Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera 3/6/2015, 3 giugno 2015
IL CALIFFO E IL NUOVO RICATTO DELL’ACQUA
L’Isis torna al ricatto dell’acqua contro il governo iracheno e le milizie sciite. C’è poco di nuovo nella notizia rilanciata martedì mattina dai media iracheni per cui i jihadisti del Califfato hanno cominciato a sbarrare il corso dell’Eufrate nel tratto tra Ramadi e Falluja, una novantina di chilometri a ovest della capitale. Ci avevano già provato più volte nel passato e puntualmente le truppe leali al governo erano intervenute. Lo stesso avvenne l’estate scorsa, quando arrivarono molti vicini alla diga sul Tigri che assicura il rifornimento idrico di Mosul e le regioni curde attorno a Dohuq. Poi i caccia Usa e i Peshmerga curdi li avevano fermati. Ma la novità sta nella recente vittoria jihadista a Ramadi. Pare che i militanti di Isis stiano ora utilizzando le barriere di cemento catturate nelle basi militari e stazioni di polizia lealiste per deviare il fiume verso il deserto. Acqua sprecata e perduta. Secondo il generale iracheno Aziz Khalaf al Tarmouz, interi quartieri di Bagdad, come Al Khalediya e Al Habbaniya, avrebbero già i rubinetti a secco. Si paventa l’esodo degli abitanti. Ma il rischio più grave è che il corso del fiume venga bloccato del tutto, minacciando l’approvvigionamento idrico di regioni e città sciite nel sud.