Maurizio Bologni, Affari&Finanza – la Repubblica 1/6/2015, 1 giugno 2015
TARTUFI, VINI, SIGARI E CUCINE LA VIA CINESE DI OPERO ITALIA
Firenze
Nella prima catena multi brand del lusso in Cina si troveranno cibo, moda e arredamento più ricercati del made in Italy: dai tartufi raccolti in Toscana agli oggetti di arredamento di Antonio Lupi. I punti vendita saranno riuniti sotto il brand “Opero Italia” e venderanno food, fashion e forniture. Li apre Wangia, una joint-venture cino-lucchese. Nel 2016 apriranno i primi nove negozi in centri commerciali partendo da Shanghai, Beijing, Shenzhen e Hainan. Poi, entro il 2019, altri 19 multi brand in franchising. L’obiettivo è mettere in vetrina sul mercato asiatico i prodotti di novanta eccellenze di nicchia, aziende di tradizione, qualità e marchio rinomato, ma non sempre di dimensioni sufficientemente grandi — hanno fatturati tra i 2 e i 20 milioni — da poter varcare i confini nazionali. I nomi? Il cioccolato di Amedei e i tartufi di Favini, i Sigari Toscani, la Wakan che a Pisa produce articoli per il golf, gli oggetti di pelletteria della fiorentina Sapas, il Consorzio dei grandi cru, le cucine Toncelli, e poi Frau, Antonio Lupi, Gruppo Molteni, B&B, Calligaris, Poliform. «Stiamo chiudendo i contratti con questi fornitori, da quando si è diffusa la notizia ogni giorno riceviamo telefonate da aziende che vogliono imbarcarsi nell’avventura, evidentemente è un modello di offerta che mancava», racconta per telefono da Shanghai, dove lavora all’apertura del primo store, Andrea Giannecchini, il socio italiano della joint-venture. Sarà una sorta di Eataly concentrato su un numero limitato di referenze ma di elevata qualità e territorialmente identificate, con brand (“Opero Italia”) e store (disegnati da Archea di Marco Casamonti) fortemente caratterizzati e assai riconoscibili. La joint-venture Wangia è partecipata al 49% da l’Italia Quintessenza srl di Massarosa, che ha come azionista di maggioranza Giannecchini (attivo anche nei servizi alla nautica e a cui è affidata la governance della società) e il Visun Group del magnate cinese Wang Dafu, accreditato di uno straordinario patrimonio, presente nei settori immobiliare, turistico e nautico (Giannecchini e Dafu già collaborano, insieme ad altri piccoli imprenditori toscani, in una società che ha avviato un centro servizi e refitting per mega yacht nell’isola di Sanya). Wangia parte con un investimento di 6 milioni di euro per l’apertura dei primi nove negozi e con 2 milioni di euro destinati ad acquistare dalle aziende selezionate i primi prodotti da mettere in vetrina e vendere. Ogni brand fornitore sarà legato da un contratto di almeno due anni. «Ma l’obiettivo è tenerli con noi molto più a lungo, vogliamo che i consumatori abbiano il tempo per conoscere, apprezzare, fidelizzarsi» spiega Giannecchini. «Nei negozi faremo ampio e avveniristico uso della tecnologia per garantire la tracciabilità dei prodotti e per permettere ai singoli consumatori di verificarla tramite i device personali», aggiunge l’imprenditore lucchese che è sostenuto nell’iniziativa da Confindustria Toscana, Toscana Promozione e Cna Toscana. Per il food Wangia punta su imprese tradizionali con una solida storia alle spalle ma molto attente anche gli aspetti del marketing e del packaging (in particolare, per il vino, la catena seleziona cantine che producono almeno 100.000 bottiglie all’anno). Per quanto riguarda il settore fashion l’interesse è rivolto a brand di alta qualità ma giovani sia per designer che storia. Per il settore forniture, invece, esclusivamente top di gamma.
Maurizio Bologni, Affari&Finanza – la Repubblica 1/6/2015