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 2015  giugno 05 Venerdì calendario

VISTO CHE COSA HANNO COMBINATO I SOLONI È GIUNTO IL MOMENTO DI PORTARE NEI TALK SHOW NON GLI ESPERTI, MA LA GENTE COMUNE

Nella mia ricerca di segnali deboli, per meglio capire la politica italiana, ho due talk show di riferimento, Virus di Nicola Porro, L’aria che tira, di Myrta Merlino. Oggi parlo di Myrta. La 7 è la proiezione televisiva dell’esperienza calcistica di Urbano Cairo (a proposito, unico Presidente che riconosco), lo si vede da come ha costruito la sua offerta di comunicazione politica, la selezione delle varie équipe, la copertura integrale delle diverse culture e sensibilità, il ventaglio di temi che affronta.
Per descrivere la squadra tv di Cairo, bisognerebbe fare una similitudine con il 3-5-2 del Toro, mettendo i nomi nelle giuste caselle, qui mi limito a identificare il ruolo, difensivo e propulsivo, di Matteo (Darmian) con Myrta Merlino, e più in là non mi spingo (come dice il Gringo di “Carne Montana”, inserzionista principe de La 7).
Un passo indietro, l’uscita di scena di Berlusconi, causa decadenza, è stato un dramma per tutti noi dei media, cartacei, internettiani, televisivi, così è stato pure per Myrta. Ha avuto, come tutti, uno sbandamento iniziale, poi è riuscita a ricreare un nuovo equilibrio. Il pregio di L’aria che tira, al di là del format è la qualità degli autori e di Myrta. Un altro asset (e geniale differenziale rispetto a tutti gli altri talk) è il pubblico in studio, autentico 12mo uomo. Una dozzina di persone, sulle quali la telecamera si dovrebbe soffermare più spesso, rappresentano un perfetto spaccato dei cittadini: loro sono noi, soffrono, si indignano, sbuffano, sorridono, costantemente coinvolti, seppur in un intelligente silenzio. Mentre gli ospiti grondano cultura, stile, linguaggio alto (e contenuti bassi), loro grondano buon senso, sensibilità umana, concretezza, insomma sono l’Italia vera, non quella finta delle élite. Rispetto ai tempi di Berlusconi, quando erano una claque, spesso nel giusto ma in fondo ottusamente antiberlusconiana, da Monti in poi sono molto cresciuti, non sbagliano più un applauso o un gelido silenzio.
Originale pure la scelta dei renziani ai quali è demandato un compito difficilissimo: giustificare, attutire, interpretare le parole e gli atti di Renzi, dal mondo magico dei tweet alla vita vera. Come noto, le sue parole nascono alte, paiono promesse, si degradano ad auspici, infine ritornano ciò che erano, bugie. Tocca ai renziani in studio fargli fare il percorso inverso: impresa improba. I due vertici del rombo di centrocampo dei renziani sono Maria Teresa Meli (autentica diga difensiva) e Fabrizio Rondolino (a volte, finto centravanti alla Totti), in panchina una riserva di lusso (l’amico Chicco Testa, lo conoscevo come uomo passionale, me lo ritrovo simpatico talebano). Per fortuna, la dozzina (linda) del pubblico mai si lascia incantare da costoro, rari gli applausi, più spesso un gelido silenzio.
Lo confesso, questa ex claque antiberlusconiana, la amo alla follia, mi confermano una teoria che mi ha guidato per tutta la vita, la superiorità del popolo rispetto alle élite, l’irrilevanza dei maître à penser.
Caro Presidente Cairo, non le pare che la figura dello specialista colto, centrale nei format attuali, stia diventando sempre più una macchietta? Noi cittadini comuni, prosciugati dalla crisi, sia nel portafoglio, sia nell’anima, disgustati da questa massa informe di parole vuote, vogliamo che la Tv politica cambi. Vogliamo al centro gli attori veri di quest’epoca, giovani disperati e vecchi furibondi, avanguardia di quei giovani che si rifiutano di avere come prospettiva quella di essere “driver Uber”, e di quei vecchi, programmati per godersi la pensione, costretti invece a lottare per difenderla dai ladri di Stato. Un mondo capovolto.
Lo scenario non è più quello sognato dai loschi sacerdoti del ceo-capitalism, quelli che hanno bloccato l’ascensore sociale all’ultimo piano (il loro attico). Se rimarranno al potere lor signori, ancora una decina d’anni, giovani e vecchi si ritroveranno tutti Rom, con tanto di reddito di cittadinanza e pensione ridimensionata. Se capiranno invece che devono unirsi, a loro insaputa sono maggioranza nel paese, possono lottare per andare al potere, semplicemente attraverso i voti. Se questo scenario avesse una sua validità prospettica, gli autori de La 7 sapranno ridisegnare il format, mettendoli al centro dell’arena televisiva.
Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 5/6/2015