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 2015  giugno 02 Martedì calendario

UNA SOLA CERTEZZA

È tutto così chiaro. La forbice tra dati reali parziali e le proiezioni del campione scrutinato in arrivo dal ministero dell’Interno (che, notare, anticipava di dieci minuti i dati che comparivano intanto sul sito dello stesso ministero) evidenzia che il partito di Renzi ha preso meno voti rispetto alle politiche ma è cresciuto nelle regioni in cui tuttavia ha perso: la forchetta degli exit poll peraltro rientrava in uno spettro dapprima maggiore perché il Viminale ha comunicato con più lentezza i dati delle circoscrizioni in cui Renzi è nettamente più forte. Per quanto riguarda il centrodestra, Forza Italia ha preso meno voti della precedente elezione (è precipitata al 10 per cento) ma ha raccolto più voti di quanto dicevano i sondaggi, dunque in termini assoluti Berlusconi è andato meno bene ma i dati sulle affluenze segnalano che ci sono interi pezzi d’Italia in cui Salvini era accreditato oltre il dodici per cento, e invece ha vinto. Ma immaginiamo che si fosse votato con l’Italicum: al primo turno né il Pd né il centrodestra (unito per ipotesi in una sola lista Berlusconi+Salvini) avrebbe superato il 40 per cento e quindi preso i 340 seggi di maggioranza assoluta, ma al secondo turno invece sì. Di conseguenza, blinda la supercazzola prematurata tarapia tapioca del ballo ballottaggio come se fosse Antani, con lo scappellamento Alfano: l’unico che ha perso di sicuro.