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 2015  giugno 02 Martedì calendario

I DUE FRATELLI DELL’AUTO PIRATA PRESI SU INDICAZIONE DELLA MADRE [2

pezzi] –
ROMA Quando da lontano hanno capito che non erano contadini ma poliziotti, sono usciti dal covone di fieno e hanno alzato le mani. «Eccoci, siamo qui», hanno detto in lacrime agli agenti della Squadra mobile che li braccavano da mercoledì sera. Alle 9 di ieri è finita così la latitanza di Entuly (e non Antony) e Samuele, 17 e 19 anni, accusati di aver partecipato all’omicidio della colf filippina Corazon Peres Abordo, travolta con altre otto persone (quattro i feriti gravi) la sera del 27 maggio scorso a Primavalle dalla Lancia Lybra di un gruppo di rom.
Al volante, secondo il capo della Mobile Luigi Silipo, c’era proprio il minorenne che sabato scorso ha festeggiato il compleanno da ricercato: anche senza patente, di solito usava lui quell’auto, intestata a un prestanome che ne ha 67, e prima ancora a un altro che ne ha 17. I due non si sono mai spostati da Roma, ma nemmeno dalla loro casa nel campo nomadi della Monachina, sull’Aurelia. Su indicazione della madre, che ha raccontato di essere andata a controllare i terreni vicini e ha poi avvertito la figlia Claudia, i poliziotti della Omicidi — guidati da Andrea Di Giannantonio — hanno scovato i fratelli fuggiaschi in un campo di grano in zona Massimima, a due chilometri in linea d’aria dall’insediamento.
Alla vista dei poliziotti si sono messi a piangere, anche se poi in Questura davanti ai pm (c’era anche quello della procura minorile) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il più grande è finito a Regina Coeli. L’altro invece è stato accompagnato nel centro d’accoglienza minorile di via Virginia Agnelli, al Portuense, fino alla convalida del fermo. In quella struttura è guardato a vista, anche perché si teme che possa fuggire. Poi Entuly raggiungerà la compagna, Maddalena, 17 anni, nel carcere minorile di Casal del Marmo. Sono tutti accusati di omicidio volontario in concorso, ma la Mobile — che ha ricostruito la vicenda e raccolto numerose testimonianze su chi ci fosse sulla Lybra quel mercoledì sera — sta cercando di avere conferme su un quarto personaggio a bordo della Lancia. Un adulto, e non si esclude che per l’ennesima volta possa tornare alla ribalta la figura di Batho, il padre dei due fratelli, prima reo confesso non creduto, poi indicato da Maddalena come una delle persone presenti al momento dell’incidente. Indagini sono in corso anche per scoprire i fiancheggiatori dei fratelli, che comunque avevano i vestiti strappati e, secondo la polizia, non mangiavano da giorni. «Hanno sbagliato, adesso è giusto che paghino», ha detto piangendo Claudia, sorella di Entuly e Samuele. Il primo a dare la notizia del loro fermo è stato il ministro dell’Interno Angelino Alfano. E subito dopo il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha postato su Facebook: «Galera per loro, e per i Campi Rom... ruspa».
R. Fr.

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SAMUELE, BOSS A 19 ANNI QUEI CAMBI DI IDENTITÀ TRA FUGHE, FURTI E RAPINE
Diciannove anni e già è un boss. Con precedenti per rapina, ricettazione e furto. Nonostante la giovane età Samuele era già conosciuto dalle forze dell’ordine. Quasi un’eccezione per i giovani del campo della Monachina, dove il reato più comune è il furto, ma non per quelli dell’insediamento di via Cesare Lombroso, a Torrevecchia, dove il ragazzo manteneva contatti con un altro fratello più grande. Anche quest’ultimo nei giorni scorsi è stato tenuto sotto controllo della polizia, insieme con molti altri rom portati in Questura per essere interrogati e poi riportati al campo. E adesso che la prima fase delle indagini si è conclusa con il fermo di Samuele e del fratello minore Entuly, è arrivato il momento di approfondire i rapporti dei due ragazzi con altri personaggi del mondo nomade. Quello criminale, che potrebbe averli aiutati nella loro breve latitanza.
In questo senso l’analisi dei precedenti del diciannovenne potrebbe tornare utile. Quello che è sicuro fino a questo momento è che Samuele ed Entuly passano le giornate soprattutto a raccogliere ferro e altri oggetti buttati nei cassonetti per rivenderli nei mercatini. Per qualche tempo avrebbero anche frequentato i banchi di scuola ma è durata poco. Sono tornati subito sulla strada a lavorare e a fare altre cose. Anche qualche piccolo impiego nei dintorni del campo.
Il volto positivo dei fratelli rom che ne nasconde un altro. Lo stesso discorso vale per Entuly, 17 anni appena compiuti. Per lui i precedenti comprendono sempre il furto, insieme con la resistenza a pubblico ufficiale e il possesso di arnesi atti a offendere. Cacciavite, soprattutto, per scassinare le porte degli appartamenti.
Gli investigatori della Squadra mobile hanno lavorato a lungo sulle figure dei fratelli, ma anche su quelle dei componenti della famiglia e dei loro contatti. E scorrendo la fedina penale hanno scoperto che entrambi hanno parecchi alias. Oltre che carte d’identità regolari rilasciate dal Comune sulla base di dati che ora sono al centro di alcuni accertamenti. «Hanno giocato spesso con le date di nascita», spiega chi indaga. Per sfuggire ai controlli, per cambiare pelle e continuare a commettere reati indisturbati.
Ragazzi in fuga dalla giustizia come lo sono stati anche mercoledì scorso in via Mattia Battistini. Rimane, infatti, il mistero sul motivo che avrebbe spinto il diciassettenne a scappare via di corsa in mezzo al traffico dopo l’alt intimato dalla volante della polizia quando la Lybra era quasi ferma. Come rimane quello sul quarto personaggio che si ipotizza si trovasse sulla Lancia.