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 2015  giugno 04 Giovedì calendario

SIAMO IN GUERRA CON GLI AMICI E CON I NEMICI MA PALESTINA E IRAN NON SONO IL DIAVOLO

Shimon Peres afferma che Israele deve superare una crisi nei suoi rapporti con l’America ricostruendo il sostegno bipartisan di democratici e repubblicani. L’ex presidente israeliano dichiara che riproporre la «soluzione a due Stati» nel conflitto con i palestinesi sarebbe il modo migliore per sanare la frattura con Washington. Peres ha ammesso di non sapere se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sia favorevole o meno a questa soluzione.
Nel corso della sua lunga carriera, che risale fino agli anni ’50, Peres ha fatto parte di 12 governi ed è stato per tre volte primo ministro. È stato inoltre il ministro della difesa che nel 1976 ha ordinato la liberazione dei 102 ostaggi a Entebbe in Uganda una delle operazioni militari israeliane più acclamate e ha vinto il Premio Nobel per la Pace per gli sforzi profusi per il raggiungimento degli Accordi di Oslo.
Successivamente Peres è stato presidente dello Stato di Israele fino al suo ritiro nel luglio scorso. Durante una visita a Londra, il novantunenne statista ha accuratamente evitato di esprimere qualsiasi critica esplicita nei confronti del suo storico rivale Netanyahu.
Tuttavia Peres ha manifestato il suo disagio circa la situazione difficile in cui versa attualmente lo Stato di Israele e in particolare la rottura con l’America.
«Sono molto preoccupato, ma credo che si possa trovare una soluzione‚ ha affermato Shimon Peres: «non vedo perché non si debba farlo».
In marzo Netanyahu ha rotto le convenzioni stabilite accettando un invito da parte della leadership repubblicana a tenere un discorso dinanzi alle Camere riunite del Congresso. Il primo ministro ha approfittato dell’occasione per condannare la politica del presidente Barack Obama nei confronti dell’Iran, mandando su tutte le furie la Casa Bianca e molti democratici.
«Dobbiamo mettere in chiaro che collaboriamo sempre con entrambe le parti» afferma Peres. «In tutta la sua storia, Israele ha sempre goduto di un appoggio bipartisan. Quindi ora c’è un’impressione diffusa che non stiamo rispettando le regole. Dobbiamo ricambiare questo appoggio bilaterale, perché di base rimane la simpatia per Israele».
Shimon Peres osserva che i rapporti con gli Stati Uniti stanno vivendo un momento di «crisi che dobbiamo superare».
Alla domanda su chi sia il responsabile risponde: «Non è importante. Tutti sanno che sono accadute delle cose e non vedo il motivo perché io mi debba immischiare giudicando gli sbagli commessi. Non credo sia utile. E se anche individuassi il responsabile? Mi creda, non ho intenzione di metterlo con le spalle al muro, né di chiudere i rapporti». E aggiunge: «Mi concentro il più possibile sul futuro,
e su come risolvere la situazione. Perché credo sia possibile. Sono convinto che se Israele adotterà la soluzione a due Stati, gran parte della crisi si dissolverà».
Eppure Netanyahu sembra aver preso le distanze dalla soluzione a due Stati durante la sua riuscita campagna per la rielezione in marzo. In un comizio ha promesso «nessuna concessione» e «nessun ritiro» dai territori palestinesi occupati.
Shimon Peres ammette di non conoscere la posizione attuale del governo israeliano. «C’erano pareri diversi. Ma quando la stampa ha dato la notizia che Netanyahu avrebbe abbandonato (la soluzione a due Stati, ndt), lui ha negato. Sinceramente non lo so. Ma vedremo i risultati molto presto» ha affermato.
Forse, però, Netanyahu ne ha già dato un’anticipazione, nominando Silvan Shalom, un detrattore della soluzione a due Stati, nuovo responsabile dei negoziati con i palestinesi.
Tuttavia Shimon Peres ha sollecitato i leader israeliani ad allearsi con gli americani in un nuovo sforzo congiunto per appianare il conflitto. «Dobbiamo provare insieme, unitamente agli europei, a trovare il momento e la soluzione giusti per porre fine al conflitto israelo-palestinese» ha affermato. «Non è il conflitto maggiore, né il più complicato, ma le conseguenze sono devastanti».
Netanyahu ha accusato Mahmoud Abbas, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, di esaltare i terroristi e fomentare la violenza. Un ministro israeliano, Yuval Steinitz, è addirittura arrivato a definire Abbas il «leader antisemita numero uno al mondo».
Peres, invece, che conosce il leader palestinese da decenni, ha un’opinione totalmente diversa. Alla domanda se Abbas potrebbe essere il giusto partner di Israele per la pace, risponde immediatamente di sì.
E ha aggiunto: «Lo conosco e so che ha accettato molte cose, anche se non è stato facile. È dovuto scendere a compromessi. Ha anche fatto degli errori. Ma si fanno i negoziati proprio quando non si è d’accordo. Abbiamo dissensi a sufficienza da negoziare, ma credo che abbiamo anche ingegno a sufficienza per trovare nuove soluzioni».
Tuttavia il principale obiettivo diplomatico di Netanyahu è quello di minare un possibile accordo tra l’America e l’Iran sul programma nucleare iraniano. Il primo ministro ha denunciato l’accordo quadro sul nucleare raggiunto il mese scorso come un «errore storico».
Peres, invece, ha una visione più ottimistica della diplomazia americana nei confronti delle ambizioni nucleari iraniane. «Alcuni hanno prontamente proposto una soluzione militare. Obama ha messo tutte le opzioni sul tavolo, tra cui anche quelle non militari. Per questo abbiamo bisogno di una coalizione molto vasta. La prima esigenza del presidente Obama è quella di riuscire a creare una coalizione con i cinesi, i russi e gli europei».
Shimon Peres conviene che l’Iran rappresenta un «pericolo» per la regione, ma rifiuta l’idea che la Repubblica islamica possa arrivare a dominare il Medio Oriente. «Suggerisco a tutti di mantenere il senso dell’equilibrio», dice.
«L’Iran vuole dominare il Medio Oriente? Ma ne è in grado? Supponiamo pure che l’Iran conquisti la Siria, l’Iraq, lo Yemen o quello che volete. Troverà il paradiso terrestre? L’Inghilterra sa cos’è un impero. All’inizio è molto allettante, alla fine molto deludente. Quando entri con la forza, in un primo momento puoi ottenere qualche vantaggio, ma generi risentimento e terrore, e alla fine te ne devi andare. L’Iran è forse meglio dell’Inghilterra,
o della Francia? Assurdo».