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 2015  giugno 03 Mercoledì calendario

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giugno 2015
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LA GUERRA AL TERRORISMO
I jihadisti entrano a Gaza sfida al potere di Hamas
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
FABIO SCUTO
GERUSALEMME . Le sabbie di Gaza, dove si cumulano la disperazione economica, la mancanza di ricostruzione dopo le devastazioni della guerra, le lotte interne palestinesi, stanno per conoscere un’altra drammatica escalation. L’insurrezione nel vicino Sinai ha esteso il suo contagio e l’appello al jihadismo per i giovani, in quel piccolo territorio senza risorse sul quale sono accatastati quasi 2 milioni di persone senza via d’uscita, ha fatto da tempo i suoi proseliti. Piccole cellule che hanno man mano iniziato a sfidare il potere degli “apostati” di Hamas, con uno sciame di bombe e attacchi che fanno prevedere a breve un confronto armato. Ieri mattina le forze di sicurezza degli islamisti che controllano la Striscia da otto anni hanno ucciso il leader salafita Youssef al-Hatar, piuttosto noto a livello locale. È morto nella sparatoria con un’unità speciale di Hamas piombata nella sua casa di Sheikh Radwan, un quartiere a nord di Gaza City, per arrestarlo. L’uomo ha opposto resistenza ed è stato ucciso al termine di uno scontro a fuoco. Testimoni raccontano che le forze di sicurezza hanno isolato la palazzina per impedirgli di fuggire. Youssef Al Hatar ha prima sparato ferendo quattro agenti, poi ha cercato di attivare una cintura di esplosivo prima di essere abbattuto. Le teste di cuoio di Hamas hanno così scoperto che nella sua casa gli esplosivi c’erano davvero, assieme ad un Rpg, un Kalashnikov e altro materiale da combattimento, sulle pareti alcune bandiere nere del Califfato. Youssef Al Hatar presentato come una figura di spicco dell’Ansar Al Dawa al Islamia, è il primo miliziano salafita ucciso a Gaza.
Adesso una cappa di tensione grava sulla Striscia e crescono i timori di rappresaglie. Gaza che precipita ogni giorno in condizioni sempre meno vivibili per la popolazione civile, sta conoscendo dalla fine della guerra con Israele nel luglio-agosto 2014 uno confronto tra Hamas — al potere nella Striscia dal 2007 — e i sempre più attivi e visibili gruppi radicali attirati dal verbo jihadista. “I sostenitori dello Stato islamico di Gerusalemme” che si sono affiliati al Califfato di Abu Bakr Al Baghdadi, sono cresciuti di numero e di peso.
La polizia degli islamisti sta conducendo una repressione energica e continua contro i salafiti per cercare di controllare la situazione, ma Gaza resta un cocktail esplosivo pronto a saltare in aria, una «polveriera» ha riassunto il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier durante una sua breve visita nella Striscia lunedì scorso. L’uccisione di Hattar arriva alla fine di una serie di bombe, attentati e minacce e ultimatum contro gli islamisti. Hamas ha effettuato oltre 100 arresti nel movimento salafita, compreso quello dell’influente sceicco Khader Adnan Mayat, nel campo profughi di Al Bureij, per i suoi presunti legami con lo Stato Islamico. Poi ci sono stai altri arresti e la demolizione di un edificio adibito a moschea nel campo profughi di Nusseirat dove si riunivano le cellule salafite. All’inizio di maggio, una bomba è esplosa presso il quartier generale di sicurezza di Hamas dopo che un gruppo salafita aveva accusato Hamas di aver torturato i propri sostenitori in carcere. Infine sabato scorso c’è stato l’omicidio di un alto esponente di Hamas, Sabah Siam, ucciso da un commando di cinque uomini armati. L’omicidio è stato rivendicato dall’Is, che ha ammonito Hamas a «mettere fine alla sua guerra contro la religione a Gaza, altrimenti ne pagherà le conseguenze», lanciando un ultimatum di 48 ore che scade oggi. Intanto le notti buie di Gaza, la centrale elettrica fornisce solo corrente 4 ore per notte a rotazione fra i quartieri, sono illuminate solo dai riflettori a batteria alle decine di posti di blocco che la polizia di Hamas appronta ogni sera lungo le strade.
Scenario di questa nuova battaglia che si prepara sono i palazzi sventrati dalle bombe della guerra d’agosto, i centomila sfollati ancora nelle scuole dell’Unrwa. La disoccupazione ha toccato con il 44 % — lo dice la Banca Mondiale — il più alto tasso al mondo, mentre 1 milione di persone dipende dagli aiuti Onu per avere due pasti al giorno. I diecimila feriti di guerra sono assistiti in ospedali fatiscenti e spesso in rovina. Più di metà del già modesto apparato industriale della Striscia è stato distrutto, così come il lavoro nei campi è rallentato dalla continua scoperta di ordigni inesplosi piantati nel terreno, il 97% dell’acqua estratta dai pozzi è inadatta all’uso umano perché inquinata e salmastra. Su questa lingua di sabbia — secondo l’Unicef Gaza è il peggior posto al mondo per un bambino dove nascere ma ha il tasso di natalità tra i più alti del Pianeta — si sta per abbattere un’altra tragedia.
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Lo striscione dell’Is apparso nelle strade di Gaza