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 2015  giugno 06 Sabato calendario

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Miracolo Lego. Dieci anni fa l’azienda stava per chiudere oggi è ovunque: giocattoli, videogame, tv e cinema
Il mattoncino che non teme la tecnologia
SERGIO PENNACCHINI
«SE un bambino vede un pallone su un prato istintivamente gli darà un calcio. Allo stesso modo, se vede i nostri mattoncini, comincerà a giocare e creare nuove combinazioni ». Jorgen Vig Knudstrop, 47 anni, è l’autore del miracolo Lego. Da azienda in crisi, sull’orlo del fallimento, in dieci anni l’ha portata di nuovo al successo. È diventato amministratore dell’azienda danese nel 2004, sostituendo Kjeld Kirk Kristiansen, nipote del fondatore Ole. Lego era in forte crisi e aveva appena chiuso l’anno registrando perdite per 140 milioni di euro. Knudstrop ha stravolto la compagnia, ottimizzando la produzione e concentrandosi sui valori alla base della Lego: far giocare i bambini (“leg godt” in danese significa “giocare bene”). Oggi è ovunque, dai giocattoli ai videogame, dalla tv al cinema, dove Lego Movie ha guadagnato quasi mezzo miliardo di dollari. «Sì, è stato un anno davvero meraviglioso». Knudstrop recita queste parole ballando e canticchiando il noto tema del film sul piccolo palco della sala conferenze del quartier generale di Billund.
Quindi prende in mano un mattoncino giallo: «Con sei di questi si possono creare 915 milioni di possibili costruzioni. Tantissimi modi per dare libero sfogo alla fantasia». Parla di bambini, ma la realtà è che Lego ha molto seguito anche con gli adulti. “È un fatto anomalo - spiega - perché siamo l’unico giocattolo in grado di far appassionare generazioni diverse. Ci sono set composti da più di tremila pezzi che abbiamo pensato proprio per i nostri utenti più esperti». Sono passati più di ottant’anni da quando Ole Kirk Kristiansen, falegname di Billund, cittadina con poche migliaia di abitanti nel cuore della Danimarca, decise di abbandonare il suo poco proficuo lavoro di carpentiere per dedicarsi alla costruzione di giocattoli in legno. Era il 1934 e così, per necessità e quasi per caso, nacque la Lego. Oggi la compagnia danese è un colosso internazionale con quasi 15 mila impiegati e una rete di distribuzione che raggiunge oltre 140 Paesi. Il 2014 si è chiuso con un giro d’affari di 3,8 miliardi di euro e un profitto netto di 930 milioni di euro, in crescita del 15 per cento rispetto all’anno precedente. Il successo dei mattoncini colorati non sembra conoscere fine: questo è il decimo anno di fila con una crescita del fatturato. Un record.
Insomma, un giocattolo universale, che piace a figli e genitori. E pensare che i mattoncini all’inizio ebbero poca fortuna. Aveva una linea di giocattoli in plastica, soprattutto automobili e camion, che ancora oggi sono conservati, insieme ai primi giochi di legno, nel museo dell’azienda. I mattoncini, introdotti nel 1949, faticarono a ottenere spazio. Per trovare i primi “brick” di successo bisogna spostarsi di un paio di stanze nel museo, dove viene custodito il primo set di costruzioni: la Town Hall del 1955. Una piazza su cui era possibile costruire albergo, cinema, case, la stazione della polizia.
Da allora la compagnia ha prodotto esclusivamente mattoncini, creando set a tema come pirati e cavalieri medievali e, alla fine degli anni 90, introducendo i primi prodotti su licenza con Guerre Stellari e Winnie the Pooh.
Con Lego si può costruire qualsiasi cosa, ed è per questo che si lega bene alle licenze esterne. Nel 2014 quelli a tema Star Wars sono stati i più venduti subito dopo la linea Lego City. Un risultato che probabilmente quest’anno è destinato a migliorare, vista l’uscita al cinema del nuovo capitolo di Guerre Stellari .
Ci sono però alcune critiche, come chi sostiene che sia un gioco per soli maschi. «Penso che la creatività non abbia un sesso », risponde Knudstrop. «Abbiamo sviluppato diverse linee dedicate specificatamente alle ragazze, come la linea Friends». E il futuro? Come si rimane vivi in un mondo che si sposta sempre più verso il digitale? Proprio grazie al fatto che l’azienda danese continua a basarsi su un’idea che è rimasta invariata dal 1949 a oggi. «È vero, viviamo in un mondo dove la realtà e il digitale convergono, si sovrappongono. Negli Stati Uniti abbiamo fatto alcuni esperimenti con la linea Lego Fusion», spiega Jorgen Vig Knudstrop. Si tratta di un set di costruzioni che, una volta completato, prende vita sullo schermo del tablet e permette al bambino di continuare a giocare. Si possono comprare diversi set per farli comunicare tra loro. «Ha avuto un buon riscontro, ma credo sinceramente che il futuro per noi sia nel mattoncino di plastica, quello di sempre, e nella possibilità di creare ogni volta qualcosa di diverso, di unico. Senza per forza passare dallo schermo di un tablet».
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