015