Elena Stancanelli, la Repubblica 6/6/2015, 6 giugno 2015
GABBIANI
I gabbiani sono la nostra cattiva coscienza. Ingrassano mangiando la nostra spazzatura, ci assediano, ci attaccano. Scippano i gelati dalle mani dei bambini, gridano – garriscono e stridono secondo alcuni, ma la verità è che i gabbiani closcano – si accapigliano. Sono animali rivoltanti, a parte ovviamente Livingston, il gabbiano taoista. Sono uccelli di mare dell’ordine dei Caradriiformi e formidabili generatori di racconti. Per due volte di seguito, prima delle sue clamorose dimissioni, papa Benedetto XVI al termine dell’angelus provò a liberare due colombe dalla finestra di piazza San Pietro. Ma un gabbiano le attaccò, costringendole alla ritirata. Intorno a questo avvenimento e la carrettata di metafore che ne consegue, si sono scatenati gli interpretatori, i dietrologisti, i telavevodettisti. Qualunque cosa pensiate dei gabbiani, quindici giorni dopo il papa si è dimesso. Quanto alle colombe, si dice che una delle due sia morta. E se c’era un gabbiano appollaiato sul comignolo più inquadrato del mondo, quello da dove sarebbe uscita la fumata al termine del conclave, può essere solo una questione statistica, a Roma vivono circa 50.000 gabbiani. Ma se invece i gabbiani stessero cercando di dirci qualcosa? Non vi sembra curioso che il loro cibo preferito siano gattini?
Elena Stancanelli, la Repubblica 6/6/2015