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 2015  giugno 04 Giovedì calendario

ECCO CALIGIURI E SANSONE. ANCHE CONTE HA I SUOI PANZER

Effetto nuovi italiani: questa ci mancava. Ad una conferenza stampa della Nazionale due giocatori azzurri che parlottano fra loro in tedesco stretto prima di rispondere in italiano: vietato meravigliarsi, ma sorridere si può, dai, almeno quello. Va più o meno così: uno chiede aiuto a capire meglio la domanda, l’altro suggerisce nella lingua più comoda, quella che hanno usato da quando erano bambini, poi l’accento con cui rispondono racconta il resto. Come dicono loro, «tedeschi a metà»: chiamiamoli italiani di Germania, che paisà sa di tempi che con le loro storie hanno a che fare, ma fino ad un certo punto.
GLI ESORDIENTI Uno è Daniel Caligiuri, da Wolsburg a Coverciano senza passare dal nostro campionato, in tasca un doppio passaporto e fa quasi tenerezza quando spiega «ma il cuore è più italiano», dopo aver appena detto: «Avevo deciso di dire sì a chi fra Italia e Germania mi avesse chiamato prima: è arrivata prima l’Italia e io sono contento». L’altro è Nicola Sansone, fa gol da noi già da un po’: un emigrante alla rovescia, nel 2006 era ancora a Monaco di Baviera, «e dopo la vittoria contro la Germania andai a scuola con la bandiera dell’Italia, a prendere in giro gli amici». Segni particolari in comune fra i due: tanti. Non più giovanissimi – 27 anni Caligiuri, 23 anni Sansone – ma esordienti con Conte. Padre italiano con biglietto per la Germania senza ritorno immediato: Pietro, il papà di Daniel, partì da San Nicola dell’Alto, provincia di Crotone (dove Nicola andò a giocare al suo primo sbarco in Italia, guarda tu gli incroci della vita); Amerigo, il papà di Nicola, da Novi Velia, Salerno. E come dice la sua fidanzata, meglio di qualsiasi altra lingua Sansone parla il dialetto: in questi giorni, con l’irpino-tedesco Soriano, Insigne e Immobile si fanno belle chiacchierate.
I GOL ALL’INTER Ancora: fede rossonera, genetica o acquisita. Papà Pietro è milanista sfegatato, Nicola era interista come suo padre e suo fratello, «ma quel famoso 5 maggio sono stato troppo male e decisi di cambiare sponda». In ogni caso l’Inter nel destino, per tutti e due: Sansone la vede e le fa gol, Parma o Sassuolo non fa differenza; Caligiuri da poco l’ha spintonata fuori dall’Europa League, con una rete a San Siro («Credo di essere qui anche perché il c.t. mi ha visto contro Inter e Napoli») e accelerazioni condite da tagli al veleno verso la porta. Ecco, Caligiuri e Sansone puntano l’avversario tutte le volte che possono.
ESTERNI Caligiuri lo fa con più libertà, «e qui sto capendo le differenze, anzitutto tattiche, fra calcio italiano e tedesco». Nel 4-2-3-1 del Wolfsburg, dove ha messo a sedere anche Schurrle, fa l’esterno offensivo, «destro o sinistro non fa differenza». Nel 3-5-2 di Conte «per ora sono stato provato come attaccante, ma posso fare pure l’esterno a centrocampo». Sansone lo fa senza aver dimenticato la sfrontatezza di Ribery, che quando era nelle giovanili del Bayern lo trattava come un cocco: la stessa che lo portò a chiedere a Donadoni di giocare di più; la stessa che in tempi non sospetti lo portò a dire «io sono da Nazionale». Ieri ha chiuso il cerchio: «In tre anni di Serie A credo di aver meritato questa chiamata».