Maurizio Molinari, La Stampa 6/6/2015, 6 giugno 2015
Tareq Aziz, il cristiano fedelissimo di Saddam Maurizio Molinari Negoziò con la Casa Bianca, era di casa al Cremlino, benvenuto in Vaticano e appena poteva faceva tappa a Roma: a 79 anni è scomparso a Nassiriya Tareq Aziz, l’ex ministro degli Esteri e vicepremier che Saddam Hussein adoperò per 30 anni come fidato emissario
Tareq Aziz, il cristiano fedelissimo di Saddam Maurizio Molinari Negoziò con la Casa Bianca, era di casa al Cremlino, benvenuto in Vaticano e appena poteva faceva tappa a Roma: a 79 anni è scomparso a Nassiriya Tareq Aziz, l’ex ministro degli Esteri e vicepremier che Saddam Hussein adoperò per 30 anni come fidato emissario. Il legame fra Aziz e Saddam nasceva dagli Anni 50, quando erano attivisti del Baath fuorilegge. Fra colpi di Stato e purghe, scalò il potere con Saddam. Era il suo unico consigliere cristiano - battezzato come Manuel Cristo nel 1936 - e il cemento era nel nazionalismo arabo. Quando nel 1990 Saddam invade il Kuwait, Aziz è la sua voce nel giustificare l’aggressione «perché l’Emirato ci ruba il petrolio» e davanti alla minaccia dell’intervento internazionale, guidato dall’America di Bush padre, tocca ad Aziz tentare l’impossibile negoziato con il Segretario di Stato James Baker. Aziz gioca la carta di Mosca ma l’Urss è al tramonto, fa tappa nella Roma di Giulio Andreotti cercando mediazioni vaticane ma senza gli esiti voluti e, alla fine, si trova a Ginevra davanti a Baker quando lo avverte: «Se userete i gas, risponderemo con il nucleare». Spesso a Roma La sconfitta in Kuwait e l’indebolimento di Saddam, assediato dalle sanzioni Onu, lo trasformano in una carta ancora più importante per il Raiss che lo invia ovunque. Il programma Onu «Oil for Food» - consente all’Iraq dal 1995 di vendere greggio per acquistare cibo e medicinali - è un suo successo: permette a Saddam di aggirare le sanzioni e Aziz diventa il secondo uomo più importante dell’Iraq. È spesso a Roma: all’Hilton o nel Grand Hotel dove i volti noti dei maggiori partiti fanno la fila per incontrarlo. Ciò a cui tiene di più sono le tappe in Vaticano e le visite ad Assisi con Padre Benjamin. Il legame con Andreotti schiude a molte aziende italiane la via di Baghdad, dove Aziz fa firmare accordi che promettono montagne di profitti «quando le sanzioni saranno abolite». Saddam è convinto che Aziz ce la farà a beffare l’Onu ma gli attacchi dell’11 settembre 2001 cambiano lo scenario: l’America di Bush figlio corre verso l’intervento, il Raiss teme la resa dei conti e Aziz si trova a imbastire trattative impossibili. La carta che gioca è l’accusa a Bush di «voler attaccare per il greggio e Israele» ma serve a poco. L’ostilità per Israele lo fa scivolare a Roma, nel 2003, quando l’ennesima «missione di pace» svanisce allorché si rifiuta di rispondere alla domanda di un reporter israeliano, svelando l’intolleranza per lo Stato ebraico. Nelle settimane prima dell’attacco c’è chi tenta di fargli tradire il Raiss, ma lui rifiuta. «Iraqi Freedom» travolge Saddam e Aziz si consegna agli americani vincitori, sperando che possano salvargli la vita. Detenuto a Camp Cropper accarezza il miraggio del rilascio fino a quando il governo sciita di Nuri Al-Maliki lo fa condannare a morte per «crimini negli Anni 80». L’esito è una grave malattia che lo indebolisce fino a ucciderlo.