Amedeo La Mattina, La Stampa 2/6/2015, 2 giugno 2015
“NON CHIAMATEMI L’ANTI-RENZI DEVO GOVERNARE UNA REGIONE”
Renzi una calmata se la deve dare, ma per carica non chiamatemi l’anti-Renzi. Con quel titolo che voi de La Stampa avete fatto mi costringete a indossare il giubbotto antiproiettili...». Il nuovo governatore della Puglia sorride dietro la grande barba brizzolata, si aggiusta la giacca blu troppo stretta per la sua mole («giuro che ieri ho cominciato a fare la dieta, solo verdure e proteine»),si infila nel suo ufficio con il giornalista. L’efficiente portavoce Elena Laterza, che lo segue come un’ombra, chiude la porta e Michele Emiliano è come se avesse bisogno di ripercorrere la sua vita e raccontare come sia arrivato fino a qui. «La Sicilia! Per me tutto è cominciato ad Agrigento nel 1988 con Rosario Livatino. Avevo 28 anni, lui 38. Cossiga, presidente della Repubblica, ci chiamava “giudici ragazzini” per deriderci. Quando Livatino venne ucciso, Cossiga decise di partecipare ai funerali e noi, in una riunione della corrente Movimento per la Giustizia alla quale partecipò anche Falcone, decidemmo di esprimere il nostro disappunto. D’accordo con la famiglia di Livatino, impedimmo alle tv di riprendere le immagini. Poi a Bari ho lavorato all’antimafia, ho processato la Sacra corona, ma quegli anni siciliani segnarono la mia vita per sempre».
Adesso è presidente della Puglia, eletto con il 47% dei voti, dopo aver fatto per dieci anni il sindaco di Bari. Perché cerca di allontanare da sé l’immagine dell’anti-Renzi? «Perché sarei un irresponsabile se oggi avessi ambizioni politiche nazionali. Fare il governatore è un lavoro a tempo pieno, i problemi sono tanti. Devo stare con i piedi per terra, non distrarmi, lavorare per sfatare l’idea di un Sud che ha sempre bisogno di essere “campato” dal Nord. Ho l’ambizione di contribuire a far crescere il Pil nazionale e su questa sfida voglio fare squadra con gli altri governatori del Mezzogiorno». Quindi lavorerà con De Luca che sarà sospeso per l’applicazione della Severino? «De Luca è il presidente della Campania. Bisogna che tutti se ne facciano una ragione. Ma anche De Luca deve sopportare l’onere del rispetto della legge. Non si può applicarla a Berlusconi e a De Luca no».
Nella stanza entra uno dei collaboratori. Lui gli chiede se sta organizzando la riunione per combattere la xylella, il batterio killer che sta decimando gli ulivi pugliesi. «Mi raccomando, voglio a Bari i massimi esperti mondiali». Yxlella, Ilva, raccolta rifiuti, lotta alla mafia, alla corruzione e all’inefficienza della pubblica amministrazione, il gasdotto che dovrebbe approdare in Puglia e che sta suscitando molte proteste. «Sono questi i temi da afferrare per le corna. La politica nazionale può aspettare». Fa una pausa, allarga le braccia. «E poi, devo essere sincero, io ho bisogno dell’aiuto di Renzi per affrontare questi problemi. Spero che lui sia disponibile». Ma non è venuto durante la campagna elettorale e non l’ha chiamata per congratularsi. «Spero che lo faccia quando torna dall’Afghanistan».
Il Pd è diviso, ha avuto una battuta d’arresto in queste regionali, ha eletto governatori non renziani, come lei. Qual è il suo giudizio sul partito a trazione renziana? «Il Pd non può essere la corrente di Renzi. Io in Puglia sono il segretario del Pd ma non faccio il capocorrente: tengo insieme tutto il partito e il centrosinistra. Il mio modello è l’Ulivo con Sel dentro. Quando la sinistra si divide, perde. E’ necessario conquistare voti al centro, tra i ceti produttivi, ma non si può mollare la sinistra e i sindacati».
Già, i sindacati. La Cgil in alcune Regioni non ha fatto votare candidati del Pd. «I sindacati devono capire che non possono dire sempre di no, ma Renzi devi ascoltarli di più. Sulla scuola, in particolare, Renzi deve darsi una calmata, riprendere il filo del dialogo. Si ricordi di essere figlio del cattolicesimo democratico e di La Pira».
Si alza, ritorna in sala per la conferenza stampa. Dice che offrirà alla grillina Antonella Laricchia (20%) la carica di assessore con la delega per il ciclo dei rifiuti. «Non ha bisogno di entrare nella maggioranza, è libera di votare contro i provvedimenti che non condivide. Ma i suoi 200 mila voti non può congelarli. Ad Antonella invece, quando le parlo, sembra che io voglia rubargli il portafoglio».
Amedeo La Mattina, La Stampa 2/6/2015