VARIE 2/6/2015, 2 giugno 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA SUL CASO GRECO
REPUBBLICA.IT
ROMA - Scatto in avanti nelle trattative tra la Grecia e la Ue dopo il vertice della serata a Berlino, al quale hanno partecipato il presidente della Bce Mario Draghi, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese François Hollande, e il direttore generale del Fondo monetario Christine Lagarde. E’ saltato invece il loro incontro con il premier greco Tsipras. Al centro della riunione - naturalmente - il caso Grecia che continua a tenere in fibrillazione i mercati. Un tentativo di smussare le differenze tra le parti e di provare a uscire dall’impasse. Secondo le fonti internazionali, i componenti del Brussels Group (la ex Troika di Ue, Fmi e Bce) sarebbero ormai pronti a inviare ad Atene la proposta definitiva di accordo: per il Wsj, vi sarebbe ora unità di intenti nel chiedere riforme economiche di ampia portata e l’Fmi avrebbe ridotto la propria insistenza sulla richiesta che l’Europa offra un impegno esplicito ad alleviare parte del debito della Grecia. Sugli entusiasmi frena però il numero uno dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, secondo il quale "ci sono progressi, ma non ancora sufficienti", secondo quanto riporta Bloomberg. L’approccio dei greci secondo Dijsselbloem "è a metà strada, le misure che devono adottare devono essere forti come quelle concordate con il governo precedente". Il presidente dell’Eurogruppo ha comunque escluso che questa settimana possano essere fatti degli esborsi ad Atene "se non altro per motivi legali".
"Il lavoro deve continuare con maggiore intensità", era stato d’altra parte il messaggio, dopo il summit, del governo tedesco. I leader avevano annunciato che sarebbero rimasti in contatto nei prossimi giorni. Insomma, continua l’alternanza tra aperture di ottimismo e chiusure di cautela. Il piano del Brussels prevede risparmi di almeno 3,5 miliardi l’anno, compresa la riforma previdenziale e le privatizzazioni. Un piano che somiglierebbe molto a un ultimatum.
Anche Tsipras, però, ha detto di aver presentato un piano alle controparti, che sembra ancora lontano dal convincere gli interlocutori internazionali. Nella proposta, Atene ha indicato l’obiettivo di un surplus primario per il 2015 dello 0,8% e dell’1,5% per il 2016; e per l’Iva tre aliquote al 6%, 11% e 23%. Nel gioco di ruolo che va in scena ormai da settimane, il premier ellenico ha spiegato: "Abbiamo presentato un realistico piano per la Grecia per uscire dalla crisi". Secondo Tsipras si tratta di un "piano realistico la cui accettazione da parte delle istituzioni, dei nostri creditori e dei nostri partner in Europa segnerà la fine dello scenario di divisione in Europa". La decisione sull’accordo - ha riferito ancora ai giornalisti - "resta ai leader politici europei". Il premier greco ha detto inoltre di essere "ottimista" e di credere che i leader accoglieranno le proposte greche, provando quindi a rigettare la palla nel campo avverso.
Per Atene si avvicina intanto l’appuntamento del 5 giugno, la scadenza per la rata da 300 milioni da rimborsare al Fondo monetario internazionale. E’ probabile che il versamento venga fatto slittare a fine mese, ma intanto la fuga dei capitali dalle banche greche fa crescere l’allarme generale. E in più resta l’incognita di quei Parlamenti nazionali che dovranno ratificare l’eventuale intesa. Tra questi, proprio il Bundestag tedesco. Il portavoce di Syriza, Nikos Filis, ha però spiegato che il governo greco non firmerà con i creditori un accordo che sia incompatibile con il proprio programma anti-austerità.
LIVINI SU REPUBBLICA
La crisi della Grecia si avvicina al momento delicatissimo del "prendere o lasciare". I negoziati procedono a fatica. Nelle casse di Atene ci sono pochi spiccioli. Nei prossimi giorni il governo Tsipras deve restituire 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale. I creditori così hanno deciso di dire basta. E nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore, presenteranno al Partenone la loro proposta finale. Provando, con scarse possibilità di successo, a non farla sembrare un ultimatum. Il "direttorio" d’emergenza formato da Mario Draghi, Angela Merkel, Francois Hollande, Jean Claude Juncker e Christine Lagarde avrebbe perfezionato ieri a Berlino i dettagli dell’offerta: sul tavolo potrebbero mettere da una parte la richiesta di una lunga serie di riforme - alcune probabilmente indigeste all’esecutivo ellenico - e dall’altra lo sblocco immediato dei finanziamenti assieme forse a un piano di rilancio dell’economia e all’impegno a ristrutturare il debito ellenico. Tema,
quest’ultimo, su cui i creditori - come sarebbe emerso nell’incontro di ieri - sono ancora divisi: l’Fmi chiede interventi drastici per renderlo sostenibile mentre Bruxelles ed Eurotower vorrebbero interventi limitati per non creare pericolosi precedenti nell’Eurozona.
La palla passerà poi a Tsipras, Che a quel punto dovrà decidere se far saltare le trattative e pilotare il suo paese verso il default o se provare a far digerire la nuova medicina al Parlamento. Le sue probabilità di successo sono legate a filo doppio a quante concessioni saranno fatte da Ue, Bce e Fmi: se i paletti su lavoro e pensioni saranno "annacquati" e gli impegni sul debito concreti nei termini e nel tempo, la bozza potrebbe essere persino considerata un successo ad Atene. Se invece assomiglierà ai vecchi memorandum imposti con la forza (con che risultati si è visto) dai creditori, la situazione potrebbe sfuggirgli di mano, con la possibile via d’uscita di un referendum nazionale sul tema.
L’accelerazione di queste ore non è una sorpresa. Da giorni i negoziati tra le parti, pur più produttivi di qualche settimana fa, sono sostanzialmente arenati sulle "linee rosse" oltre cui Syriza non vuole andare: nuovi tagli di bilancio e alle pensioni e il no al ripristino dei contratti di lavoro collettivi. Atene ha presentato al Brussels Group una sorta di sua proposta finale di una quarantina di pagine lontana però dai "desiderata" dell’ex Troika. Non solo: l’attacco di Tsipras alle "proposte irragionevoli" di Bruxelles ha convinto Merkel & C. che è arrivato il momento di stringere. Le prossime ore saranno decisive e i rischi di passi falsi sono elevati. Grecia da una parte e Bruxelles group dall’altra dovranno calibrare toni e polemiche perché dalla partita si esca senza vincitori e sconfitti. Il rischio è che un’intesa squilibrata finisca per venir silurata dal Parlamento di Atene o in quelli (come a Berlino) dove la voglia di dare nuovi aiuti alla Grecia non è proprio altissima.