Andrea Pira, MilanoFinanza 3/6/2015, 3 giugno 2015
PECHINO TAGLIA LO STIPENDIO AI MANAGER DELLA BORSA
Anche i top manager delle borse cinesi devono fare i conti con la nuova normalità salariale imposta da Pechino. La revisione della spesa che il governo intende imporre alle grandi aziende pubbliche e alle banche di Stato non ha risparmiato gli alti funzionari delle borse azionarie di Shanghai e Shenzhen, della China Financial Futures Exchange e dei listini merci di Dalian e Zhengzhou. Secondo quanto riporta il settimanale finanziario Caixin, i tagli sono nell’ordine dei due terzi dello stipendio. Per un segretario generale o un direttore generale la riduzione può voler a dire passare da uno stipendio di 1,5 milioni di yuan l’anno (circa 220 mila euro) a uno intorno a 600 mila yuan. Ossia entro il tetto massimo imposto dal 1° gennaio scorso agli emolumenti dei top manager bancari, che in media fino allo scorso anno si aggiravano attorno agli 1,2 milioni di yuan. Tagli e limitazioni sono considerati un messaggio di maggiore equità. Almeno nel settore bancario la decisione ha tuttavia avuto come effetto collaterale la perdita di appeal dei grandi istituti di credito, con ripercussioni sulla capacità di attirare nuovi talenti. Qualcosa di simile potrebbe verificarsi per le borse. Le sei società sono mete professionali ambite dagli ex funzionari della China Security Regulatory Commission (la Consob cinese), attratti dalla prospettiva di stipendi più sostanziosi, tanto più che, a differenza di quanto avviene per i quadri più bassi e per i giovani, i funzionari di alto livello che lasciano la vigilanza non sono tenuti a far passare tre anni prima di poter assumere un incarico altrove.
Andrea Pira, MilanoFinanza 3/6/2015