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 2015  giugno 02 Martedì calendario

GOLDMAN VUOLE IL DEFAULT DI ATENE

Venerdì prossimo la Grecia dovrà rimborsare 305 milioni al Fondo Monetario Internazionale e i negoziati con i creditori sembrano ancora a un punto morto. E così lo spread dell’Italia ieri si è allargato a 143 punti, con il rendimento del Btp decennale salito all’1,95%. La partita ormai è tutta politica.
Per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan la Grexit «è sicuramente possibile» ma non «auspicabile» perché «l’euro si mostrerebbe come un animale diverso da come l’avevamo pensato, cioè reversibile, da cui si può uscire». La crisi greca intanto sta mettendo a dura prova le relazioni fra Eurolandia e Usa. Fonti europee hanno detto al Wall Street Journal che «i governi dell’area euro non apprezzano un’interferenza americana; se gli Usa vogliono che la Grecia sia anche un loro affare, allora mettano soldi sul tavolo». Il timore è che le dichiarazioni al G7 di Dresda del segretario al Tesoro Usa Jack Lew, che chiedeva maggiore comprensione per le richieste di Atene possano essere spiegate con il fatto che la Grecia gode di una protezione per la sua importanza geopolitica. Ma ci sono segnali di sgretolamento anche sul fronte interno greco. A due giorni dalla nomina Elena Panaritis ha rinunciato all’incarico di rappresentante della Grecia presso il Fmi a causa delle critiche ricevute da 40 parlamentari di Syriza, il partito del premier Alexis Tsipras, che le avevano rimproverato il sostegno alle politiche di austerità all’epoca della sua esperienza parlamentare tra i socialisti del Pasok, dal 2009 al 2012. L’ala dura di Syriza, che non vuole la capitolazione della Grecia nelle trattative con l’ex Troika e non esclude il ritorno alla dracma, sta alzando i toni nel tentativo di scongiurare una resa di Tsipras. Ieri intanto ha preso posizione anche Goldman Sachs, che in un’analisi dell’impasse delle trattative ha sottolineato che un default tecnico della Grecia non implica l’immediata uscita dall’euro ma potrebbe essere addirittura un’opportunità. Un’immediata conseguenza sarebbe infatti l’acuirsi della crisi di liquidità che già affligge il Paese. Ciò renderebbe chiaro che il programma elettorale del governo Tsipras «è semplicemente impraticabile» perché i greci «non possono restare nell’euro senza attuare gli aggiustamenti». Quest’ultimo sostantivo è sinonimo di nuove politiche di austerità, ovvero tagli a pensioni, ai salari e ai posti di lavoro dei dipendenti pubblici. Per Goldman non ci sono quindi alternative: o l’uscita dall’euro o gli «aggiustamenti». Il governo Tsipras ha più volte proclamato che la priorità dei pagamenti va alle pensioni e agli stipendi dei dipendenti pubblici rispetto agli obblighi verso i creditori. Ma, secondo Goldman, pensionati e dipendenti pubblici greci dovrebbero essere indotti a più miti consigli da una crisi di liquidità, che porterebbe a un blocco dei depositi, e a quel punto dovrebbero rassegnarsi a essere pagati in cambiali. E si dovrebbe cambiare governo andando a nuove elezioni oppure indire un referendum sulla Grexit.
Marcello Bussi, MilanoFinanza 2/6/2015