Gigi Garanzini, La Stampa 2/6/2015, 2 giugno 2015
BENITEZ AL REAL MA L’ELEGANZA È UN’ALTRA COSA
Il calcio va di fretta, sempre più di fretta. Del tutto normale dunque che Rafa Benitez a Madrid ci sia andato di corsa, perché la panchina del Real è un sogno per chiunque, figurarsi per uno che a Madrid ci è nato e che nel Real è cresciuto, prima da giocatore della cantera e poi da allenatore delle giovanili.
Però c’è modo e modo anche di voltare pagina. E quello scelto da Benitez è stato certamente tra i più ineleganti che si ricordino. Domenica sera, dopo il disastro con la Lazio, non si è presentato a microfoni e taccuini: metti mai che qualcuno gli chiedesse se dopo tutti quei rigori sbagliati era il caso di lasciarne calciare a Higuain uno che valeva, a spanne, una quarantina di milioni. Ieri mattina di buon’ora si è imbarcato per Madrid, e al cronista che lo braccava per un saluto, se non altro, alla città di Napoli, ha biascicato sogghignando e senza voltarsi un «siempre forsa Napoli» che rivaluta la professionalità e l’autocontrollo del personale di Capodichino.
A dispetto di quell’aria paciosa e di una dialettica brillante, a patto che le cose stessero andando bene, il carattere di don Rafael non è mai stato un punto di forza. Al punto da trasportarlo dalla parte del torto anche nei casi in cui la ragione stava almeno inizialmente dalla sua parte. Come la sera in cui alla guida dell’Inter vinse il titolo mondiale per club e decise di togliersi dalle scarpe, seduta stante, tutti i sassolini accumulati in quei mesi di stenti nerazzurri da post-triplete. O come i non pochi appuntamenti televisivi, in queste due stagioni napoletane, in cui le critiche da studio gli facevano l’effetto di altrettante banderillas crudelmente piantate sul groppone. Critiche a volte eccessive, come sta scritto nelle regole del gioco. Ma gioco che non contempla, a livelli così alti, il diritto alla permalosità.
Amen. I napoletani di più lunga memoria avranno rivalutato, una volta di più, il ricordo di un gran signore quale fu il Petisso Pesaola. Quelli di modi più spicci saranno corsi a giocarsi il 71. De Laurentiis è volato a sua volta in Spagna alla corte di Emery, e lui, Benitez, da stamane è agli ordini di Florentino Perez. Il quale Perez, dopo due soggetti come Mourinho e Ancelotti, aveva evidentemente una gran voglia di allenare in prima persona. Suerte, don Rafael.
Gigi Garanzini, La Stampa 2/6/2015