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 2015  giugno 01 Lunedì calendario

PIL, LA PROVA DEL NOVE SARÀ L’ESTATE

Gli uffici statistici americano e italiano vanno, da un po’ di tempo, di pari passo nella pubblicazione della seconda stima dei rispettivi Pil trimestrali. Così venerdì scorso l’Istat ha confermato il dato della prima stima della variazione trimestrale del Pil dello 0,3 per cento rispetto al quarto trimestre e, in conseguenza di una leggera revisione del profilo trimestrale dei dati del 2014, la variazione tendenziale rispetto al primo trimestre dello scorso anno è stimata ora positiva dello 0,1 per cento. Contemporaneamente, nel pomeriggio di venerdì il Bureau of Economic Analysis ha comunicato che la variazione del Pil americano nel primo trimestre di quest’anno è stata rivista dal +0,1 per cento al -0,7, entrambi espressi in ragione d’anno. In termini tra loro confrontabili il Pil del primo trimestre è caduto dello 0,7 per cento negli Usa. Ed è cresciuto dell’1,2 per cento in l’Italia. Inizio di un preoccupante rallentamento in America e ripresa conclamata in Italia? Entrambi i dati vanno considerati con cautela. Innanzitutto, negli Usa si valuta che vi siano stati fattori stagionali che hanno distorto in negativo gli andamenti. Infatti, la caduta è generalizzata a tutte le componenti del Pil, tranne le scorte che hanno contribuito a sostenere il Pil di 0,3 punti percentuali, in ragione d’anno. Questo contributo positivo potrebbe essere interpretato come involontario per ragioni atmosferiche che hanno bloccato i trasporti, ma i primi indicatori per il secondo trimestre sembrano anticipare il ritorno, sì, a tassi di crescita positivi, ma non particolarmente soddisfacenti e quindi il tutto potrebbe essere considerato come un segno premonitore di una ripresa che comincia a essere un po’ matura. In Italia, invece, gli indicatori anticipatori del secondo trimestre sono migliori di quelli del primo (il +0,3 per cento trimestrale è, in realtà, andato oltre le aspettative) e quindi il contributo di 0,5 punti percentuali fornito dall’accumulo di scorte, nel nostro caso, potrebbe interpretarsi come un accumulo desiderato in vista del recupero della domanda finale che potrebbe essere in corso di manifestazione in questi mesi. Non tutto è, però, così roseo. I consumi delle famiglie, dopo sei trimestri di piccole variazioni positive hanno visto questa volta un piccolo segno negativo (-0,1 per cento); importante, invece, il dato positivo per gli investimenti e in particolare di quelli in costruzione, probabilmente per la corsa finale fatta per l’Expo (+0,5 per cento). Può destare una qualche sorpresa l’andamento degli investimenti in macchinari, impianti e mezzi di trasporto complessivamente cresciuti del 3,4 per cento trimestrale, ma come risultato della crescita del 28,7 per cento degli investimenti in mezzi di trasporto (tutte auto acquistate dalle società di noleggio in vista dell’Expo?) e della caduta dello 0,9 per cento degli investimenti in macchinari e impianti. Le accidentalità nei dati di periodo così breve come i trimestri sono frequenti. L’aspetto che può suscitare qualche preoccupazione è un fenomeno che sta lentamente emergendo a livello internazionale e che sembra trovare conferma nei dati di diversi paesi nel corso del trimestre passato. Negli Stati Uniti le esportazioni del primo trimestre sono cadute in termini annui del 7,6 per cento, il che potrebbe essere giustificato sia dal blocco dei trasporti per ragioni climatiche, sia per l’apprezzamento del dollaro, ma in Europa, dove l’euro si è deprezzato, la crescita delle esportazioni è rimasta a zero per Italia e Germania, i paesi per i quali il ruolo delle esportazioni industriali è il più elevato. Da qualche tempo, infatti, si segnala il rallentamento della crescita dei paesi emergenti, non solo quelli produttori di petrolio, come la Russia, ma anche gli altri. Ci si può domandare, quindi, se l’andamento del commercio internazionale non cominci a rivelarlo nei suoi effetti complessivi, data l’importanza ormai cresciuta della domanda di tali paesi. Bene, dunque, questo inizio d’anno per la nostra economia; molto bene il contributo positivo della domanda interna (scorte e investimenti in costruzione) nella speranza che all’investimento in mezzi di trasporto nel corso dei prossimi mesi si sostituisca quello in macchinari e impianti, visto che dall’estero potrebbero esservi sorprese non del tutto positive nonostante il deprezzamento dell’euro.
Paolo Onofri, Affari&Finanza – la Repubblica 1/6/2015