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 2015  giugno 06 Sabato calendario

STATI UNITI, DISCO VERDE AL VIAGRA FEMMINILE

Il «Viagra per le donne» sta per arrivare in farmacia. Se il parere positivo espresso giovedì dal comitato consultivo della Food and Drug Administration verrà confermato dall’agenzia entro la scadenza del 18 agosto, per la fine dell’estate la «pillola rosa» potrebbe già essere disponibile. Una rivoluzione culturale, oltre che medica, secondo la casa produttrice e la lobby che la sostiene; un rischio inutile, secondo i medici che finora si sono opposti alla sua commercializzazione.
Una pillola rosa
Quella che ormai nel gergo comune viene definita il «Viagra delle donne» è una medicina chiamata «flibanserin», prodotta dalla Sprout Pharmaceuticals. E’ una pillola rosa che si prende prima di andare a letto e agisce su alcune sostanze chimiche del cervello, come la serotonina e la dopamina, aiutando ad aumentare il desiderio sessuale. Così consente di curare una condizione chiamata «hypoactive sexual desire disorder». L’altra faccia della medaglia sono gli effetti collaterali, come l’aumento della pressione, gli svenimenti e la nausea, provati da alcune pazienti che hanno partecipato ai trial. Poi l’elemento che ha fatto discutere, e ha contribuito alle due bocciature precedenti di questa medicina, è la limitatezza della sua efficacia, che aiuta in un numero abbastanza ridotto di casi.
Il trattamento delle disfunzioni sessuali è diventato molto diffuso dopo il lancio del Viagra, che però non cura la mancanza di desiderio, ma problemi fisici legati all’erezione. Studi simili sono stati avviati quindi per affrontare anche i problemi delle donne, ovviamente diversi sul piano medico. La compagnia Boehringer Ingelheim aveva dunque sviluppato la flibanserin, ma dopo la prima bocciatura venuta dalla Fda aveva rinunciato al progetto.
Allora Sprout, fondata da Cindy e Robert Whitehead, aveva comprato i diritti e raccolto 50 milioni di dollari per rilanciare l’iniziativa. Nel 2010 la Fda l’ha bocciata ancora, e a quel punto è cominciata una campagna politica per farle cambiare idea. E’ nata la coalizione «Even the Score», pareggiamo il conto, una specie di lobby guidata da Susan Scanlan, che in sostanza attribuiva lo stop ai pregiudizi sessisti: curare le disfunzioni sessuali maschili va bene, quelle femminili restano tabù.
La campagna lanciata da questo gruppo ha riaperto la discussione, e giovedì 18 membri del comitato consultivo hanno dato parere positivo alla commercializzazione della medicina, contro 6 che si sono opposti. Ora la Fda dovrà analizzare la questione entro il 18 agosto, e se seguirà la strada indicata dal comitato, come fa in genere, la «pillola rosa» arriverà nelle farmacie.
Gli ostacoli che ancora rimangono non dovrebbero più essere di natura culturale, ma scientifica. Alcuni medici, infatti, la considerano solo un «debole afrodisiaco», con troppi effetti collaterali. In base agli studi condotti, circa il 7% delle donne non in menopausa soffre di «hypoactive sexual desire disorder», ossia una mancanza di desiderio non attribuibile a malattie di altro genere. I trial condotti sono stati tre, e le pazienti che dicevano di avere solo due o tre «eventi sessuali soddisfacenti» al mese hanno notato un aumento, ma limitato in media ad un episodio in più. Il loro desiderio rispetto a quelle che hanno usato il placebo è salito, ma solo di 0,3 punti su una scala da 1,2 a 6.
Il dibattito
Secondo alcuni medici, questi vantaggi non sono abbastanza significativi da accettare gli effetti collaterali. Secondo i difensori del progetto e i produttori, invece, rappresentano comunque un passo avanti da compiere. Altri ancora dicono che il problema esiste e va affrontato, ma le donne meritano studi e soluzioni migliori di questa. Di sicuro la mobilitazione per il «Viagra delle donne» ha avuto un importante effetto culturale, ponendo la questione all’attenzione del paese e della comunità scientifica. Anche se flibanserin non fosse la risposta ideale, i progressi compiuti dovrebbero almeno meno aver aperto la porta per ricerche più avanzate nel settore e soluzioni efficaci.

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«MA NELLE DONNE LA PSICHE CONTA PIU’ DELLA CHIMICA»
«Il viagra femminile? Non è detto che sia sufficiente a risolvere i problemi di desiderio delle donne». Dopo il primo via libera al Flibanserin, Valentina Cosmi, psicologa e sessuologa, tra i fondatori della Società italiana di sessuologia e psicologia, è chiara: i limiti sono legati al modo in cui le donne vivono l’intimità. «Nell’uomo l’eccitazione è dovuta a fattori biologici, ormonali. Nelle donne molto dipende dal contesto: come ci si sente con il proprio corpo, quanto siamo soddisfatte del rapporto col partner, il luogo, il momento».
E su questo una medicina ha poco effetto, è così?
«Sì. L’impressione è che esista una tendenza ad omologare la sessualità femminile a quella maschile, quando in realtà sono molto diverse».
Ci sono situazioni in cui il Flibanserin potrebbe avere benefici?
«Sì. Penso alle donne che hanno vissuto una variabilità ormonale, come le neo mamme o quelle entrate da poco in menopausa. Si tratta di casi in cui il desiderio sessuale può essere diminuito o quasi assente. Ma non devono esserci controindicazioni cliniche».
E gli aspetti negativi?
«Il rischio di diventare dipendenti da un farmaco come il Flibanserin è molto comune. D’altra parte è accaduto anche a molti uomini con il Viagra. La convinzione che non si possa avere un rapporto sessuale senza aver prima preso una medicina si sviluppa molto in frett. Bisogna rendersi conto che la pastiglia è solo uno strumento che ci aiuta ad affrontare con più semplicità una situazione. In questo il sostegno di uno psicologo è molto utile».
[L. Cas.]