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 2015  giugno 04 Giovedì calendario

CORSIVI

Qualcuno indìca, per cortesia, un concorso nazionale, aperto a matematici e statistici, ma anche a volonterosi dilettanti, per premiare colui che riesce a spiegarci, con approssimazione accettabile, quanti voti ha perduto in percentuale il Pd alle regionali rispetto alle europee. Detto che non sono dati facilmente confrontabili (alle elementari ci spiegavano che non si possono sommare le mele e le pere), si tratterebbe comunque di capire, almeno, quante sono le pere e quante le mele.
Dunque: si passa dall’annuncio di un crollo del 50 per cento (ovvero: partito dimezzato, catastrofe epocale) a una perdita 10 per cento (ovvero: calo fisiologico dopo un anno di governo). Non mi sembra la stessa cosa, né in termini aritmetici né in termini politici. Né riesco a capire come sia commentabile un dato che oscilla così paurosamente, come se pencolasse dalla parte di chi lo tira con maggiore lena. A un estremo della amplissima curva, per quanto ne sappia, c’è il dato dell’Istituto Cattaneo (o meglio, l’interpretazione giornalistica dei dati forniti dall’Istituto Cattaneo), laddove si dice, appunto, che il Pd di Renzi è dimezzato e dunque è sceso perfino sotto le percentuali della “vecchia guardia”. All’altro estremo l’analisi di Davide De Luca sul Post, che parla, anche lui cifre alla mano (comprese quelle dell’Istituto Cattaneo), di una perdita in percentuale di circa il 10 per cento. Ma scusate, è il 50 o il 10? È un dettaglio? E se non lo è, ce la facciamo o no ad avvicinarci, per una volta, a un dato condiviso?