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 2015  giugno 04 Giovedì calendario

GLI INGEGNERI MERCE PREZIOSA MAL PAGATA

I nostri ingegneri costano il 40 per cento in meno di quelli cinesi e la metà di quelli americani». Lo ha dichiarato Gianfelice Rocca, patron di Techint e presidente di Assolombarda, in un’intervista al Corriere della Sera. L’affermazione merita alcune riflessioni. Il mondo degli ingegneri è molto variegato. Il titolo di ingegnere di per sé non ha un valore immediato di mercato; hanno un valore le professioni che si possono svolgere con il titolo di ingegnere, che possono comprendere gli specialisti che operano a supporto di processi tecnici e tecnologici di processi produttivi (ingegnere di processo-di progetto), ma anche per lo sviluppo e industrializzazione di prodotti (come il tecnico sviluppo prodotto, lo specialista di processi industriali) e i gestori degli stessi processi (dai project leader ai responsabili di reparto o di fabbrica). C’è poi chi si occupa di logistica e della supply chain, chi di sistemi informativi, di marketing e così via. I mestieri sono davvero molteplici. E le retribuzioni pure.
Dall’indagine di JobPricing emerge per esempio che un ingegnere project leader (capo progetto) in Cina ha uno stipendio di 25 mila euro lordi annui, negli Usa ne può prendere quasi 70 mila e in Italia 40 mila; al contrario un plant manager (direttore-responsabile di fabbrica) in Cina può superare i 100 mila euro, in Italia ne percepisce la metà (come sembra sostenere Rocca) e due terzi negli Usa.
Un dato interessante che andrebbe aggiunto a queste considerazioni riguarda il dal mercato in Italia.È di pochi giorni fa la ricerca che ha per la prima volta affrontato il tema del payback, cioè del tempo necessario per ripagare l’investimento fatto con gli studi all’università (fatto di tasse, di costi vivi, ma anche di mancato guadagno).
Quanto dovrebbe guadagnare un ingegnere in Italia per rientrare rapidamente dai costi sostenuti? Meglio proporsi sul mercato come ingegnere o come amministrativo o, magari, con un titolo legato alla finanza? L’University report 2015 (il documento è scaricabile gratuitamente da http://bit.ly/JP_UnivRep2015) per prima cosa smentisce il luogo comune che chi proviene da università blasonate (come l’Università Bocconi in Italia), pur investendo molto, rientri rapidamente dai costi sostenuti; il rating vede infatti al primo posto un Politecnico (quello di Milano), che richiede ai suoi laureati poco meno di 12 anni per recuperare l’investimento, a conferma che i laureati del Politecnico, e più in generale delle scuole Politecniche italiane come quelle di Torino, Pisa, Roma Tor Vergata, hanno un buon mercato di riferimento e anche le famiglie possono recuperare l’investimento in tempi ragionevoli, anche se ancora troppo lunghi.
Inoltre, a testimoniare la dinamicità del mercato del lavoro italiano per i nostri ingegneri, un ulteriore dato emerso dal rapporto mostra che il conseguimento del titolo universitario apre opportunità di carriera manageriale a un terzo dei laureati, con conseguenti aumenti nel pacchetto retributivo fino all’80 per cento rispetto alla retribuzione d’ingresso. Quindi, i nostri ingegneri, anche se non costano poi così poco nei confronti degli altri Paesi, sono una merce pregevole ed una leva fondamentale per far ridecollare l’Italia.