4 giugno 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - NUOVA RETATA PER MAFIA CAPITALE
REPUBBLICA.IT
ROMA - Mazzette una tantum, stipendi mensili, acquisti di case e assunzioni di parenti e amici nelle cooperative di Salvatore Buzzi, gestite all’ombra di Massimo Carminati. Il tutto in cambio di favori nell’assegnazione di appalti e lavori di ogni tipo. C’è mafia ma c’è anche molta corruzione nella seconda ondata di arresti dell’inchiesta sul "Mondo di mezzo". Quarantotto gli indagati nell’ordinanza di 428 pagine firmata dal gip di Roma Flavia Costantini di cui 44 arrestati all’alba dai carabinieri del Ros (19 in carcere e 25 ai domiciliari) perché accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle modalità mafiose.
Gli arresti. Una seconda scossa che tocca la destra e la sinistra e arriva dritta alle istituzioni. Comune, soprattutto, ma anche Regione. In carcere finisce Luca Gramazio, ex consigliere capogruppo Pdl in consiglio comunale e poi in Regione: il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli lo accusano di avere messo le sue cariche istituzionali al servizio dell’associazione guidata da Massimo Carminati. Di avere elaborato con loro "le strategie di penetrazione nella Pubblica Amministrazione e di essere intervenuto direttamente e indirettamente nei diversi settori della pubblica amministrazione di interesse dell’associazione". Sarebbe in sostanza ritenuto il collegamento tra il clan e le istituzioni e avrebbe ricevuto, tra le varie cose, migliaia di euro. I Ros, nelle carte dell’indagine, parlano della sua "straordinaria pericolosità".
Mafia Capitale, 44 nuovi arresti: c’è anche Luca Gramazio
Ma non è l’unico. Arrestato anche Mirko Coratti, ex presidente del consiglio comunale in quota Pd, dimessosi a dicembre dopo la prima ondata di arresti. Insieme a lui, dietro alle sbarre finisce anche il suo capo segreteria, Franco Figurelli. Secondo l’accusa, avrebbero ricevuto la promessa di 150mila euro, la somma di 10mila e l’assunzione di una persona segnalata da Coratti in cambio di una serie di piaceri alle cooperative di Salvatore Buzzi che lo aveva ribattezzato "Balotelli" perché, diceva, "non fa gioco di squadra". In una intercettazione il patron delle Coop spiega però: "Me sò comprato Coratti, lui sta con me".
Dietro alle sbarre pure Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa dem: anche lui aveva lasciato la Giunta dopo essere risultato indagato nell’inchiesta su Mafia Capitale. Per il gip era al servizio di Buzzi. Con lui, è indagata tutta la sua segreteria politica: ai domiciliari Angelo Marinelli e la sua assistente Brigidina Paone. I pm contestano al consigliere Pd, di avere ricevuto da Carminati&Co una costante "erogazione di utilità a contenuto patrimoniale, comprendente anche un’assunzione" per favorire le attività della coop 29 Giugno.
Ancora. Tra gli arrestati anche Angelo Scozzafava, ex capo dipartimento alle Politiche Sociali di Roma. In carcere pure Pierpaolo Pedetti, eletto consigliere comunale nel 2013 con il Pd, presidente della Commissione Patrimonio, e un dipendente del suo dipartimento, Mario Cola. L’accusa nei suoi confronti è di essersi fatto acquistare un appartamento "per il compimento di atti contrari ai suoi doveri di ufficio", riguardanti in particolare l’emergenza abitativa, business che interessava molto a Buzzi.
C’era anche chi preferiva avere uno stipendio fisso dalla banda: è il caso di Giordano Tredicine, consigliere comunale e vicecoordinatore regionale di Forza Italia e rampollo della discussa famiglia di venditori ambulanti che gestiscono, quasi in esclusiva, i camion bar di Roma. Secondo il gip che ha disposto per lui i domiciliari, si era messo al servizio di Buzzi e Carminati, in cambio di "continue erogazioni" di denaro. In un’intercettazione telefonica i due dicono: "Giordano s’è sposato con noi e noi semo felici de stà con lui. E’ un serio e poco chiacchierato nonostante faccia un milione di impicci".
Carcere, invece, per Massimo Caprari, capogruppo di Centro Democratico, formazione di Bruno Tabacci che nel 2013 riuscì ad eleggere in assemblea capitolina il consigliere comunale in alleanza con Ignazio Marino: anche per lui remunerazione costante e l’assunzione di un amico. E’ stato sospeso dal partito. Indagato anche Andrea Tassone, ex presidente del X Municipio, costretto dal Pd a dimettersi dopo essere finito impigliato nelle maglie della prima ordinanza per rapporti poco chiari con Buzzi: da stamattina è ai domiciliari. Per i pm avrebbe ricevuto 30 mila euro in cambio di una serie di favori a Buzzi e Carminati riguardanti la gestione delle spiagge di Ostia. Tra gli indagati ci sono anche l’ex segretario regionale della Lega Coop, Stefano Venditti, il direttore del Dipartimento Politiche Sociali della Regione, Guido Magrini, e il sindaco di Castenuovo di Porto, Fabio Stefoni.
Mafia Capitale, 44 nuovi arresti: perquisizioni a Roma
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Le perquisizioni alla "Cascina". Non solo politica. Ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini. Arrestati anche Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa "La Cascina" vicina al mondo cattolico, perquisita stamattina dai carabinieri. Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari. Secondo il Gip, Luca Odevaine avrebbe ricevuto dai quattro "la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014". Inoltre la coop bianca "di concerto" con quelle rosse di Buzzi avrebbe "turbato una gara per l’individuazione dei centri in cui accogliere 1278 migranti già presenti a Roma e altri 800 in arrivo".
Il gip ha però rigettato la richiesta della procura di emanare un nuovo provvedimento di arresto per Odevaine (comunque già in carcere a Torino da sei mesi). Stessa decisione per Giovanni Fiscon, ex dg di Ama, attualmente agli arresti domiciliari a Roma. Salvatore Buzzi è stato invece colpito da un nuovo provvedimento restrittivo: è già detenuto a Nuoro dallo scorso dicembre. Proprio 3 giorni fa il gip aveva disposto il giudizio immediato per Carminati e altri 33 imputati coinvolti nella prima ondata di arresti. Il processo inizierà a novembre.
Le perquisizioni sono scattate non solo a Roma ma anche in Sicilia. Le intercettazioni svelerebbero infatti il sistema di corruzione attorno al Cara di Mineo, che potrebbe essere a questo punto commissariato dal presidente dall’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, e il tariffario delle mazzette sui migranti: "Facciamo un euro a persona" diceva Odevaine. I Ros si sono presentati anche negli uffici della Manutencoop a Zola Predosa (Bologna) per sequestrare della documentazione in un ufficio, un faldone relativo ad una gara del 2014 per la gestione del servizio sanitario Cup della Regione Lazio. Lo stesso appalto per cui è stata perquisita anche l’abitazione dell’ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio, Maurizio Venafro, già indagato dai pm romani per il reato di tentativo di turbativa d’asta, dimessosi nel marzo scorso. In tutto sono 21 le perquisizioni di oggi.
Mafia Capitale, blitz dei Ros: la cattura di Massimo Carminati
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Nelle carte il nome di Alemanno. Dall’ordinanza emerge anche che il clan ndranghetista Mancuso sarebbe stato arruolato da Buzzi nella campagna elettorale di Gianni Alemanno al Parlamento europeo. Stando a quanto si legge negli atti "a fronte di una richiesta di sostegno da parte di Alemanno, sin dalla fine del mese di marzo 2014, in vista delle elezioni europee del 25 maggio 2014, Buzzi aveva espressamente richiesto, per il tramite di Giovanni Campennì, appoggio all’organizzazione criminale calabrese (di cui quest’ultimo è ritenuto espressione), per procurare i necessari consensi in occasione della campagna elettorale dell’ex sindaco di Roma". Nonostante il ras delle cooperative tenti di far passare la richiesta "come innocua e legittima istanza volta ad ampliare il consenso elettorale" ("Basta che non sia voto di scambio.... tutto è legale ... uno po’ votà gli amici?!"), Campennì, pur cogliendone al volo l’illiceità, non si tira indietro: "Va bene.... allora .... - sottolinea - è qua la famiglia? La famiglia è grande...un voto gli si dà". L’ex sindaco però replica: "Bisogna finirla con questa balla: nei due comuni di riferimento del clan Mancuso, che sarebbe stato contattato da Buzzi, io ho preso un numero ridicolo di preferenze"
Marino: "Su Mafia Capitale gran lavoro di Pignatone"
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Le reazioni. La nuova raffica di arresti ha scatenato polemiche politiche con Salvini che chiede le dimissioni di Marino e il sindaco di Roma che replica: "Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio ma oggi sia in Campidoglio che in alcune aree come Ostia abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita". E ancora: "Dimissioni? No, andiamo avanti cambiando tutto. Ho allontanato la politica colpevole. Oggi perde la corruzione, perdono i corrotti e vince la Roma per bene. Negli anni della giunta Alemanno - ha aggiunto il sindaco - la criminalità organizzzata si era infiltrata nei livelli piu alti dell’amministrazione, oggi con i cambiamenti che abbiamo fatto tutto questo non è possibile". L’assessore capitolino alla Legalità Sabella sottolinea: "Per quanto riguarda l’amministrazione, se uno va a vedere l’elenco delle persone coinvolte in questa ordinanza sono quasi tutti ex. Datemi un sistema per licenziarli - conclude - e io mando a casa tutti i corrotti. L’ordinanza fotografa una Roma che non c’è più, perché Roma è cambiata. Mi pare che la corruzione a Roma fosse ampiamente diffusa e non c’è solo questa inchiesta straordinaria a dimostrarlo. Tuttavia, possiamo tranquillizzare tutti i cittadini romani: tipologie di appalti come quelli finiti nell’inchiesta sono stati sostanzialmente aboliti da qualche mese a questa parte". Il commissario del Pd di Ostia Stefano Esposito fa sapere intanto: "Gli arresti non erano inaspettati: noi siamo arrivati prima dei pm". E il governatore del Lazio aggiunge: "Dalla Procura un lavoro importante e utile per fare chiarezza e rafforzare la legalità nella pubblica amministrazione. Da parte nostra abbiamo fatto di tutto per governare bene, rafforzando la legalità e la trasparenza. Andremo avanti così, sempre più determinati’’.
"E’ sempre più chiaro e grave il grado di infiltrazione e condizionamento che emerge e che chiama in causa molte persone in ruolo importanti nelle istituzioni locali - denuncia in una nota Libera - Siamo davanti a un sistema di collusione e corruzione inquietante, che ha varcato ogni limite e ha rivelato ciò che tutti sanno da tempo: un sistema che ha potuto esistere e consolidarsi solo nella commistione forte con la politica. Quella che si è scoperta a Roma ’’non è mafia con la lupara’’ - sottolinea Libera - ma uno dei volti della moderna criminalità organizzata, che dimostra oggi più che mai come corruzione e mafia siano due facce della stessa medaglia. Abbiamo bisogno di una politica responsabile e di un coinvolgimento sempre maggiore delle forze sane della Capitale e della Regione ma soprattutto bisogno di verità - conclude Libera - perché è in gioco la credibilità e la coerenza del nostro paese".
"Rimpasto" in Campidoglio. Lo tsunami è però arrivato nell’Assemblea capitolina: dopo la notifica della misura cautelare, il consiglio comunale procederà con la surroga temporanea dei 4 consiglieri coinvolti nella vicenda di Mafia capitale. Al posto loro i primi quattro non eletti e cioè Alessandro Cochi (FI) al posto di Giordano Tredicine e Daniele Parrucci al posto di Massimo Caprari (lista civica). Il Pd vedrà entrare due donne Liliana Mannocchi e Cecilia Fannunza al posto di Mirko Coratti e Pierpaolo Pedetti.
Vertice d’emergenza al Pd. Al Nazareno si è tenuto invece un confronto di due ore tra il sindaco di Roma, il presidente della Regione e il
presidente del Pd Matteo Orfini che nel pomeriggio ha indetto una conferenza stampa. "Marino e Zingaretti sono stati un baluardo della legalità e quello che sta emergendo è dovuto anche alle loro denunce. Il sindaco di Roma non deve dimettersi ma andare avanti sulla linea di questi anni, come sta facendo Nicola Zingaretti", ha detto Orfini. Convocati anche la presidente dell’assemblea capitolina Valeria Baglio e il capogruppo del Pd in Campidoglio Fabrizio Panecaldo.