Alessandro Pasini, Corriere della Sera 6/6/2015, 6 giugno 2015
MISTER BEE: BUSINESS CALCIO E TANTA FRETTA
Berlusconi giovane allenava l’Edilnord, Bee Taechaubol racconta di essere stato «un’ala destra molto veloce». Il calcio nel sangue come elemento in comune? Di sicuro i signori B. hanno in comune l’Inter, nel senso che entrambi, in una fase della vita che oggi forse vorrebbero rimuovere, hanno provato ad acquistarla.
Berlusconi ci pensò nel 1982 quando intuì il potenziale del calcio incrociato con la forza nascente della tv commerciale. Taechaubol ci pensò tra fine 2012 e inizio 2013: l’idea, pare, era acquistarla, rivalutarla e rivenderla, lo stesso tipo di operazione che compie con le aziende attraverso la sua società di private equity ThaiPrime. Poi però non se ne è fatto niente: l’Inter è andata a Thohir e mister Bee oggi è qui, naturalmente rossonero nel Dna.
Nato a Bangkok nel 1973, Bee Taechaubol si dice orgoglioso di essere thai ma ricorda che i nonni erano cinesi e che la sua famiglia è intima con la figlia di Deng Xiaoping. La Cina per Bee è importante. Quando dicono che è un broker senza soldi perché il suo patrimonio personale è solo di un miliardo di euro; quando ricordano che alla Borsa thailandese ha avuto qualche problema con la Consob locale; quando lo definiscono addirittura un «furbetto del quartierino», come ha fatto Alberto Forchielli, presidente dell’Osservatorio Asia, mister Bee alza le spalle con eleganza, educazione e una formalità tagliente: «Non sono solo un mediatore. Mi propongo come investitore unico con l’appoggio di banche importanti come la statale cinese Citic Securities. E comunque la ricchezza della mia famiglia non è in discussione: mia madre era la donna più ricca d’Australia».
Anche l’Australia è importante per mister Bee. Suo padre Sadawut ci arriva nel 1974. «Vivevamo nella casa più grande sulla baia di Sydney, la voleva pure Elton John», ricorda Bee. Papà ha studiato in California e Inghilterra, lavora nel campo immobiliare, è consulente del governo thailandese. Il figlio impara, studia, lavora («Ho fatto anche il cameriere»), fonda un sito Internet per trovare casa agli studenti, si laurea in ingegneria civile, guadagna, intesse relazioni, si sposa con Susie Sirivallop, ha due figli. E il calcio sempre in testa. Finanzia la «Global legend series», vecchie glorie come Shevchenko, Figo, Seedorf in tour per l’Asia. «Le leggende sono una risorsa, un modello per i bambini». Per 260 milioni di loro gestirà l’Academy voluta dal governo cinese per il calcio nelle scuole.
E il Milan? «Lo tifo da sempre. Ed è un marchio dell’eccellenza italiana». Il suo programma di socio di minoranza è «vincere subito, tornare a sognare. Potevo prendere tre club di Premier League, ma non ho avuto dubbi». Vuole «internazionalizzare», ma con dirigenti italiani. Chissà se col Milan sogna di fare un giorno ciò che fa con le aziende che compra e rivende. Intanto dice che «è un onore essere diventato amico di Berlusconi, da lui posso imparare molto». Vero: a prima vista, l’italiano non aveva apprezzato i modi aggressivi del thailandese; questo ha capito e ha cambiato strategia. Infatti l’ultimo blitz è arrivato sottotraccia ed è riuscito. Perché, anche se il motto di mister Bee è «pensa in fretta, agisci in fretta», non è certo peccato derogare ogni tanto. È la flessibilità l’anima del business. E forse anche della passioni.
Alessandro Pasini