Paola Jacobbi, Vanity Fair 3/6/2015, 3 giugno 2015
TRENTA CHILI DI VESTITO?
È proprio vero che il vestito di Salma pesa trenta chili?
«Ma no, al massimo cinque! Ci sono abiti di alta moda che pesano di più. Però lei, poverina, ha molto sofferto nel girare la scena del labirinto. Eravamo in Sicilia (al Castello di Donnafugata, ndr), faceva un caldo pazzesco, Salma doveva correre sotto il sole a picco. Il vestito, in raso ricamato con dettagli che richiamano il drago marino della favola, le è sembrato più pesante di quello che è».
Perché è diventato costumista?
«Mia nonna Silvana era sarta e io, fin da bambino, passavo ore da lei, incantato dai colori delle stoffe. Ero appena adolescente quando costrinsi mia madre a telefonare a tutte le sartorie teatrali di Roma per permettermi di andare a guardare come si fa».
Come l’ha contattata Garrone?
«Mi ha telefonato, era l’1 aprile dell’anno scorso. Siccome ogni tanto con gli amici ci facciamo scherzi tipo “ti cerca Scorsese”, “hai una nomination ai David”, ho pensato che fosse roba da primo di aprile. Invece, era vero».
Dopo gli studi, ha lavorato con Gabriella Pescucci su set importanti. Quale ricorda con più affetto?
«Quello della Fabbrica di cioccolato di Tim Burton. Esperienza ricchissima, in tutti i sensi: mezzi, creatività, libertà».
Com’è Johnny Depp?
«Non ha paura di niente, come molti grandi attori non teme la trasformazione, anzi la cerca. Musica per le orecchie di un costumista».
Nel Racconto dei racconti ci sono delle star notissime ma anche la deliziosa giovane Bebe Cave che ha solo 17 anni e interpreta la principessa che va in sposa all’orco.
«Ci siamo divertiti molto con lei, non le pareva vero di indossare quei costumi. È la mia preferita, perché con gli attori famosi si tende a essere un po’ influenzati dalle immagini di film precedenti, invece con Bebe è stato come disegnare un universo tutto nuovo».