Mario Baudino, La Stampa 5/6/2015, 5 giugno 2015
SORBETTI
Giacomo Leopardi, anzi la sua passione per i sorbetti, fu fatale a Omnibus, la rivista di Leo Longanesi dove spirava molta fronda antifascista; e lo fu a causa di un articolo di Alberto Savinio, che accostò la golosità del poeta alla forse non impeccabile igiene dei gelatai partenopei (così cari ai Borboni da ricevere persino titoli nobiliari): per concludere che la causa della morte era una turpe «cacarella». Era il ’39, e già ce n’era abbastanza, mentre si ricordavano i 102 anni dalla scomparsa del poeta, perché il fascismo chiudesse indignato la rivista. Ora il saggio, sulfureo e beffardo, è riproposto dall’editore «Ogni uomo è tutti gli uomini» col titolo Il sorbetto di Leopardi e una postfazione alimentar-bibliofila di Massimo Gatta. Che individua un affronto ben più grave: una battuta sulla chiusura - voluta dal prefetto istigato dalla moglie - del celebre caffè Gambrinus: «L’aria di Napoli è fatale ai bei caffè, come le rose sono velenose agli asini». Tutta la città, pare, ne rise. Amaramente.